XXX Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di don Bepo Vavassori
Gli inteligencc i l’è tance, ma chei chi entra sö, i l’è poc!
Preghiera del giorno Salmo 9 (4.a parte)
Sorgi, Signore, non prevalga l’uomo: davanti a te siano giudicate le genti. Riempile di spavento, Signore, sappiano le genti che sono mortali. Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell’angoscia ti nascondi? Il misero soccombe all’orgoglio dell’empio e cade nelle insidie tramate.
L’empio si vanta delle sue brame, l’avaro maledice, disprezza Dio. L’empio insolente disprezza il Signore: «Dio non se ne cura: Dio non esiste»; questo è il suo pensiero. Le sue imprese riescono sempre. Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: disprezza tutti i suoi avversari. Amen.
Santo del giorno
B. Pedro Ortiz e Giovanni A. Solinas
Pedro Ortiz de Zárate. Nato il 29-6-1626 a Jujuy (Argentina) da famiglia di origine basca, a 17 anni si sposò con Petronila Ibarra da cui ebbe due figli. Svolse vari incarichi civili, tra cui quello di sindaco. Rimasto vedovo, affidò i due figli alla nonna materna e si fece prete nel 1657 e fu nominato parroco di Jujuy.
Giovanni Antonio Solinas nacque ad Oliena (Nuoro) e nel 1663 entrò nella Compagnia di Gesù. Dopo aver emesso la professione religiosa e una volta completati gli studi in Spagna nel 1673 fu ordinato sacerdote. Inviato in Argentina, fu destinato alla reducciòn di Itapúa (Paraguay).
Insieme a don Pedro Ortiz nel 1683 furono incaricati della missione del Chaco. Mentre i due con 18 laici si trovavano nel forte S. Rafael, furono attaccati dagli aborigeni Tobas e Mocovíes e assassinati il 27-10-1683.
Parola di Dio del giorno Luca 13,31-35
Gesù passava insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Riflessione del giorno da “la città di Dio” di S. Agostino
Il vero sacrificio consiste in ogni azione con cui miriamo a unirci con Dio in un santo rapporto, rivolgendoci a quel sommo Bene che ci può rendere veramente beati. Perciò anche le stesse opere di misericordia, con cui si viene in soccorso dell’uomo, se non si fanno per Dio, non possono dirsi vero sacrificio.
Infatti, benché il sacrificio venga compiuto e offerto dall’uomo, tuttavia è cosa divina, tanto che gli antichi latini l’hanno designato anche con quest’ultimo nome. Perciò un uomo consacrato a Dio e votato a lui, in quanto muore al mondo per vivere a Dio, è un sacrificio. È anche un’opera di misericordia che ciascuno fa verso sé stesso, come sta scritto: «Abbi misericordia della tua anima, rendendoti gradito a Dio» (Sir 30, 24).
Dunque veri sacrifici sono le opere di misericordia sia verso sé stessi, sia verso il prossimo in riferimento a Dio. D’altra parte le opere di misericordia non si compiono per altro motivo, se non per essere liberi dalla miseria e rendersi così beati di quella beatitudine che non si consegue se non per mezzo di quel bene di cui fu detto: «Il mio bene è stare vicino a Dio» (Sal 72, 28).
Intenzione di preghiera per il giorno
Nel 60° anniversario della missione in Bolivia preghiamo per i missionari bergamaschi (preti, suore e laici) che continuano a operare nel paese andino.
Don’t Forget! Santi e beati della carità
BEATO GIOVANNI DELLA PACE (CINI DA PISA) EREMITA FONDATORE
Giovanni Cini nacque a Pisa nel 1270, fu soldato turbolento per natura e per partito preso, partecipò nel 1296 a un attentato contro Matteo, arcivescovo di Pisa. Il crimine fu punito con il carcere, ma fu anche la causa della sua conversione. Scontata la pena si diede a vita penitente e vestì l’abito del Terz’Ordine Francescano.
Dal 1305 in poi, fu eletto presidente della “Pia Casa della Misericordia”, istituita per la carità ai più poveri; a lui si deve la pratica di portare l’elemosina di notte (cibo, vesti, denaro) a chi si vergognava di riceverla pubblicamente.
Poi Giovanni Cini si diede a vita eremitica presso la Porta della Pace di Pisa, per questo è chiamato “Giovanni della Pace”; il suo esempio attrasse i giovani, desiderosi di imitarlo; allora Giovanni fondò gli “Eremiti Terziari Francescani” detti ‘Fraticelli’, congregazione da tempo estinta.
Fece rifiorire la vita religiosa nel romitorio di S. Maria della Sambuca e fondò la “Compagnia dei disciplinanti di S. Giovanni Evangelista”, la cui chiesa era situata presso la Porta della Pace.
Qui Giovanni Cini trascorse gli ultimi anni della sua vita, murato in una piccola cella e ricevendo la Comunione e il poco cibo in elemosina, attraverso una piccola finestra e in questa cella morì nel 1335. Fino al 1856 era sepolto nel Cimitero di Pisa in una tomba decorata da affreschi; da quell’anno le sue reliquie furono traslate nella Chiesa dei Conventuali.
L’anno dopo papa Pio IX approvò il culto antico di Giovanni della Pace e il titolo di Beato. Peccato che il suo ricordo non sia più vivo a Pisa come meriterebbe, essendo una bella figura del XIV secolo e che nel suo tempo, destò molto interesse fra i cittadini in genere.
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