martedì 30 giugno ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Charles West Cope

     

    XIIIa Settimana Tempo ordinario

     

    Proverbio del Giorno

    Noi non ereditiamo la terra dai nostri genitori, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli. (Kenia)

     

    Iniziamo la giornata pregando (Preghiera colletta)

    O Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia, donaci un cuore penitente e fedele che sappia corrispondere al tuo amore di Padre, perché diffondiamo lungo le strade del mondo il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

     

    Primi Santi Martiri della Chiesa di Roma

    La Chiesa celebra oggi molti cristiani che, come attesta Papa Clemente, furono trucidati nei giardini vaticani da Nerone dopo l’incendio di Roma (luglio 64). Tacito nei suoi Annali dice: ‘alcuni ricoperti di pelle di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco in modo che servissero di illuminazione notturna’

     

    La Parola di Dio del giorno (Matteo 8,23-27)

    Salito Gesù sulla barca, i discepoli lo seguirono. Ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

     

    Riflessione Per Il giorno (Mons. Ravasi: Mattutino)

    Su venti persone che parlano di noi, diciannove ne dicono male e la ventesima, che ne dice bene, lo dice male. Non direte mai tanto male di me, quanto io ne penserei di voi, se pensassi a voi. E’ una riflessione al vetriolo dello scrittore satirico francese Antoine Rivarol (1753-1801). Che lo sparlare degli altri sia un esercizio che dà soddisfazione è una verità incontrovertibile perché, a essere sinceri, siamo noi per primi a provarla. Quella della mormorazione è una prassi che può essere inoffensiva se rimane a livello di pettegolezzo. Ma diventa pericolosa e una piaga (e un peccato) quando si trasforma in calunnia che aggredisce con cattiveria e con odio l’altra persona. Rivarol ci ricorda che sono di più i maldicenti e anche chi ti loda forse lo fa con scarso entusiasmo e non come tu desidereresti. Che questa sia una triste e costante consuetudine lo ribadisce la seconda battuta desunta da Jules Renard, l’autore ottocentesco del Pel di carota che ha fatto versare qualche lacrima nell’adolescenza agli anziani. E a rileggere le sue parole, ci si accorge che c’è una punta di malizia e di cattiveria in più. In pratica si mette come vertice del disprezzo non il parlar male, ma l’ignorare l’altro, il non pensare minimamente a lui, non considerandolo neppure meritevole di attenzione. Fermiamoci qui e andiamo a rileggere nel Vangelo il monito di Cristo su chi insulta e disprezza il fratello (Matteo 5,22).

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché sia rispettata e valorizzata la vecchiaia e amati e non lasciati soli gli anziani. 

     

    Don’t Forget! “I 1.000 quadri più belli del mondo”  

     

    GIOVANNI LANFRANCO: ESTASI DI S. MARGHERITA DA CORTONA 1622 - olio su tela – 230 x 185 cm - Galleria di Palazzo Pitti – Firenze

    GIOVANNI LANFRANCO: ESTASI DI S. MARGHERITA DA CORTONA 1622 – olio su tela – 230 x 185 cm – Galleria di Palazzo Pitti – Firenze

    Giovanni Lanfranco nacque a Terenza (Parma) nel 1582. Fu allievo di Agostino Carracci con il quale partecipò alla decorazione del Palazzo del Giardino a Parma. Dopo la morte di Agostino, fu inviato a Roma per studiare presso Annibale Carracci, con il quale lavorò per la realizzazione della decorazione della Galleria Farnese. Collaborò anche con Guido Reni per la decorazione di San Gregorio al Celio. Ispirandosi direttamente alle grandi cupole correggesche, giunse a impianti spaziali dominati dallo scorcio e dal dinamismo delle masse, arrivando alla realizzazione di uno dei suoi capolavori: la decorazione della cupola di S. Andrea della Valle che gli diede grande fama e prestigiose commissioni come la decorazione della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, dove si trasferì dal 1634 al 1647. Sempre a Napoli dipinse i cicli di affreschi per la Certosa di S. Martino ed eseguì la decorazione della cupola di S. Gennaro. Giovanni Lanfranco morì a Roma nel 1647. Il quadro di oggi rappresenta S. Margherita da Cortona (1247-1297) in una delle visioni mistiche che la collocano nel solco della spiritualità della passione di Cristo, in linea con Francesco d’Assisi e Angela da Foligno. La santa è vestita con l’abito della congregazione da lei fondata, di terziarie, dette le Poverelle ed è sorretta da due angeli; ai suoi piedi il cagnolino che l’aiutò a ritrovare il corpo dell’amante Arsenio aggredito e ucciso in un agguato.

    Da lui aveva avuto un figlio e la sua morte violenta provocò la sua conversione. Il Cristo coi segni della passione sospeso in aria e sorretto da angioletti, si rivolge a lei con le braccia aperte a tracciare un segno di croce e fra i due si instaura un dialogo tutto giocato sui cenni e sugli sguardi più che sulle parole. Fra i due c’è una corrispondenza simmetrica e anche la santa, sospesa da terra, poggia su un morbido cuscino di bianche nubi. Prevalgono i colori giallo, ocra e marrone che assorbono anche il manto blu del Risorto e conferiscono all’opera un tono severo e intenso, come si conviene a un tema così spirituale.   

     

    Il ricordo e il grazie

    Sandro e Dino Spampati

    FRATELLI

     

    Morti rispettivamente il 24 e il 25 marzo 2020

     

     

    Sono cresciuti assieme, hanno sposato due sorelle con le quali vivevano nella stessa casa a Fornovo S. Giovanni e hanno seguito la stessa fine, uccisi in due ospedali diversi dal coronavirus a 22 ore di distanza l’uno dall’altro. È la tragica storia dei fratelli Sandro (67 anni) e Dino (66) Spampati, originari di Calcio ma trapiantati a Fornovo dopo il matrimonio. Contagiato dal Covid 19 Sandro, che è molto noto sul territorio per essere stato l’allenatore di diverse società calcistiche di Fornovo e dei paesi limitrofi, è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Treviglio: «Era da alcuni giorni che aveva la febbre – racconta la figlia Marzia, consigliere comunale di Misano- Si è alzato per andare al bagno e si è accasciato per mancanza di ossigeno. È stato orribile vedere un uomo grande e grosso come mio padre non riuscire a reggersi in piedi per la difficoltà di respirare».  Il fratello Dino, invece, è stato portato in ospedale prima a Seriate e poi ad Alzano. Per entrambi non c’è poi stato nulla da fare: Dino, che aveva due figli, Marco e Giuseppe, è morto a mezzogiorno del 24-3. Sandro, che oltre a Marzia aveva come figlia Roberta, il 25-3. La notizia ha creato sgomento in paese. I due fratelli erano stimati e apprezzati: «Non si sono mai tirati indietro per il bene della comunità» ha commentato ieri il vicesindaco di Fornovo Fabio Carminati.  E tanti sono i messaggi di cordoglio arrivati dalle società calcistiche della Pianura di cui Sandro, con un passato da portiere alle spalle, era stato allenatore, dai settori giovanili alla prima squadra: «Ciao “Mister Spampa” – è il messaggio della Juventina Covo – Purtroppo la notizia della tua scomparsa ci ha raggiunti e non possiamo fare a meno di ricordare i momenti fantastici che abbiamo passato con te sulla nostra panchina, dentro e fuori dal campo. Ti vogliamo ricordare così, con il sorriso e con la simpatia che ti hanno sempre contraddistinto». L’allenatore s’era seduto sulle panchine di molte società della zona: dopo una lunga militanza alla guida del «suo» Fornovo (dal 1989 al 1996), si era fatto apprezzare su tanti altri campi di 1.a e 2.a categoria. Con passione e disponibilità, aveva condotto anche la squadra dei Dilettanti Csi della Juventina Covo, poi quest’anno aveva preso in mano le redini dell’Urgnanese in Terza categoria, chiamato dall’amico e diesse Nello Zanardi. Vi era rimasto per tutto il girone di andata, prima delle dimissioni a dicembre. «Era come avere due padri» E grande era l’affetto che univa i due fratelli e le loro famiglie: «Io nella mia vita – sostiene ancora Marzia – ho sempre detto di avere due padri perché anche mio zio avrebbe fatto tutto per le sue nipoti. È ingiusto quello che è accaduto loro».    

     

     

     

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