nell’immagine un disegno di Andrea Mastrovito
Venerdì della 5.a Settimana di Quaresima – Anno Pari
Saggezza popolare – India
Se togli pietra dopo pietra, spianerai anche una montagna.
iniziamo la giornata pregando
Noi crediamo in te, Signore Gesù, che sei venuto dal Padre per mostrarci il suo amore. Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo unico Figlio a salvarlo. Gesù, noi crediamo che tutto quello che tu hai fatto e detto aveva per scopo la nostra salvezza. Padre, sii onorato per l’opera di tuo Figlio che ci fai conoscere per mezzo dello Spirito Santo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 10,31-42
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Parola del Signore.
in questi giorni cupi e carichi di dolore riportiamo alcune citazioni in merito alla Provvidenza e alla fiducia in Dio
Lasciate fare a Gesù. Egli la sa più lunga di noi certamente. Santa Francesca Cabrini Dio ha cura dei nostri interessi assai più di noi, e sa quel che conviene a ciascuno. Santa Teresa d’Avila Con tanti pensieri che mi opprimono faccio così: fino a mezzogiorno ci penso io, poi vado a letto e ci pensa Dio! Don Guanella Occorre pregar molto. Due cose ci fanno venir meno la Provvidenza del Signore: il peccato e la mancanza di fiducia. Don Guanella Chi si fida di Dio, mette Dio in obbligo di prendersi cura di lui. Don Orione Siamo nelle mani del Signore, il quale é il più buono dei padri che veglia di continuo al nostro bene, e sa ciò che é meglio per noi, e quello che non lo é. San Giovanni Bosco Il Signore fa servire ogni cosa a bene di chi lo ama. San Giovanni Bosco Dio non si lascia vincere in generosità. San Giovanni Bosco |
una vita nella notte – riflessione del Card. Ravasi
“La mia vita s’è srotolata nella notte. Tenebre e caos, la notte del peccato, mi hanno inghiottito. Solo tu puoi fare di me un figlio della luce, o mio Salvatore.”
ANDREA DI CRETA
Era nato a Damasco attorno al 660, aveva fatto il monaco presso il Santo Sepolcro di Gerusalemme e poi era stato eletto metropolita di Creta, ave morì nel 740. Il suo nome era Andrea e ci ha lasciato, oltre a quaranta omelie, anche un «canone» di nove odi, tra le quali un canto penitenziale di ben 250 strofe a cui oggi abbiamo attinto per la nostra citazione e per la relativa riflessione. È un modo per evocare la quaresima che segna questo tempo dell’anno ricorrendo alla voce di un fedele delle Chiese d’Oriente, la cui opera è ancora viva nella liturgia bizantina.
Quella che Andrea di Creta ci propone è una meditazione aspra e severa: è uno sguardo impietoso e privo di vezzeggiamenti sulla vita. Essa assomiglia a un fiume lutulento che scorre nella notte, avvolto tra caos e tenebre. L’anima è inghiottita da questo abisso oscuro. Ma ecco irrompere un’alba sfolgorante: la luce di Dio dirada le tenebre e quel corso d’acqua si fa trasparente e riesce a riflettere in mille iridescenze i raggi del sole. È, questa, la parabola di una conversione. Lo scrittore francese François-René de Chateaubriand (1768-1848) nella sua opera più nota, Il genio del cristianesimo, descriveva la sua conversione in modo lapidario: J’ai pleuré et j’ai cru, «Ho pianto e ho creduto». Le lacrime, anche se non esplicite come quelle di san Pietro dopo il tradimento di Gesù, lavano la coscienza; ma è soprattutto la grazia divina a farci creatura nuova, «figlio della luce». La salvezza, infatti, è un dono da accogliere.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori
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