nell’immagine un dipinto di Scatizzi Sergio
XII Settimana Tempo Ordinario
Proverbio Arabo
Il cammino del viandante è tracciato dagli astri e non dalle dune di sabbia.
Iniziamo la giornata pregando
Io lo so Signore che tu mi sei vicino, luce alla mia mente, guida al mio cammino, mano che sorregge, sguardo che perdona e non mi sembra vero che Tu esista così. Dove nasce amore Tu sei la Sorgente; dove c’è una croce Tu sei la Speranza; dove il tempo ha fine Tu sei vita eterna e so che posso sempre contare su di Te! E accoglierò la vita come un dono e avrò il coraggio di morire anch’io e incontro a Te verrò col mio fratello che non si sente amato da nessuno.
Cirillo di Alessandria (370-444)
succedette allo zio Teofilo, vescovo di Alessandria d’Egitto tra il 385 e il 412 e fu protagonista assoluto nella Chiesa della prima metà del V secolo. Fronteggiò gli avversari della Cristianesimo e non si sottrasse nelle dispute contro pagani e giudei, diventando importante punto di riferimento nelle dispute teologiche che segnarono il concilio di Efeso nel 431.
La Parola di Dio del giorno (Matteo 8,5-17)
Entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ solo una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’ istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.
Riflessione (Parabola di Abu El-Atahiyya, il Padre della Poesia Sufi)
Nel corso della loro vita da nomadi, Harith il Beduino e sua moglie Nafìsa erano soliti piantare la loro logora tenda dove potevano trovare qualche palma da dattero, qualche ramoscello rinsecchito per il loro cammello, o uno stagno di acqua salmastra. Un giorno una nuova sorgente sgorgò dalle sabbie del deserto: Harith si portò l’acqua alle labbra e gli sembrò l’acqua del paradiso. Quell’acqua, che noi avremmo trovato terribilmente salata, era infatti molto meno torbida di quella che era abituato a bere. “Devo farla assaggiare a qualcuno che la sappia apprezzare”, si disse Harith. Si incamminò quindi verso Bagdad e il palazzo di Harun El-Rashid, fermandosi solo per sgranocchiare qualche dattero. Portava con sé due otri d’acqua: uno per sé e l’altro per il califfo. Raggiunta Bagdad, andò direttamente a palazzo. Le guardie ascoltarono la sua storia e lo ammisero all’udienza pubblica tenuta dal califfo. “Comandante dei credenti”, disse Harith, “sono un povero beduino e conosco tutte le acque del deserto, benché sappia ben poco di altre cose. Ho appena scoperto quest’Acqua del Paradiso e ho pensato di portarvela perché, in verità, è un regalo degno di voi”. Harun il Sincero assaggiò l’acqua e, dato che capiva i suoi sudditi, ordinò di far accomodare il beduino e di trattenerlo finché non avrebbe fatto conoscere la sua decisione. Poi al capitano delle guardie disse: “Ciò che per noi è niente, per lui è tutto. Al calar della notte conducetelo fuori dal palazzo. Non lasciate che veda il possente fiume Tigri; scortatelo fino alla sua tenda senza permettergli mai di bere acqua dolce. Poi dategli mille monete d’oro con i miei ringraziamenti per i suoi servigi. Ditegli che lo nomino guardiano dell’Acqua del Paradiso e che dovrà offrirne da bere a mio nome a tutti i viaggiatori”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché gli sforzi di coloro che vogliono la pace trovino sostegno e corrispondenza
Don’t forget! Foto della settimana
Mosca, Russia. Marinai durante la parata per la Giornata che celebra la vittoria della Russia nella Seconda guerra mondiale: solitamente si festeggia il 9 maggio, ma quest’anno è stata posticipata per il coronavirus MIKHAIL VOSKRESENSKIY, HOST PHOTO AGENCY VIA AP
Il ricordo e il grazie 15) ANDREA PIANTANIDA architetto NATO NEL 1960 – MORTO IL 26-3-2020 |
Andrea Piantanida, urbanista e architetto di Bergamo, è morto di Covid. Il virus l’ha aggredito e portato via anche se aveva solo 59 anni e ottima salute. Anche quando, a fine febbraio, è stato chiaro che era stato contagiato, nessuno avrebbe immaginato questo epilogo. Per andare al Pronto Soccorso di Seriate, Andrea era uscito di casa con le sue gambe. Dalla diagnosi di una polmonite importante alla terapia intensiva ci sono volute meno di 24 ore. E poi molti altri giorni, costellati di peggioramenti e brutte notizie per Antonella, fino alla comunicazione senza ritorno del 23 marzo. Due cose, tra le mille, la fanno soffrire: il fatto che Andrea si sia ammalato presto, quando ancora non si sapeva come curare i malati. «Se fosse successo dopo, forse si sarebbe salvato». E che tutto questo sia successo in un momento bello, pieno di progetti per la sua città, che amava, conosceva, progettava a misura d’uomo e attraversava ogni giorno in bicicletta, fino a Seriate, dove insegnava all’istituto edile. Gli architetti suoi colleghi sono in lutto «Perdiamo collega di grande sensibilità». C’è incredulità di fronte a questa scomparsa prematura e repentina.
Era un architetto conosciuto e apprezzato: racconta l’arch. Dario Frigoli «Ho conosciuto Andrea ai tempi dell’università. Dopo la laurea nel ’76 abbiamo lavorato in due studi diversi, tra i più importanti della città, ma quando ci capitava, lavoravamo insieme, per progetti nostri. Per sei anni abbiamo dato vita a uno studio nostro e quando l’esperienza finì la nostra amicizia restò intatta. Andrea era persona speciale, di grande sensibilità e correttezza». Era un uomo poliedrico, interessato alla cultura, alla storia e all’arte. Una volta dovendo avere a che fare con persone ipovedenti si era messo persino a studiare il braille: «Guardava alle cose con animo poetico e una grande intensità» ricorda con commozione Frigoli. Da 16 anni era anche docente alla Scuola Edile: «Coniugava le competenze tecniche con un’ampia cultura umanistica – sottolinea Federica Magnati-Sapeva guardare al futuro e alle tecnologie, senza dimenticare la bellezza del passato, che cercava di trasmettere con l’amore per la storia dell’arte. Mancherà a noi e ai nostri studenti». A novembre scorso Piantanida era entrato a far parte della commissione sul paesaggio del Comune: «Una persona di grande umanità e sensibilità che ha saputo tradurre queste doti nel suo lavoro – ribadisce l’assessore Francesco Valesini- Capace e attento ai temi della città e della sua trasformazione, stava dando in modo concreto il suo contributo. Una persona straordinaria”. Quello che forse si fa spazio di più nella memoria è il senso di attraversare la vita insieme, in una compagnia a volte più vicina, altre più silenziosa. Così si presenta tra le altre l’immagine di tutte le partite a pallone giocate insieme per tanti anni, mentre si lasciava impercettibilmente la giovinezza, e tutte quelle venute dopo, sempre insieme, adesso guardando i propri figli, noi e loro con la stessa passione. (Giovanni)
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