Quarta Settimana di Pasqua
Proverbio del giorno (Inghilterra)
Se dai a un bimbo tutto ciò che desidera e a un cane che scodinzola, avrai un buon cane, ma un brutto mascalzone.
Preghiera del Giorno (Ambrogio: De fide, II, 7,53,55)
Cristo, tu hai preso la mia tristezza: non ho paura a parlare di tristezza, poiché predico la croce. Mia è la tristezza che tu hai provato: nessuno esulta nell’imminenza della morte.
Per me patisci, per me sei triste, per me soffri. Per me e in me hai sofferto, tu che per te stesso non avevi motivo di soffrire.
Tu soffri, dunque, Signore Gesù, non per le tue, ma per le mie ferite; non per la tua morte, ma per la nostra infermità, secondo la voce del profeta: «Egli soffre per noi».
Santo del giorno
ZITA. Nata da una famiglia umile, a 12 anni dovette andare come domestica presso la nobile casa dei Fatinelli, a Lucca.
Attenta e puntigliosa nell’attività lavorativa, sopportava angherie e rimproveri dei padroni e spesso doveva coprire con il suo impegno le manchevolezze degli altri.
La sua gentilezza d’animo finì per conquistare l’affetto della famiglia che le affidò la direzione della casa. Ne approfittò per aiutare le persone più povere per le quali metteva da parte quanto riusciva a risparmiare.
Morì il 27 aprile 1272. La sua fama si diffuse in breve tempo, tanto che i cittadini di Lucca chiesero che fosse sepolta nella Basilica di S. Frediano.
Il suo culto fu approvato nel 1696 da Papa Innocenzo XII. Venne proclamata patrona delle domestiche da Pio XII.
La Parola di Dio del Giorno (Giovanni 10,22-30)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone.
Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me.
Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Riflessione del giorno (G. BERNANOS – DIARIO DI UN CURATO DI CAMPAGNA)
“Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale”. “Voi la vostra fede non l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata.
Forse è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie”. “Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo.
Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame.
Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire.” La scelta che la Chiesa ha innanzi a sé, oggi come ieri, è tra Aronne e Mosè, tra il dare al mondo un po’ di miele (il vitello d’oro) e dire ciò che il mondo vuole sentirsi dire anche a costo di dire ciò che non piace a Dio; oppure tornare ad essere sale (le tavole della legge), e sale che brucia sulla pelle, dicendo al mondo ciò che piace a Dio anche se ciò che dice non piace al mondo.
Intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo per i poveri, i carcerati, coloro che lasciano la propria terra a causa di guerre e povertà affinché trovino premurosa solidarietà e rispettosa prossimità.
Don’t Forget! – 1.000 quadri più belli del mondo
JOHANN HEINRICH WILHELM TISCHBEIN: GOETHE NELLA CAMPAGNA ROMANA
1787- Olio su tela – 164 x 206 cm – Städel Museum- Francoforte – Germania
Il pittore tedesco JOHANN HEINRICH WILHELM TISCHBEIN nato nel 1751 in Assia, al centro della Germania, si formò prima a Kassel e ad Amburgo, poi in Olanda e in Svizzera.
Dal 1777 era attivo a Berlino come ritrattista. Nel 1779 ottenne una prima borsa di studio in Italia.
Del 1787 è il monumentale Ritratto di Goethe nella campagna romana, conservato alle Städtische Gallerie di Francoforte, in cui presenta lo scrittore in posa meditabonda e solenne sullo sfondo dell’Appia antica, tra resti di sculture, rovine di acquedotti e in lontananza il profilo dei Castelli.
Non si tratta di un semplice ritratto-souvenir a ricordo del Grand Tour intrapreso da Goethe in Italia tra il settembre 1786 e il giugno 1788.
Questo ritratto rappresenta la consacrazione del Grand Tour in Italia come un rito irrinunciabile e iniziatico per tutta una generazione di cultori dell’antico. «Mi ero già accorto che Tischbein mi osservava sovente con attenzione, e ora si scopre che vuol dipingere il mio ritratto.
Il bozzetto è pronto, la tela già montata. Vi figurerò a grandezza naturale in veste di viaggiatore, avvolto in un mantello bianco, seduto all’aperto su un obelisco rovesciato, nell’atto di contemplare i ruderi della Campagna romana in lontananza.
Ne verrà un bel quadro, solo che sarà troppo grande per le nostre case nordiche; io non potrò che tornare a rimpiattarmi là dentro, ma non ci sarà posto per il ritratto.» (Johann Wolfgang von Goethe Viaggio in Italia).
Il pittore tornerà in Germania dopo una lunga permanenza in Italia, a Roma (dove fu membro della Massoneria, maestro venerabile di una loggia della capitale) e a Napoli.
Morirà nel 1829 nello Schleswig-Holstein. Il ritratto di Tischbein è considerato un’icona della pittura nazionale tedesca e ha svolto un ruolo fondamentale nel plasmare l’immagine di Goethe come è percepito oggi, come l’incarnazione dell’ideale umanistico classico della Germania.
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