4.a Settimana di Quaresima
Aforisma del giorno dalla Bibbia
Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Preghiera del giorno colletta
O Dio, Padre buono e grande nel perdono, accogli nell’abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell’Agnello. Egli è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio del giorno
Giosuè 5,91.10-12; Salmo 33; 2 Corinti 5,17-21; Luca 15,1-3.11-32
Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.
Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Riflessione del giorno
La parabola mette di fronte tre protagonisti che potrebbero contendersi il titolo del brano: il padre misericordioso, il figlio prodigo, il figlio maggiore. È stata chiamata «parabola del figlio prodigo», ma il primo prodigo è il padre, talmente «prodigo nell’amore» da scandalizzare il figlio maggiore.
Proprio per i presunti giusti, impersonati dal primogenito, Gesù delinea una sconcertante immagine di Dio. Un Dio la cui paternità valica i limiti del «buon senso» e le ragioni dei «benpensanti» (scribi e farisei) al punto da suscitare la loro irritazione e da metterne a nudo l’intolleranza.
In Gesù che accoglie i peccatori, gli stranieri, le donne di strada, gli esclusi, in Gesù che siede a mensa con gente disprezzata e impura si manifesta un Dio che a tutti offre la sua ospitalità, il suo perdono e la capacità di rinnovarsi perché tutti sono da lui amati. Se dunque nella parabola c’è un rimprovero, esso è rivolto al primogenito e a chi come lui pensa che l’osservanza esteriore della legge sia fonte di merito e autorizzi il disprezzo nei confronti dei fratelli peccatori.
Il peccato sta anche nel servire «con l’animo del mercenario» (B. Maggioni), nel rimanere in casa senza apprezzarne il dono, nel respingere e condannare senza appello il fratello che ha sbagliato.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché impariamo ad accogliere su di noi la misericordia di Dio per poterla riversare sul prossimo.
Don’t forget! Domenica Laetare
La 4.a domenica di quaresima è chiamata “domenica Laetare” cioè “rallegrati” perché la Chiesa sospende le tristezze della Quaresima, i canti della Messa parlano di gioia e di consolazione; si fa risentire l’organo ed è consentito sostituire i paramenti violacei coi paramenti rosa.
Manifestando la Chiesa la sua gioia nella Liturgia, vuole felicitarsi con i suoi figli che hanno già percorso la metà del tempo quaresimale e vuole stimolare il loro ardore a proseguire fino alla fine.
Santo del giorno
S. Ruperto
Originario dell’Irlanda, figlio di famiglia di origini nobili, Ruperto è patrono di Salisburgo. Dopo aver ricevuto formazione monastica irlandese, infatti, attorno al 700 si recò in Baviera dove si dedicò alla predicazione e alla testimonianza monastica itinerante, ottenendo buoni risultati a Regensburg e Lorch.
Con l’appoggio del conte Theodo di Baviera, Ruperto fondò prima una chiesa dedicata a S. Pietro sul lago Waller e poi un monastero sul fiume Salzach, nei pressi dell’antica città romana di Juvavum. Fu questo il nucleo della nuova Salisburgo («la città del sale»), che lo riconosce non solo come suo primo vescovo ma anche come il suo nuovo fondatore: l’iconografia lo rappresenta, infatti, con un barile o un secchio pieno di sale. Morì il 27 marzo, giorno di Pasqua dell’anno 718.
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