5a settimana di Quaresima
Aforisma del giorno di Montesquieu (Charles-Louis de Secondat)
L’invenzione dell’arte tipografica è stata una gran brutta trovata! La natura aveva saggiamente disposto che le sciocchezze degli uomini fossero passeggere, ed ecco che i libri le rendono immortali.
Preghiera del giorno di S. Teresa d’Avila
O mio Dio, liberamente e senza alcuna riserva, io consacro a te il mio volere. Purtroppo, Signore, la mia volontà non sempre si accorda con la tua. Tu vuoi che ami la verità e io spesso amo la menzogna. Tu vuoi che cerchi l’eterno e io mi accontento dell’effimero.
Tu vuoi che aspiri a cose grandi, e io mi attacco alle piccolezze. Mi tormenta, Signore, di non sapere se amo te sopra ogni cosa. Liberami per sempre da ogni male, la tua volontà si compia in me: solo tu, Signore, sii il mio tutto. Amen.
Santo del Giorno
S. Pietro da Verona
A lui, nato da genitori eretici manichei, l’innata rettitudine del cuore fece intuire subito da che parte stesse la verità. A sette anni imparò il Credo, che per lui non è una formula qualunque, ma un principio di vita e una luce che rischiarerà per sempre il cammino.
Entrato nell’Ordine Domenicano, anelante le sante lotte per la fede, nei lunghi anni di preparazione al futuro apostolato, mise le basi di quella robusta santità che fece davvero di lui un atleta di Gesù Cristo. Un giorno confidò a un confratello che da quando era sacerdote, celebrando la S. Messa, alla elevazione del calice aveva sempre chiesto al Signore la grazia di morire martire, tale era l’ardore della sua fede e della sua carità.
Nominato nel 1242 Inquisitore Generale per la Lombardia, combatté senza posa gli eretici con la spada della divina parola, finché fu ucciso per loro mano, come egli aveva predetto, sulla strada da Como a Milano.
Parola di Dio Giovanni 8,31-42
Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.
Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo.
Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
Riflessione del giorno di don Davide Rota
“Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,1-9) dice Gesù commentando due tragici fatti di cronaca del tempo: il crollo della torre di Siloe a Gerusalemme con 18 morti e la strage di Galilei operata da Pilato. Ma cosa vuol dire convertirsi e come si fa? Ci aiuta a capirlo il testo di Es. 3,1-11, nel quale Dio prende la parola dal roveto ardente e così parla a Mosè: “Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo”. Dio che regna glorioso, di fronte alle disgrazie che colpiscono il suo popolo è come se si convertisse e lo fa in quattro modi:
- VEDERE: se dal mio orizzonte escludo gli altri e mi preoccupo solo di me e del mio benessere allora vivo come un cieco ed è impossibile che possa volgermi verso l’altro. Occorre educare la vista, soprattutto quella del cuore, superando le paure e accettando di guardare in faccia l’altro
- ASCOLTARE: da tutta la terra ogni giorno si innalza un grido di dolore che chiede di essere accolto e ascoltato. Ma dobbiamo imparare a tacere per poter ascoltare l’altro; dobbiamo educarci a pregare per ascoltare Dio e quel che ha da dirci. Dobbiamo far sì che dall’ascolto nasca la conversione e la conversione provochi la decisione… +
- CONOSCERE: l’unico modo di conoscere il dolore degli altri è lasciarlo entrare in noi…se lo facciamo, scopriamo che accogliere il dolore degli altri scaccia il nostro. Ma abbiamo così paura di soffrire che ci rinchiudiamo nel nostro dolore rimanendone prigionieri
- SCENDERE: Dio in Gesù scende dal cielo e viene in mezzo al suo popolo, condividendone la condizione fino alla morte in croce: scendere significa condividere, cioè accettare di portare su di noi la croce dell’altro, lasciando la nostra sulle spalle di Dio.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché il Signore ci doni la grazia della conversione cioè di vedere-ascoltare-conoscere-scendere…
Don’t forget!
Oggi si ricorda anche la Beata bergamasca PIERINA MOROSINI, martire della purezza i cui resti mortali si venerano nella parrocchiale di Fiobbio di Albino.
6/4: Giornata internazionale dello Sport per lo sviluppo e la pace, voluta dall’ONU per ricordare l’inizio il 6 aprile 1896 dei porimi giochi Olimpici dell’era moderna.
Storia dei Martiri cristiani: Birmania (2.a parte)
A inizio 1700 arrivarono in Birmania i Barnabiti italiani che inventarono l’Alphabetum Barmanum: erano riusciti persino a convertire alcuni membri della famiglia reale. Ma con la rivoluzione francese molte congregazioni vennero soppresse e i Barnabiti si trovarono senza più missionari da inviare.
Così la S. Sede fece ricorso agli oblati di Maria Immacolata, alle Missioni Estere di Parigi e al PIME di Milano: con loro inizia la missione birmana moderna. Nel 1834 i Missionari di Parigi si erano rivolti all’etnia dominante del paese, i birmani, buddisti, che erano circa il 60% degli abitanti.
L’altro 40% apparteneva alle etnie tribali animiste. Quando i missionari Pime entrarono in Birmania nel 1867 sotto la colonizzazione inglese, vista l’impossibilità di convertire i buddisti, si diressero agli abitanti delle regioni tribali, contro il parere del governatore inglese che disse: “Se passate il fiume, noi non possiamo più proteggervi”. Il capo missione, P. Eugenio Biffi, rispose: “Siamo protetti da Gesù Cristo”.
Così nacque la Chiesa del Myanmar, formata in gran parte da popolazioni tribali che con le scuole e l’assistenza sanitaria delle missioni cristiane, hanno acquisito promozione sociale e hanno rafforzato l’identità etnica e culturale.
I missionari del PIME hanno fondato una arcidiocesi e cinque diocesi (su 16), che hanno circa la metà dei cattolici del paese. Questi missionari visitavano i villaggi, vivevano con la gente più umile, promuovevano lo sviluppo umano attraverso il Vangelo, insomma donavano la vita per il popolo che rispondeva. Nei primi 50 anni della missione in Birmania, l’età media dei missionari italiani era di 35 anni: morivano denutriti e di stenti perché non avevano soldi per il cibo.
Quando il Beato Paolo Manna visitò la prefettura apostolica di Kengtung (1928), disse a mons. Bonetta: “Se muore ancora un missionario sotto i 30 anni, non ti mando più nessuno”. Il povero Vescovo allora se un missionario era troppo magro, lo mandava dal Vescovo (futuro beato) Clemente Vismara “per mangiare meglio” per qualche mese.
Leggendo le lettere dei missionari ci si commuove fino alle lacrime, quando raccontano eroismi per noi impensabili come se fossero del tutto normali. Le conversioni a Loikaw e nelle Birmania orientale furono opera dei 5 martiri del Pime e dai tanti martiri fra preti, catechisti e laici indigeni. Grazie a loro si sviluppò un’opera immensa di educazione, promozione femminile, diffusione della stampa, lotta alle malattie.
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