Settima Settimana di Pasqua
Proverbio del giorno (Antico Egitto)
Non far intervenire uno stolto in una questione importante: peggioreresti solo le cose.
Preghiera del giorno (Tagore)
Dammi il coraggio dell’Amore: questa è la mia preghiera, coraggio di parlare, agire, soffrire, lasciare tutte le cose o essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore, e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell’amore, e dell’amore, questa è la mia preghiera, la certezza che appartiene alla vita nella morte, alla vittoria nella sconfitta, alla potenza nascosta nella più fragile bellezza, a quella dignità nel dolore, che accetta l’offesa, ma disdegna di ripagarla con l’offesa.
Dammi la forza di amare sempre e ad ogni costo. Amen.
Santo del giorno
CELESTINO V – PIETRO DA MORRONE (1215 – 1296) condusse vita eremitica, ma diede vita anche all’Ordine dei “Fratelli dello Spirito Santo” (denominati poi “Celestini “), approvato da Urbano IV, e fondò vari eremi.
Eletto papa quasi ottantenne, dopo due anni di conclave, prese il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, si trovò di fronte ad interessi politici ed economici e a ingerenze di Carlo d’Angiò.
Accortosi delle manovre legate alla sua persona, rinunziò alla carica, morendo poco dopo in isolamento coatto nel castello di Fumone.
Giudicato severamente da Dante come “colui che per viltade fece il gran rifiuto”, oggi è considerato un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio eroico di umiltà e di buon senso.
La Parola di Dio del giorno – Giovanni 17,11-19
Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura.
Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Riflessione per il giorno (Andrea Lonardo)
La scelta di alcune Università eliminare i classici per seguire le visioni gender, tipiche dell’occidente, mostra quanto gli intellettuali si stiano allontanando dalla realtà e dalla gente.
Tali istituzioni rifiutano proprio gli autori più amati dalla gente, quelli che, nonostante i limiti del contesto cui appartenevano, toccavano i cuori e le menti, allargando infinitamente lo sguardo di chi li ha letti nei secoli.
Gli autori cui tali Università invitano a rivolgersi sono, invece, legati esclusivamente al loro contesto, con i pregiudizi della nostra epoca: questi autori sono così legati al loro contesto che la maggior parte di essi già si rivelano superati, dopo pochi anni dalla loro composizione, il che renderà i testi odierni datati già fra 10 anni come capita ai testi scritti negli anni ’60, ’70 e ’80!
Le scelte di escludere i classici perché non conformi all’ideologia imperante o non politicamente corretti su temi oggi sensibili, impoveriranno generazioni di studenti e saranno poi riviste dalle prossime generazioni.
Queste scelte miopi e ideologiche libereranno nuovi spazi per gli autori classici che, rifiutati da tali istituzioni, ridiverranno pane quotidiano per la gente comune, desiderosa di conoscere quei testi immortali.
Intenzione di preghiera del giorno
Perché la chiesa si preoccupi di più di dialogare con il Signore e il popolo degli umili e dei credenti e non si curi di un’opinione pubblica viziata dall’ideologia, dal preconcetto e dal sospetto.
Don’t forget! Santi della carità
Maria Domenica Brun Barbantini (Lucca 1789 –1868)
Maria Domenica nasce a Lucca il 17-1-1789 da Pietro Brun svizzero e da Giovanna Granucci di Lucca. La sua adolescenza è segnata dalla morte del padre e quella di tre fratellini a breve distanza uno dall’altro.
Con l’aiuto della mamma, Maria supera il dramma e si impegna nello studio. Nel 1811 Maria Domenica sposa il concittadino Salvatore Barbantini, ma dopo appena cinque mesi, “lo sposo adorato” muore improvvisamente lasciandola in attesa di un figlio.
La vedova, appena ventiduenne, piange ma non si lascia prendere dalla disperazione, anzi da quel momento nasce in lei la “passione” per le inferme povere e sole della sua città e poiché le cure del figlio le occupano la giornata, ella dedica le ore della notte all’assistenza.
Ma un’altra prova l’attende: Lorenzino, il figlio amatissimo, muore colpito da grave malattia, a otto anni.
La povera madre è sconvolta: “Non so come non perdessi il senno”, scrive lei stessa, ma ancora una volta trasforma in offerta quel dramma indicibile: d’ora in poi, il suo cuore brucerà d’amore, di tenerezza e di cure per i malati poveri e soli, per gli abbandonati, per i morenti.
Di giorno e di notte, sotto il sole o la pioggia, percorre le vie strette e buie di Lucca per raggiungere al capezzale le inferme più gravi e sole La ricchezza delle sue doti umane e spirituali non sfuggirono all’attenzione del Vescovo della sua città che le affidò il compito di stabilire in Lucca un Monastero della Visitazione per l’educazione della gioventù.
Dopo sei anni di lavoro e di tribolazioni, riuscì a dare alla sua città il monastero desiderato, ancor oggi esistente e ricco di vitalità.
Questo la convince a fondare una Congregazione religiosa di Sorelle Oblate Infermiere per servire Cristo nei malati e sofferenti, a tempo pieno e per tutta la vita: nel 1829 Maria Domenica dà inizio alla prima comunità delle Sorelle Oblate Infermiere che avevano un solo ideale: “Visitare, assistere e servire il Dio nelle persone delle inferme povere e moribonde”.
Nella sua lunga vita, cercò solo “la volontà di Dio e la sua maggior gloria”, ma conobbe l’amarezza della calunnia, che accolse perdonando, e amando i suoi persecutori.
Morì in Lucca il 22 maggio 1868. Nel 1995 Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata “Beata” indicandola al mondo quale testimone autentica “di un amore evangelico concreto per gli ultimi, gli emarginati, i piagati; un amore fatto di gesti di attenzione, di cristiana consolazione, di generosa dedizione e di instancabile vicinanza nei confronti degli ammalati e dei sofferenti”.
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