XX Settimana del tempo ordinario
Proverbio del giorno (Cile)
Non piantare la tua vigna al lato della strada: chiunque vi passi, se ne prenderebbe un grappolo.
Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera di Pierre Griolet)
Signore, mi ricordo di tutto, non posso dimenticarmi di te, della tua tenerezza. Aprimi al tuo silenzio, tutto ciò che ho dimenticato sussurralo al mio orecchio. Confidami ciò che mi serve per rimanere fedele a te; nel mio profondo incidi con il fuoco del tuo Spirito la meraviglia del tuo amore, della tua gloria. Allora la mia vita si risveglierà e il mio amore ricorderà le tue meraviglie e il mio essere arderà della Parola di gioia
e correrà davanti ai fratelli per cantare il suo Signore e lodare il mio Dio. Amen
Maria Regina. Dal punto di vista umano è difficile attribuire a Maria il ruolo di regina, lei che si è proclamata serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel nascondimento. E’ regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: “In lei s’aduna quantunque in creatura è di bontade “, dice Dante.
Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno Mt 20,1-16
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
BREVE COMMENTO AL VANGELO
Cristo non ha camminato in un mondo asettico e il cristiano, seguendolo, è chiamato a cercare di entrare in quella misteriosa economia per cui il buon ladrone viene perdonato sulla croce all’ultimo momento e ad ogni uomo verrà dato il soldo della fatica del vivere in un modo che a noi non è possibile calcolare.
Riflessione Per Il Giorno
(Dal Romanzo di Bruce Marshall: A ciascun uomo un soldo)
Per diventare ciclisti o giocatori di calcio bisognava per forza andare in bicicletta o prendere a calci un pallone, ma per farsi santi, disse Gaston, si potevano fare anche in modo santo le più svariate cose non sante. Si poteva offrire per la maggior gloria di Dio un po’ di tutto, oltre alle preghiere. Uno poteva offrire la profondità del fosso che scavava, un altro l’altezza che arrivava a saltare, un’altra persona il modo d’indossare un bel vestito, perché se il pregare era un lavorare, il lavorare era anche un pregare. Il più grande delitto commesso dal secolarismo contro l’umanità, disse Gaston, era quello di averla defraudata d’un degno motivo per le sue fatiche.
Intenzione del giorno
Preghiamo per l’Africa, continente afflitto da povertà, guerre e malattie, ma pieno di speranza
Don’t forget!
IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA
GIANCARLO RASTELLI
“Si ingannerebbe chi pensasse che è possibile imparare a mettere un punto senza saper tutto il resto. È tutto il resto è duro, perché è matematica, fisica, geometria della fisiologia, della patologia etc”
C’è una mostra su di lui al Meeting di CL a Rimini, una mostra che vale la pena di vedere. Parliamo di Giancarlo Rastelli o Gian, che nasce a Pescara il 25 giugno 1933, da babbo giornalista e mamma maestra, muore in odore di santità al Methodist Hospital di Rochester il 2 febbraio 1970, non prima di essere diventato scienziato famoso in tutto il mondo per i risultati delle sue ricerche cardiovascolari, essersi ammalato di un linfoma di Hodgink, aver perso la vita salvando quella di un popolo che a gran voce non ha più smesso di narrarne la grandezza, tanto che nel 2005 l’allora vescovo di Winona, in Minnesota, Bernard Joseph Harrington, concesse il nulla osta alla diocesi di Parma per l’apertura della causa di beatificazione. È a Parma infatti che nel 1951 Gian frequenta la facoltà di Medicina e chirurgia, si laurea, si specializza e diventa bravissimo nella diagnostica di patologie cardiopolmonari, tanto da ricevere dalla Nato l’offerta di una borsa di studio per un anno, destinazione a piacere tra una clinica francese, tedesca o americana. Gian sceglie la Mayo Clinic di Rochester. E qui inizia davvero la sua grande storia di scienziato. Alla Mayo Gian diventa in fretta un nome. Nel frattempo si è sposato nell’abbazia di Chiaravalle della Colomba (Piacenza) con Anna, conosciuta sciando sulle sue amatissime montagne. È il 1964 quando, di ritorno dal viaggio di nozze, svolgendo esami di routine, scopre di avere un linfoma. Due anni dopo nasce la sua prima bimba. Sì perché nonostante la malattia Gian continua a mordere la vita, a vivere febbrilmente il suo lavoro di padre e medico, ottiene decine di riconoscimenti, collabora alla stesura di un centinaio di lavori scientifici e alla creazione di una delle prime unità di degenza per i piccoli pazienti operati al cuore e viene incluso nel comitato per la realizzazione del primo cuore artificiale. Continua a essere bravissimo, ottiene donazioni da capogiro per affrontare la grave cardiopatia congenita del ventricolo unico. Viene ricoverato nel 1970, lì dove per tutti era diventato un maestro, ma soprattutto un amico. La mostra del Meeting “La prima carità al malato è la scienza” racconta la vicenda umana e professionale del medico che a tutti chiedeva di «incontrare in Cristo, come un fratello di comune destino, ogni ammalato. Perché l’ammalato è l’altro da servire». Il medico che costringeva i compagni di corso a recitare a memoria il brano sulla carità di S. Paolo, che aveva scoperto in America che il bravo cardiochirurgo non è quello che mette le pezze ai cuori, ma quello che conosce la complessità del tutto, di ciascuna disciplina di base. L’uomo che ripeteva che la prima carità è la carità della scienza, e che «sapere senza saper amare non è nulla, è meno di nulla», che stava davanti alla sofferenza dei suoi piccoli pazienti condividendone la malattia fino all’ultimo linfonodo. Che ai colleghi che lo ricordano come un gigante della carità e della scienza ha allargato il cuore e la speranza.
nell’immagine un dipinto di Diego Velázquez
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