4a Settimana di Pasqua
Proverbio del Giorno
Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato. (Sudan)
Iniziamo la Giornata Pregando
O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa’ che alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
MARCO EVANGELISTA
Ebreo di famiglia benestante, fu discepolo di Pietro che lo chiama “figlio mio” e che accompagnò in Oriente e a Roma, dove scrisse il Vangelo. Vanta una comunità di vita anche con S. Paolo, che incontrò nel 44. Nel 66 Paolo dà un’informazione su Marco, scrivendo dalla prigione a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso aver bisogno dei suoi servizi». Morì nel 68 ad Alessandria d’Egitto. Secondo la leggenda alcuni mercanti veneziani nell’828 avrebbero portato il corpo del Santo nella loro città e da allora è diventato simbolo stesso di Venezia.
Parola di Dio del giorno (Mc 16,15-20)
Gesù disse: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato. Questi segni accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
BREVE COMMENTO AL VANGELO
Le prime parole del testo evangelico odierno sono un comandamento ed un invio: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. Ci troviamo così davanti alle parole più importanti nella vita dell’uomo: salvezza e condanna. La fede e il battesimo sono le parole della vita; l’incredulità è la porta della condanna (cf. Gv 3,14-21).
Riflessione Per Il Giorno (A proposito di vangeli).
I nomi dei 4 vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) indicano che ciascun Vangelo si rifà all’uno o all’altro dei testimoni della risurrezione di Gesù. Il nome del Vangelo rispecchia il testimone di riferimento, oppure lo scrittore che ha raccolto la testimonianza e l’ha messa per iscritto. Nel II secolo Papìa di Ierapoli attribuisce a Matteo una raccolta di detti di Gesù nella lingua degli Ebrei. Tale raccolta sembra essere alla base al Vangelo in lingua greca che ci è pervenuto col nome di Matteo. Lo stesso Papìa riferisce che “Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse con accuratezza, ma non secondo un ordine preciso, quanto aveva annotato delle cose dette e fatte da Cristo; egli, infatti, né aveva ascoltato [direttamente] il Signore né l’aveva seguito, ma in seguito, come ho detto, seguì Pietro che insegnava secondo le necessità, senza dare ai detti del Signore un’organizzazione complessiva”. Il Vangelo secondo Giovanni è composito. Il capitolo finale, in cui la voce narrante parla in prima persona plurale, attribuisce il resto del Vangelo al “discepolo amato” (cf. Gv 21,23-24).
Intenzione del giorno
Preghiamo per il nostro paese perché ritrovi quei valori che l’hanno portato alla liberazione
211° Quadro de: “i 1000 quadri più belli del mondo”
José de Ribera conosciuto anche col soprannome di Spagnoletto per la bassa statura (1591–1652), è pittore spagnolo, attivo principalmente a Napoli (dove fu chiamato Jusepe). Fu tra i protagonisti della pittura europea del XVII sec. e uno dei più rilevanti pittori che seguirono il filone del caravaggismo che proprio a Napoli trovò i più interessanti interpreti. Il quadro che oggi presentiamo è una delle sue opere più interessanti, dalla iconografia complessa e ricca di significati simbolici. Il pittore si rifà al racconto dei Fasti di Ovidio: Sileno, figlio di Pan (sulla destra, con le corna caprine), ebbro per i festeggiamenti in onore di Bacco, aveva lasciato il suo asino vicino al fiume: l’animale cominciò a ragliare (nell’angolo in alto a sinistra) quando Priapo cercò di insidiare la ninfa Lotis (nell’angolo in alto a destra). Si tratta cioè di una scena bacchica in cui campeggia al centro l’immensa figura di Sileno, dal corpo grasso e flaccido, che è rappresentato disteso, ubriaco e privo di forze, con gli altri satiri che gli versano da bere e il padre Pan, dal volto caprino, che gli sorregge la testa. Il quadro contiene vari simboli come la conchiglia con cui Sileno annunciò la sua morte, il bastone da pastore, la tartaruga simbolo di pigrizia ecc. In basso a sinistra un serpente (simbolo di astuzia) morde il cartiglio col nome del pittore. Poiché il soggetto è insieme burlesco e moralistico, il pittore ha messo in risalto gli aspetti volgari e rozzi del protagonista e della scena nel suo insieme: con il Ribera infatti, la natura penetra nell’arte senza alcun limite, il brutto diviene degno di studio quanto il bello. Nessuna voluttà è in lui, al contrario, un ascetismo rigido, rigoroso: egli resta sostanzialmente uno spagnolo. Questo dipinto è considerato il capolavoro della sua prima maturità, in cui l’esperienza caravaggesca appare rielaborata in un linguaggio personale.
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