Patronato San Vincenzo, quasi cent’anni di carità. Porte aperte per scoprire e incontrare la storia e le attività di oggi

     

    Quest’anno, al Patronato San Vincenzo, l’annuale Settimana di San Giovanni Bosco e di don Bepo Valvassori assume contorni molto significativi. Infatti, oltre a iniziative religioso-culturali e visite a realtà caritative, sarà una forte occasione per ripercorrerne la storia, iniziata quasi in punta di piedi nel 1927. Quindi, «Quasi 100 anni di carità», come dice il titolo di un incontro che sabato 28 gennaio apre le diverse iniziative che si collocano nella cornice de “La vulnerabilità come forza. La cultura della carità: visita ad alcune esperienze della nostra diocesi”. L’occasione è offerta da BergamoBrescia2023 Capitale della cultura.

     

    Gli inizi dell’opera: dare un tetto ai giovani operai

    La data di nascita del Patronato viene fatta risalire convenzionalmente alla domenica 9 ottobre 1927 quando don Bepo Vavassori, allora direttore spirituale del Seminario, trasferisce una dozzina di ragazzi dell’allora Patronato San Vincenzo per giovani operai, fondato nel 1909 dal conte Felice Colleoni, dal Chiostro del Carmine in Città Alta alla nuova sede alla Malpensata.

    Il conte aveva avviato l’opera per dare un tetto ed educare i giovani operai giunti in città per strapparli ai pericoli della strada. Gli ambienti in cui erano ospitati era ormai malsani e nessuno ambiva a guidare l’opera. Il vicario generale monsignor Giovanni Battista Floridi la affida a don Bepo.

    Mesi dopo giunge lo sfratto e allora la trasferisce negli ambienti abbandonati delle ex fornaci Murnigotti, alla Malpensata, presi in affitto. Da quel momento l’opera comincia a espandersi in modo impressionante.

    Soltanto un anno dopo, i ragazzi accolti sono oltre cento. In aiuto arrivano i primi preti e le suore Adoratrici di Rivolta d’Adda. Nel 1930 viene benedetta l’attuale chiesa, dedicata a San Giovanni Bosco. Sono allestiti diversi laboratori di lavoro, per insegnare un mestiere ai ragazzi, in stragrande maggioranza orfani. Grazie a donazioni e aiuti, nel corso degli anni nascono altre case a Santa Brigida, San Paolo d’Argon ed Endine. Nel 1935, grazie a una donazione, don Bepo acquista il complesso del Conventino. A dieci anni dalla nascita, il Patronato ospita ben 1.500 fra ragazzi, orfani, anche minori di età, e studenti. Durante l’occupazione nazista, con grande rischio, la struttura spalanca le porte ai giovani braccati dalla polizia del regime. 

     

    Nel Dopoguerra: accoglienza per minori in difficoltà

    Dopo la guerra, il Patronato accoglie anche minori di famiglie ridotte in estrema povertà e i ragazzi italiani provenienti dalle ex colonie africane. Alla fine del 1946, la struttura conta un centinaio di persone addette, 12 preti, 44 suore, 20 assistenti, 10 capiofficina e 4 impiegati in ufficio. Vengono aperte nuove sedi a Sanremo, Stezzano, Clusone, Romano, Nembro e Sorisole. Ma don Bepo va oltre. Per aiutare i suoi giovani a inserirsi nella società dopo la loro uscita dal Patronato, costituisce la Cooperativa San Giuseppe, che nel 1953, nella zona dell’attuale Villaggio, inizia a costruire case per loro. Nel 1969 riesce ad acquistare il Conventino, trasformandolo nell’attuale Casa del giovane, inaugurata nel 1973, per ospitare giovani studenti e lavoratori.

    Nel 1962 inizia l’opera in Bolivia che ha un rapidissimo sviluppo, soccorrendo migliaia di giovani poveri e orfani. Nel 1972 nasce l’associazione Il Conventino per promuovere attività e servizi in favore delle famiglie, diventando poi Consultorio.

     

    Gli ultimi decenni: l’impegno di formazione e accoglienza

    La scomparsa di don Bepo Vavassori, il 5 febbraio 1975, a cui succede don Giuseppe Capelli, non ferma il cammino del Patronato.

    Gli anni Settanta-Ottanta vedono fortissimi cambiamenti economico-sociali in Italia e lo Stato è molto più presente in questi ambiti. Per esempio si prende in carico i casi di disagio minorile, ridimensionando il ruolo del Patronato. Con la fondazione nel 1975 della Caritas diocesana, la struttura cessa di essere l’unico punto di riferimento in campo caritativo.

    Questa nuova realtà porta il Patronato a ridefinire la sua presenza nella società e nella diocesi. Così l’avventura continua nel soccorso dei tossicodipendenti, uno dei problemi emergenti più gravi, nella formazione professionale, fra minori e giovani con disagio, nel nuovo Albergo popolare per i senza fissa dimora. La sede di San Paolo d’Argon diviene oasi dello spirito per la diocesi. Si allarga l’impegno in terra boliviana e, con nuove modalità, nell’aiuto alle famiglie e nelle adozioni internazionali. Le case di Endine e di Bergamo ospitano gli immigrati. Alla fine del 2017, gli studenti nelle diverse strutture superano il migliaio. Nel 2015 l’avvio del servizio del pasto caldo alla stazione.

     

    Scuole professionali, inserimento lavorativo, e tanto altro

    Attualmente, le attività del Patronato nelle varie case sono le seguenti. Scuole professionali con 1.150 alunni. Cooperativa Patronato per servizi formativi, educativi e sociosanitari per inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Centro Meta per giovani in disagio. Casa del giovane per studenti e lavoratori. Conventino per ospitare sacerdoti e mensa. Associazione don Milani per minori disadattati e con provvedimenti penali.

    Cooperativa Il mosaico per recupero di giovani in disagio o in carcerazione. Esodo per una presenza in strada fra gli emarginati. Mensa posto caldo alla stazione. Accoglienza orfani e minori in Bolivia con quasi mille alunni. Quattro sedi di ospitalità per italiani e stranieri. Mensa gratuita alla stazione e in casa centrale.

     

    IL PROGRAMMA DELLA SETTIMANA

    Al Patronato di Bergamo, sabato 28 gennaio alle 15: «Quasi 100 anni di carità», incontro e testimonianze su carisma e storia della struttura. A Sorisole, martedì 31: alle 18 Messa. A Bergamo, domenica 5 febbraio, alle 9,30 presso la Chiesa del Patronato: monologo sulla vita di don Bepo interpretata da Alberto Salvi, alle 10,30 Messa in memoria di don Bepo. Altre iniziative sono previste il 12 febbraio a Sorisole: alle 15 testimonianza e racconto sulla locale comunità. A Bergamo, domenica 26 febbraio, alle 15: racconti e testimonianze sul servizio Esodo.

    A marzo sempre nell’ambito de “La vulnerabilità come forza” sono inoltre previste visite guidate al Don Orione di Redona. In aprile, in data da decidere, Via Crucis in carcere. In maggio ci sarà l’occasione di scoprire la realtà dell’istituto Palazzolo a Torre Boldone e al Villaggio Gabrieli. Nei mesi successivi, fino ad autunno inoltrato, mensa dei Cappuccini, strutture di accoglienza in provincia e opere della Caritas diocesana.

     

    Articolo di Carmelo Epis, da www.santalessandro.org 19/01/2023

     

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