venerdì 2 dicembre ’16

    I Settimana di Avvento

    i ragazzi dell’AFP in laboratorio – fotografia di Paolo Baraldi

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (canti di Avvento)

    Nella notte, o Dio noi veglieremo, con le lampade, vestiti a festa: presto arriverai e sarà giorno. Rallegratevi in attesa del Signore: improvvisa giungerà la sua voce. Quando Lui verrà, sarete pronti, e vi chiamerà «amici» per sempre. Raccogliete per il giorno della vita, dove tutto sarà giovane in eterno. Quando Lui verrà, sarete pronti, e vi chiamerà «amici» per sempre.

     

    GIOVANNI DI RUYSBROECK

    Nato nel 1293 a Ruysbroeck, nei pressi di Bruxelles, Giovanni è uno dei maggiori mistici fiamminghi. Ordinato nel 1317, fu cappellano della cattedrale di Bruxelles. Nel 1343 si ritirò nel bosco di Groenendael, vicino Waterloo. Molti si unirono e dal romitaggio sorse una comunità di canonici regolari, di cui Giovanni fu priore. Morì nel 1381 ed è beato dal 1903. Le sue opere furono così note, da meritargli i soprannomi “doctor divinus” e di “secondo Dionigi”.

     

    La Parola di Dio del giorno (Mt 9,27-31)

    “In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione”.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Francesco Alberoni)

    La parola vile fa parte di quelle espressioni che il mondo moderno ha messo in soffitta come l’onore. C’è stretto rapporto fra onore e viltà: vile è chi si comporta in modo disonorevole, meschino; non è solo un pauroso che evita la responsabilità e si nasconde, ma che col suo comportamento danneggia altri a cui dovrebbe rispetto. Noi pensiamo che certe parole e i loro significati siano ormai messi in soffitta e nessuno provi più quei sentimenti.  Ma non e vero. Non ci sono più le regole di cavalleria ma restano pur sempre le regole del valore, del merito, dell’amicizia. La gente sostiene che la viltà nel mondo moderno è scomparsa, che non e più di moda. Ma cosa dite? Non ci sono mai stati tanti vili come in questo momenti, anzi e un sentimento così diffuso, così abituale che non ci facciano quasi più caso. Semmai ti colpisce il coraggioso che ha il valore di affrontarti e di dirti apertamente in faccia ciò che pensa.

     

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché siano combattute tutte le forme di riduzione in schiavitù della persona umana 

     

    E per finire: Don’t forget!

    GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITÙ

     

    149° QUADRO DELLA SERIE: I 1000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO

    cattura

    TIZIANO VECELLIO: LA MADONNA DEL CONIGLIO 1530 – OLIO SU TELA – 71 X 85 CM –  MUSEO DEL LOUVRE PARIGI

     

    Nel 1529 Federico Gonzaga ordinò tre tele a Tiziano. L’unica a sopravvivere è la nostra denominata Madonna del Coniglio: deve il nome al coniglietto bianco che Maria accarezza, simbolo di fecondità, di purezza della Vergine (per il colore bianco) e del mistero dell’Incarnazione. Il piccolo formato dimostra come la tela fosse destinata alla devozione privata. Sappiamo che le collezioni dei Gonzaga furono disperse con la vendita a Carlo d’Inghilterra nel 1627: in successivi passaggi il dipinto divenne proprietà di Luigi XIV e infine approdò al Louvre. Nel dipinto sono presenti echi legati alla situazione personale del pittore in quegli anni: il 6 agosto 1530 gli era infatti morta la moglie Cecilia durante il parto della terzogenita Lavinia: Gesù Bambino in quest’opera è infatti nelle mani di un’altra donna, proprio come la piccola orfana che fu affidata alla sorella. Il quadro in effetti presenta S. Caterina d’Alessandria (vedi la ruota dentata spezzata ai piedi), che porge il Bambin Gesù a sua madre Maria seduta in un prato, presso un cestino di frutta. Sullo sfondo un pastore guarda la scena: si tratta forse di Federico Gonzaga, per il quale Tiziano dipinse il quadro? Qualcuno dice che sarebbe l’autoritratto dello stesso pittore, che si raffigura triste e in disparte, per via delle recenti vicende familiari. Le mele e l’uva nel cesto richiamano simbolicamente il peccato originale e il vino eucaristico, quindi la redenzione dei peccati. In primo piano, i fiori rievocano il locus amoenus dell’idillio della poesia classica, così come il paesaggio arcadico. Notevole è il fascino dei colori scelti e la sensibilità verso il paesaggio, con le striature arancio e azzurro che velano il cielo crepuscolare, tipiche della fase del pittore della prima maturità.

    gingol

     

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