mercoledì 28 novembre ’18

    XXXIV Settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine un dipinto di Frans Hals

     

    Aforisma del giorno (G. Bernanos)

    Non si guarda all’avvenire come le mucche guardano passare un treno. L’avvenire si fa.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (salmo 10)

    Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo. Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto. Amen

     

    Giacomo della Marca Religioso e sacerdote

    Nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena e come il maestro, si diede alla predicazione in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e Ungheria dove si recò per ordine del Papa. Oratore ardente, si scagliò soprattutto contro i vizi dell’avarizia e dell’usura. Per combattere quest’ultima, ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose, non più all’esoso tasso preteso dai privati usurai ma ad un interesse minimo. Debilitato per la vita di penitenza e colpito da coliche fortissime, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime parole furono: «Gesù, Maria. Benedetta la Passione di Gesù»

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno Lc 21,12-19

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime». 

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO (Costituzioni Apostoliche 380 d.C.)

    Gesù nostro maestro, è stato colpito a causa nostra, ha sopportato calunnie e oltraggi, è stato coperto di sputi, schiaffeggiato, pestato; è stato inchiodato sulla croce, gli hanno fatto bere l’aceto e il fiele, e ha detto a Dio suo Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,48). Perciò chi chiede di essere suo discepolo, cerchi di lottare come lui, imiti la sua pazienza, sapendo bene che, qualunque cosa egli sopporti, sarà ricompensato da Dio se crede all’unico e solo vero Dio.

     

    Riflessione del giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

    Ci sono difetti che sembrano oggi concepiti già nel ventre delle madri: parlo dell’infatuazione per la gente dello spettacolo, per le auto e i calciatori. Quanto tempo può concedere agli studi un animo assediato e preso da questi pensieri? E dove troviamo un giovane che parli di qualcos’altro a casa sua? E se entriamo in una scuola, che altri discorsi possiamo sentire tra i ragazzi? Persino i maestri non parlano d’altro! I lettori diranno: ecco un’altra scontata lamentela sulla superficialità dei nostri giorni! E, invece, c’è una sorpresa: ho sostituito tre parole – attori, auto e calciatori – a un testo di Tacito, I secolo d.C., nel dialogo De oratoribus. Solo che lo storico romano aveva l’equivalente di allora: “istrioni, cavalli e gladiatori”. Il che prova due cose: 1) l’importanza di leggere i classici a partire dalla Bibbia. 2) E’ spontanea la riflessione sulla costante debolezza della creatura umana. La storia «non è “magistra” di niente per quel che ci riguarda», scriveva Montale. Eppure non ci si deve stancare di ribadire che l’uomo è libero e può andare controcorrente. Ha energie interiori e non solo forza fisica per invertire la rotta, per abbattere gli idoli, per non accodarsi alla massa, per ribellarsi alla moda e all’opinione dominante. Le religioni dovrebbero essere una spina nel fianco che non fa tacere la coscienza e richiama ai veri valori.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché impariamo a creare nella nostra vita spazi di silenzio e di riflessione

     

    Don’t forget!

    Oggi si celebrano in Olanda i funerali della mamma di don Jan Heeffer JACQUELINE alle ore 10,30: vi prendono parte anche don Davide Rota in rappresentanza del Patronato, il prof. Graziano Combi in rappresentanza dell’AFP – Scuola Professionale di cui don Jan è stato a lungo direttore, don Salvatore Valceschini e Lionel uno degli educatori della casa di Bergamo.

     

     

    PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA

    Don GIUSEPPE BRENA (1763-1841)

    C’è nella storia bergamasca della carità e della educazione cristiana della gioventù povera un fil rouge che da secoli unisce fra di loro vari personaggi da S. GEROLAMO EMILIANI (1486-1537) e S. VINCENZO DI PAOLI (1581-1660) che darà il nome al Patronato, fino a don Bepo. Uno di questi è don Giuseppe Brena che oggi presentiamo.

    Foto: il ritratto scolpito nel marmo di don Giuseppe Brena che si trova nella lapide della sua tomba nella chiesa del Conventino – Patronato S. Vincenzo.

    Don Giuseppe Brena era nato in provincia di Como il 30 ottobre 1976 da Giovanni e Caterina Lena, ma pochi anni dopo la famiglia si trasferì a Bergamo a S. Alessandro in Colonna. Oltre a lavorare da sarto, Giuseppe prestava servizio in parrocchia come chierico e lì maturò la vocazione al sacerdozio che ricevette nel 1790. Esercitò il ministero per un anno a Olda in Val Taleggio, poi fu trasferito al Conventino di Bergamo dove fu prima vice di don G.Battista Madaschi, succedendogli alla sua morte. Fu priore del Conventino per 40 anni e si prodigò per raccogliere aiuti, donando ciò che possedeva per riparare le strutture cadenti dell’edificio, per ripararlo e ampliarlo. Sua preoccupazione principale fu però l’educazione delle orfane per le quali fu vero padre. Stese un regolamento “sensibilissimo e religioso” e si spese con tutte le forze nella preghiera (trascorreva notti intere davanti al Santissimo) nella penitenza (si mortificava con digiuni e penitenze così austere da indurre il Vescovo a imporgli dei limiti) e nella carità (si privava di tutto, persino del suo letto, per soccorrere i poveri). Molta gente si rivolgeva a lui per chiedergli consigli e alla sua morte il 9 marzo 1841 la Gazzetta di Bergamo così scriveva: “…gli infermi sono rimasti privi di un confortatore, i poveri di un sollevatore, i tristi di un continuo rimprovero, i dubbiosi di un verace consigliere, le orfanelle di un affettuoso padre, la chiesa di uno zelante ministro e la città di un luminoso cittadino”.

     

     

     

    Fra le sue orfane ci furono anche le sorelle CATERINA E GIUDITTA CITTADINI che daranno vita all’Istituto delle suore Orsoline di Somasca, mentre il suo Conventino sarà destinato da don Bepo a essere la prima Casa del Giovane e ora accoglie una fraternità sacerdotale della diocesi di Bergamo.   

     

     

     

     

     

     

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