ieri sulla facciata esterna della Chiesa maggiore del Patronato (che da sulla piazza del mercata) sono state installate riproduzioni di tre opere di Piero della Francesca.
Il progetto è dell’architetto Bruno Vaerini e donata dall’imprenditore R.M.
segue un commento a cura di don Davide Rota e di Bruno Vaerini
– Piero della Francesca ci dona il silenzio di cui abbiamo bisogno –
La luce e l’ombra delle sue opere, il silenzio e il colore della pittura diventa tutt’uno.
I personaggi formano un abbraccio o un aureo- la attorno al personaggio centrale, quasi sempre la Madonna o Gesù Cristo, nell’Annunciazione è invece l’architettura che abbraccia la Madonna.
Con questi sguardi concentrati, pacifici e silenziosi, ognuno di loro ha una propria storia e una propria aura. La Madonna, di una ieratica bellezza, con il suo abito blu e con gli occhi socchiusi, rappresenta il mondo. Un silenzio divino sublime, espresso da tutti i personaggi e dall’architettura rinascimentale, anche dal committente in ginocchio.
L’autore ci parla.
Ci dice che la conquista, non facile, della bellezza è un dono prezioso, è una fede nutrita dalla conoscenza e genera nell’uomo meraviglia, dà vita all’anima, possiamo essere lacerati dalla sofferenza ma siamo nutriti dalla fede.Ciò che rende bella un’opera d’arte non è il lavoro in sé, ma l’esperienza cui essa allude. Deve sedurre lo spettatore per condurlo a quest’esperienza.
L’opera d’arte è un momento in cui si offre allo spettatore una sosta, gli si permette di respirare, perché possa proseguire verso la vera ricompensa.
L’arte seduce, porta a sé, solo per condurre al di là di sé. La vera opera d’arte non seduce, ma conduce. L’arte è una luce. È quello strumento che ci è stato concesso, che ci è stato dato in prestito per renderci partecipi dell’evento della nascita.
Dio si curva per chiamarci a vedere che cosa è nascita, ed a farci nascere, ancora e ancora. L’arte ci aiuta a riconoscere nell’uomo questa chiamata che Dio ci rivolge. Una lezione a noi soprattutto, imprigionati dalle forme, che abbiamo dimenticato l’anima e lo stupore della bellezza, che ci porta fino al sublime e al dono dell’amore.
L’opera d’arte è un atto d’amore fecondo, l’arte viene compressa quanta altra mai, dove l’uomo dona se stesso e genera il dono della vita e della divinità. Tutto si smaterializza si purifica, si stacca dal proprio corpo e si rileva a Dio.
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