Domenica 10 aprile 2022

     

    Settimana Santa

    Domenica delle palme anno “c”

     

    Aforisma del giorno dal Vangelo

    Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

     

    Preghiera del giorno Colletta

    Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Parola di Dio della domenica delle Palme

    Luca 19,28-40; Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11; Luca 22,14-23.56

    Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui.

    E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.

    Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». (Luca 19,28-40).   

     

     

    Riflessione del giorno – commento al vangelo

    Si festeggia oggi l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; a ricordo del suo trionfo, si benedicono le palme e si legge il racconto della sua passione e morte. È il profeta Isaia con il 3° cantico del servo sofferente di Yahveh che ci prepara ad ascoltare il Vangelo. La sofferenza fa parte della missione del servo.

    Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi. Ma nella sofferenza risiede la vittoria. “Egli spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”.

    E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano l’antico inno cristiano sulla kénosi citato da san Paolo: “Per questo Dio l’ha esaltato al di sopra di tutto”. L’intera gloria del servo di Yahveh è nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel servire, nella solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati. Poiché la divinità è l’amore.

    E l’amore si è manifestato con più forza proprio sulla croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre. “Dopo queste parole egli rese lo spirito”, e noi ci inginocchiamo – secondo la liturgia della messa – e ci immergiamo nella preghiera o nella meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché nel dubbio ci rimanga il coraggio di scegliere e di non “lavarcene le mani” come Pilato.

     

    Don’t Forget!

    Oggi si celebra la GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

     

    Santo del Giorno

    S. Maddalena di Canossa

    Nata a Verona nel 1774 da una delle famiglie più illustri del tempo, orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un’istitutrice. A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv).

    Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa. Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un’esperienza di vita in comune: nascono le Figlie della Carità, suore dei poveri. È lei stessa a scrivere le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da due fratelli sacerdoti a fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze.

    Maddalena ottiene l’assenso pontificio da Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua stessa casa patrizia veronese accoglie ragazze povere, strappate alla miseria. Mentre preparava l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona.

     

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