Primo anno delle superiori: il professore di Lettere entra in classe con un cartellone bianco e, dopo averlo fissato alla lavagna con le puntine e segnato con il pennarello un punto nero nel candore del foglio, chiede alla classe: “Cosa vedete?”. Tutti rispondiamo: “Un punto nero”. E lui: “Possibile che nessuno abbia fatto caso a tutto il bianco che c’è attorno?”. A noi adolescenti la trovata allora non fece né caldo né freddo, ma a distanza di anni riconosco che la provocazione un senso ce l’aveva, anzi più di uno. L’esperienza infatti aiuta a capire che nonostante tu faccia tutto il possibile per tenere pulito il foglio della tua vita, se ti capiterà di sbagliare cioè di macchiare il foglio, la gente ricorderà solo quel punto nero, dimenticando tutto il bianco intorno. Non solo. Il mondo di oggi ha deciso che c’è un modo semplice per risolvere il problema delle macchie: cambiare il colore del foglio da bianco a grigio o nero, perché su questi sfondi le macchie risaltano di meno. Infatti per evitare i tormenti interiori è sufficiente rendere più grigia la vita e meno limpida la coscienza: gli sbagli si notano di meno e uno vive più tranquillo. Infine se proprio non si può proprio fare a meno di macchiare il foglio, basta imparare a disporre le macchie con gusto, con stile: un foglio a pois può essere persino attraente. E convincere altri ad aggiungere anche la loro di macchia, perché si sa che mal comune è mezzo gaudio…
– don Davide –
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