II Settimana di Pasqua
Aforisma di Ennio Flaiano
“Oggi i capolavori hanno i minuti contati”.
Preghiera colletta
Dio onnipotente, donaci di proclamare la potenza del Signore risorto, per possedere in pienezza i doni che abbiamo ricevuto come pegno di vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Nel 1162 il Barbarossa, Imperatore di Germania, saccheggia Milano. È il periodo dei Liberi Comuni e contro queste autonomie lotta il Barbarossa. Ed è il periodo della Lega Lombarda, del giuramento di Pontida, quando i comuni si alleano per resistere all’autorità imperiale e conservare la libertà, sostenuti spesso dai vescovi locali.
È lotta di potere anche nella Chiesa, lacerata tra Papa Alessandro III e l’antipapa Vittore IV che sostiene l’Imperatore. Galdino arcivescovo di Milano dal 1166, appoggia la Lega Lombarda ma si occupa di poveri, diseredati e carcerati per debiti; predica contro l’eresia catara che sosteneva un rigido contrasto tra il principio del bene e quello del male, dicendo che al male e non a Dio apparteneva ogni forma di possesso e di potere. Galdino morì dopo aver predicato un’ultima volta, sul pulpito della sua Cattedrale.
Parola di Dio del giorno Giovanni 3,7-15
Gesù disse a Nicodemo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?».
Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Riflessione di don Davide Rota
Non c’è nessuno così moralista come gli immorali. Si indignano che il male sia chiamato tale e sono scandalizzati da chi tenta di fare il bene. Ho trovato questa frase da qualche parte e ne approfitto per la riflessione odierna. È sempre più difficile esporre il proprio pensiero in una società che, prima che uno lo esprima, ha stabilito in anticipo quel che si deve o non si deve dire e che esercita la censura preventiva come neppure l’inquisizione spagnola si permetteva di fare.
Il bello (no, il brutto) di questa “censura” è che genera in molti una sorta di “autocensura” per cui si evita in tutti i modi di dire cose che possono offendere la sensibilità altrui (il che spiega perché certe prediche siano sciatte e noiose).
Gli esempi? Una coppia, volendo sposarsi in chiesa, ha chiesto al prete di partecipare al corso: ma è bastato un accenno all’insegnamento della chiesa sul matrimonio, perché il sacerdote fosse definito intollerante. Inutile far notare ai due che in un mondo in cui sei libero di pensar quel che vuoi e di vivere come ti pare, sia assurdo e prepotente non riconoscere alla chiesa il diritto di avere un suo pensiero e modo di agire.
Niente da fare: il solo fatto di stabilire il giusto o lo sbagliato indigna chi fa della libertà di pensiero e di azione (propri) una scelta di vita. Questi moralisti di strapazzo sono i più intolleranti di tutti: concedono tutto a sé stessi, niente agli altri. Si comportano come certi mariti che avendo tradito la moglie, la maltrattano perché la fedeltà di lei diventa un’implicita accusa al loro tradimento.
Si sta verificando nel nostro mondo un cortocircuito intellettuale e morale per cui sarà sempre più difficile esprimere ciò che davvero si pensa, alla faccia della democrazia di tutti e della libertà personale. Ma si sa che dire e fare la verità esigerà sempre una buona dose di coraggio.
Intenzione di Preghiera per il giorno
Per chi in nome della libertà non è disposto ad ammettere opinioni diverse dalla sua e perché la Chiesa non abbia paura di proclamare la verità del Vangelo, anche se è scomoda per qualcuno.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
RAFAEL TROYA: IL COTOPAXI
1874 –olio su tela – 93 x 161 cm – Museo Pérez Chiriboga del Banco Central Ecuador
In questo dipinto l’artista ecuadoriano Rafael Troya (1845-1920) ha ritratto la regione omonima del suo paese dominata dall’imponente presenza del vulcano Cotopaxi. Troya era pittore autodidatta e fu ingaggiato da un gruppo di scienziati tedeschi affinché li accompagnasse nella loro spedizione nel paese sudamericano.
Dal 1970 al ’74 girò l’Ecuador con loro e il geologo della spedizione, Alfond Stübel, gli insegnò come realizzare dipinti scientifici esatti. Questo magnifico paesaggio realizzato verso la fine della spedizione, è un superbo esempio di come l’immagine che l’artista aveva del suo paese fosse stata influenzata dai 4 anni trascorsi con il gruppo.
In questo quadro infatti l’esecuzione dettagliata del paesaggio, gli insegnamenti di Stübel, la ricchezza dei colori, la capacità di rendere gli effetti della luce, oltre al personale talento del pittore e al suo amore per la pittura romantica europea hanno prodotto un’opera che è diventata estremamente popolare nel suo paese.
Oltre ai paesaggi meticolosamente ritratti, l’artista produsse anche dipinti su commissione di numerose e importanti congregazioni religiose che si possono ammirare in varie chiese dell’Ecuador. Negli ultimi anni infine si dilettò anche con la ritrattistica e fu molto richiesto dal fior fiore della società ecuadoriana.
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