Mercoledì 7 febbraio 2024

     

    V Settimana Tempo ordinario

     

    Avvenne il 7 febbraio…

    1497 – Girolamo Savonarola, a Firenze, ordina il falò delle vanità.

    1945 – Eccidio di Porzûs: partigiani comunisti trucidano altri partigiani appartenenti alle Brigate Osoppo in provincia di Udine;

    1962 – Il governo degli USA vieta tutti i commerci con Cuba: inizia l’Embargo contro Cuba;

    1971 – Le donne ottengono il diritto di voto in Svizzera;

    1992 – I dodici stati membri della Comunità europea firmano il trattato di Maastricht.

     

    Aforisma di M. Teresa di Calcutta

    L’amore, per essere vero, deve costar fatica, deve far male, deve svuotarci del nostro io.

     

    Preghiera

    Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. Riccardo Re

    Riccardo visse fra il VII e l’VIII secolo e la tradizione gli attribuisce il titolo di re, anche se probabilmente era solo di famiglia nobile, originario del Wessex in Inghilterra. Ciò che è certo è che Riccardo fu il padre di tre santi: Villibaldo, poi vescovo di Eichstatt, Vunibaldo, abate di Heidenheim, e Valburga.

    Con i primi due Riccardo partì in pellegrinaggio verso Roma nel 720, attraversando la Manica, risalendo la Senna fino a Rouen e visitando poi molti santuari francesi.

    Il suo cammino terminò a Lucca nel 722, mentre da pellegrino si trovava sulla via verso le tombe degli Apostoli a Roma. Nella città toscana il santo pellegrino riposa ancora oggi e le sue reliquie sono venerate nella basilica di S. Frediano.

     

    Parola di Dio Marco 7,14-23

    Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola.

    E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.

    Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

     

    Riflessione Andrea Lonardo, Jacopo Pasetti e Avvenire

    C’è una competenza e un’esperienza di vita che hanno anche i semplici. Tale semplicità a volte è un vero antidoto per giudicare tesi e argomentazioni di persone in apparenza “competentissime”, ma rinchiuse invece nei loro fortilizi intellettuali, nei quali non c’è posto per la vita vera.

    L’intellighenzia si arrocca talvolta dietro la propria presunta competenza per tenersi alla larga dalla vera conoscenza, dalla conoscenza dei semplici che ti sgamano subito, che conoscono invece il valore della sincerità, della lealtà, dell’ammissione delle colpe, dell’equilibrio mentale, del desiderio di Dio e della importanza della preghiera che nasce dalla consapevolezza della propria pochezza.

    Anche questo aspetto si deve porre in rilievo quando si cerca di comprender quanto sia attuale il principio di Dunning e Kruger ossia: «Gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti».

     

    Intenzione di preghiera

    Perché i malati in fase terminale e le loro famiglie, ricevano le cure e le attenzioni necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano.

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani

    I MARTIRI DELLA COREA

    5.a parte: storia del cristianesimo in Corea

    Secondo la ricostruzione storica delle persecuzioni nel 1791 PAUL YUN JI-CHUNG, membro di una famiglia nobile coreana, convertitosi al cristianesimo, alla morte della madre si rifiutò di seppellirla secondo il rito tradizionale o quello confuciano, allora maggioritari nella società. Il suo rifiuto provocò un’indagine ufficiale delle autorità, seguita dalla persecuzione su larga scala dei cristiani, chiamata “persecuzione di Sin-hae”. Paul Yun Ji-chung divenne il primo martire coreano proveniente da famiglia di alto grado sociale, e con lui molti altri nobili vennero esiliati o uccisi. Il governo annunciò allora formalmente che il cristianesimo, introdotto nel paese nel 1784, era considerato un “culto malvagio” che distruggeva le relazioni umane e l’ordine morale tradizionale.

    La comunità cattolica di Corea sopravvisse nella clandestinità, fino al 1895, quando ottenne libertà di fede, ma in un secolo subì altre quattro grandi persecuzioni: quella di Shinyu nel 1801; di Gyhae, nel 1839; la persecuzione di Byung-o nel 1846 e quella di Byung-In nel 1866. Durante questo periodo, stime della Chiesa coreana parlano di circa 16mila cristiani uccisi.

    Il secondo vicario apostolico della Corea, mons. Lorenzo Imbert, negli anni trenta del 1800, ha lasciato una breve descrizione della sua vita di missionario straniero in tempo di persecuzione: “Sono sempre spossato per la fatica, esposto a pericoli mortali. Ogni mattino mi alzo alle due e mezzo di notte, vengono i cristiani e comincia il mio ministero sacerdotale, amministro battesimi e cresime, insegno il catechismo, confesso, celebro la S. Messa. Le 15-20 persone che vengono possono tornare a casa prima che si alzi il sole, mentre io passo in un’altra casa. Non resto più di due giorni in una casa. Soffro molto la fame. Dopo essermi alzato alle due e mezzo di notte, aspetto fino a mezzogiorno di mangiare un pasto povero di nutrimento, in un clima freddo e secco.

    Dopo pranzo, mi riposo un po’, poi insegno la teologia ad alcuni alunni, e ascolto confessioni fino a notte. Mi corico alle nove di sera sulla nuda terra, con una coperta di lana. In Corea non ci sono né letti né materassi, faccio una vita molto laboriosa con un corpo debole e malaticcio. Ma penso di essere in una situazione ottimale, per il mio lavoro sacerdotale. Lei capisce che con una vita così faticosa e dolorosa, non temo più il colpo di spada che vi ponga termine”.

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