domenica 28 giugno ’20

     

    XIIIa Settimana tempo Ordinario

     

    Proverbio

    «Per chi fa ogni cosa al tempo gusto, ogni giorno ne vale tre (Cina)»

     

    Iniziamo la giornata pregando

    Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te…Amen

     

    Parola di Dio del Giorno

    2 Re 4,8-11.14-16a; 

    Salmo 88; 

    Romani 6,3-4,8-11; 

    Matteo 10,37-42

    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.  Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.  E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Commento al Vangelo)

    Presso gli antichi l’ospitalità era sacra. Ancora oggi, presso i popoli poveri, l’ospite è accolto e rispettato con spontaneità e umanità. I poveri si aiutano e spartiscono volentieri il poco che hanno. Ma nei paesi ricchi dell’Occidente, lo straniero è considerato come un intruso; l’ospitalità si pratica ancora, ma condizionata dall’interesse; è diventata un’industria, una sorgente di guadagno. Il turista è ricevuto perché porta valuta pregiata e quindi ricchezza. Anche i lavoratori stranieri, gli immigrati da altre regioni della stessa nazione trovano posto nella nostra società in quanto forniscono la mano d’opera di cui si ha bisogno. Ma più che «accolti» sono spesso «sopportati» come un male necessario, come uno scotto da pagare. In molti casi vivono in ghetti, in situazioni infra-umane, con condizioni di lavoro ingiuste. E quando la loro presenza comincia a mettere in pericolo la sicurezza delle regioni ospitanti, o compromette i privilegi acquisiti, allora lo straniero viene riaccompagnato alla frontiera… Comunque resta vero che l’ospitalità, il senso dell’accoglienza, è uno dei segni della reale fedeltà al vangelo delle comunità cristiane. Le manifestazioni xenofobe, i gesti di intolleranza verso gli stranieri rivelano il volto antievangelico di persone apparentemente cristiane e praticanti.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché le famiglie educhino i loro figli nei valori evangelici

    Don’t forget!

    52° anniversario di ordinazione di don GIUSEPPE BRACCHI, classe 1935, ordinato il 28/06/1968: rendiamo grazie a Dio per il dono del sacerdozio e preghiamo per don Giuseppe e per tutte le persone che gli vogliono bene e per i preti del PSV.

     

    Il ricordo e il grazie

     16) Don Mariano Carrara

    Parroco

    Nato 30-9-1947

    Morto 8-3-2020

     

    Don Mariano Carrara è nato ad Albino il 30 settembre 1947. Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta l’11 giugno 1977, era stato vicario parrocchiale di S. Martino oltre la Goggia (1977-1981) poi vicario a Tagliuno (1981-1984) e a Calolzio (1984-1988). Per oltre vent’anni è stato parroco a Rossino, Sopracornola e Lorentino, parrocchia di Calolziocorte ed era arrivato a Urgnano nel 2009, sostituendo il parroco don Evasio Alberti. Non si può parlare di Don Mariano Carrara senza sottolinearne lo spirito combattivo: da tempo infatti don Mariano combatteva contro un male invisibile, su cui il virus ha imposto il silenzio. Tanto era riservato e schivo parlando della sua malattia, tanto si dimostrava risoluto quando arrivava il momento di rimboccarsi le maniche. Erano molti i progetti che aveva in serbo: dal restauro della facciata esterna della sua chiesa, fino alla sistemazione della casa del sacrista, dove sognava di realizzare un museo di arte sacra. A chi lo conosceva soleva ripetere che se ne sarebbe andato a 98 anni e se qualcuno provava a contraddirlo l’ultima parola era sempre la sua, accompagnata da un’espressione che ormai lo contraddistingueva: “il parroco sono io!”. Un uomo decisionista, alla cui intraprendenza si accompagnava una sensibilità spiccata, che inevitabilmente aveva fatto breccia nel cuore dei parrocchiani, a cui non ha mai fatto mancare il suo affetto. Il suo unico rimpianto probabilmente sarà di non poter partecipare ai festeggiamenti del centenario della Madonna di Basella, per i quali voleva sistemare anche il piazzale antistante al sagrato. Adesso potrà riposare nella sua amata Urgnano nel cui Cimitero la salma è stata tumulata il mercoledì 11 Marzo.

     

     

     

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