Per me è stato come ricominciare a respirare

    La mia storia parte da molto lontano rispetto a Bergamo, la città che ora mi ospita.

    Sono nato 54 anni fa in un piccolo paese dell’entroterra siciliano, da una famiglia umile, secondo di quattro figli.

    Lì la vita scorre lentamente, il sole e il calore della terra la fanno da padrona. Ho frequentato le
    scuole elementari e medie con entusiasmo poi è arrivato il momento dell’ingresso nel mondo del
    lavoro.

    Fin da subito ho percepito la difficoltà di questa terra a offrire opportunità lavorative solide
    e stabili ma tra un lavoretto e l’altro ho iniziato a fare l’escavatorista sui mezzi all’interno delle
    cave e nei cantieri stradali.

    Ho proseguito così per una ventina d’anni ma poi la crisi ha messo a dura prova l’azienda per cui lavoravo e il settore in generale così mi sono ritrovato a casa senza un lavoro.

    Da qui sono iniziati i problemi, prima economici e poi con quella che ora è la mia ex moglie, madre
    dei miei due figli.

    Crescendo, questi ultimi, si sono trasferiti in cerca di lavoro al nord e io e la mia ex moglie ci siamo separati.

    Come spesso succede, la separazione mi ha steso economicamente, moralmente e fisicamente e non trovando niente per ripartire in Italia, sono partito in direzione della Germania.

    In cerca di fortuna, di relazioni, di un lavoro, di rifarmi una vita, sono rimasto in quella terra per quasi 5 anni.

    Lavorando per alcune aziende tedesche, ho avuto la fortuna di imparare anche nuove mansioni: il gessista, l’imbianchino e altri trucchetti edili.

    Visto che me la cavavo parecchio bene mi sono lasciato convincere ad aprire partita iva e lavorare all’interno di
    cantieri come libero professionista.

    Purtroppo, il mondo degli appalti ha velocemente presentato il conto e l’avventura lavorativa non è andata come mi aspettavo: dopo qualche anno ho dovuto chiudere l’attività ritrovandomi senza soldi e senza futuro.

    Che fare in terra straniera per l’ennesima volta senza nessuno? Sono rientrato in Italia e provvisoriamente mi sono appoggiato a mio figlio a Milano ma non potevo pesare su di lui per molto tempo così tramite un amico della mia compagna sono arrivato a Don Davide il superiore del Patronato San Vincenzo.

    Subito, appena conosciuto, si è dimostrato molto disponibile e di cuore.

    Dopo un primo incontro con lui e con il referente Ospitalità italiani Simone mi è stata offerta l’opportunità di avere una stanza all’interno del progetto di housing LE FOYER.

    – Progetto realizzato dall’Opera Diocesana con il contributo di Fondazione Cariplo.

    Per me è stato come ricominciare a respirare, non avevo dove andare a vivere, non avevo una casa, non avevo un tetto e il Patronato mi ha dato un alloggio caldo e confortevole.

    Siamo in sei in questo appartamento in centro Bergamo, ognuno ha la propria stanza in cui rilassarsi ed avere la propria privacy.

    Con gli altri compagni il clima è sereno e conviviale, spesso si mangia insieme e ci si diverte, ognuno porta con sé le proprie difficoltà ma si fa di tutto per vivere in un clima sereno.

    Ogni tanto qualche lavoretto salta fuori e mi permette di stare a galla. Sono alla ricerca di un lavoro stabile, che mi dia la possibilità di rialzarmi in piedi definitivamente e di poter ritornare a camminare con le mie gambe.

    Grazie al Patronato ho ritrovato la speranza per il futuro; spero di strapparmi presto qualche soddisfazione sia nel mondo lavorativo che non.

    Sono debitore al Patronato San Vincenzo che mi sta aiutando in questo momento difficile e spero presto di poter
    ripagare questa generosità e vicinanza.

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