Lunedì 31 luglio 2023

     

    XVII settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma motto sulla tomba di S. Ignazio di Loyola

    “Non coerceri maximo | contineri minimo, divinum est”.

    Non esser costretto da ciò che è più grande, essere contenuto in ciò che più piccolo, questo è divino!

     

    Preghiera colletta

    O Dio, che hai chiamato sant’Ignazio di Loyola a operare nella Chiesa per la maggior gloria del tuo nome, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere in terra la buona battaglia della fede per ricevere con lui in cielo la corona dei santi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Il protagonista della Riforma cattolica nel XVI sec. nacque ad Azpeitia, paese basco, nel 1491. Avviato alla vita del cavaliere, si convertì durante la convalescenza da una ferita, quando si trovò a leggere libri cristiani. All’abbazia benedettina di Monserrat fece la confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua.

    A Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che decise di fondare una Compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere meditazioni e norme, che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali.

    L’attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppò un po’in tutto il mondo. Nel 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31-7-1556 Ignazio morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

     

    Parola di dio del giorno Matteo13,31-35

    In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

    Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

     

    Riflessione del giorno – Frammenti

    In un afoso pomeriggio festivo, nel cortile deserto del Patronato un tipo attende una persona con cui parlare. Poggiato al trolley, pare un turista che cerca informazioni, ma dopo i convenevoli, si scopre che è un italiano non più giovane, ma che nasconde bene l’età: i vestiti eleganti, il fisico curato, l’abbronzatura perfetta fanno pensare a certi attempati “viveurs” che popolano le spiagge di giorno e la movida di notte.

    A colpire più di tutto è il profumo che ha addosso, così intenso da risultare fastidioso. “Mi dica” chiedo, e lui va diritto al punto: “Sono alla ricerca di un posto, perché vivo in strada”. Siccome non ritiene di spiegare perché si sia ridotto così, non insisto a volerlo sapere e mi limito a dirgli che non c’è un posto libero nella casa. L’informazione è corretta, ma sapendo che non ci crederà, aspetto che torni alla carica e tenti di estorcere il sì per sfinimento.

    Invece lui prende su l’elegante trolley e se ne va senza una parola. Al Patronato si ha a che fare con persone di ogni tipo: ma costui che dalla vita si è sempre preso tutto ciò che voleva, quando si è trovato nella condizione di dover chiedere, non ne è stato capace. Eppure sarebbe bastato poco, solo un briciolo di umiltà. Ed è per questo che di lui qui dentro è rimasta solo la scia del suo profumo.              

              

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per i gesuiti affinché lo spirito del fondatore e di tanti grandi santi della Compagnia riviva negli attuali membri della stessa e perché altri giovani rispondano alla chiamata a farne parte.

     

    Don’t forget! Grandi personaggi e veri credenti

    Alcide de Gasperi, statista – 1881-1954

    Alcide de Gasperi quando nasce a Pieve Tesino il 3-4-1881 è suddito dell’Impero austro-ungarico. Sin da giovane è vicino agli ambienti del movimento cattolico trentino. Dopo la laurea in filologia moderna, conseguita a Vienna nel 1905, assume la direzione de La Voce cattolica; nel 1906 la testata cambia e nasce il quotidiano Il Trentino. Eletto consigliere comunale di Trento nel 1909, due anni dopo è nominato deputato per il collegio di Fiemme al Parlamento di Vienna, dove sostiene l’autonomia delle popolazioni italiane del Trentino.

    Dopo lo scoppio della 1.a guerra mondiale avvia sforzi diplomatici per garantire la neutralità italiana; durante il conflitto, viene nominato delegato al Comitato d’assistenza dei profughi del sud, creato per far fronte alle esigenze dei 70.000 trentini sfollati dopo l’apertura del fronte italo-austriaco. Il 25-10-1918 è tra i deputati italiani al Parlamento di Vienna che proclamano la volontà dei trentini di essere annessi all’Italia. Nel 1922 sposa Francesca Romani (da cui ha 4 figlie) sorella di un amico parlamentare.

    È tra i fondatori del Partito Popolare Italiano, di cui diventa segretario nel 1923. Eletto deputato al Parlamento italiano nel 1921, matura posizioni antifasciste. Dopo 16 mesi di carcere per tentato espatrio clandestino, nel 1929 si rifugia in Vaticano, dove lavora come bibliotecario e contribuisce alla riorganizzazione di un partito di ispirazione cristiana che prende forma nel 1942: la Democrazia Cristiana. Caduto il fascismo, entra a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale come rappresentante DC.

    Nel 1944 è Ministro degli Esteri nei governi Bonomi e Parri e dal1945 Presidente del Consiglio alla guida di un governo di unità nazionale. Rimane alla guida di diversi governi dal 1945 fino al 1953 e svolge un ruolo di primo piano nella 1.a fase repubblicana, caratterizzata dalla riconciliazione e riorganizzazione politica dello Stato italiano, dalla ricostruzione socioeconomica, dalla ricerca di una nuova collocazione internazionale nel contesto della Guerra fredda e dall’avvio del processo di unione europea di cui è uno dei padri fondatori. Muore a Sella di Valsugana il 19-8-1954.

     

    Per comprendere l’uomo e il cristiano riportiamo la lettera scritta alla moglie nel 1945:

    “Cara Francesca, se la provvidenza vorrà chiudere la mia vita terrena, prima che io abbia assolto il mio compito di padre, affido alla suprema paternità di Dio le mie bambine e confido con assoluta certezza che il Signore ti aiuterà giorno per giorno a farle crescere buone e brave. Oltre che ai parenti, io le raccomando all’aiuto ed all’appoggio di quei pochi ma generosi amici che nel periodo delle prove mi conservarono la loro amicizia.

    Non posso lasciar loro mezzi di fortuna, perché alla fortuna ho dovuto rinunziare per tener fede ai miei ideali. Fra poco saranno cresciute tanto da comprendere il mondo in cui vivono. Apprendano allora da te per quale ideale di umana bontà e di cristiana democrazia il loro padre combatté e sofferse. Leggendo le mie lettere d’un tempo e qualche appunto per le mie memorie, impareranno ad apprezzare la giustizia, la fratellanza cristiana e la libertà. Muoio con la coscienza d’aver combattuto la buona battaglia e colla sicurezza che un giorno i nostri ideali trionferanno.

    Cara Francesca, io ti sarò sempre vicino in spirito e ti aiuterò vigilando presso il signore Gesù, mia suprema ed ultima speranza, sarà anche il tuo confortatore quotidiano. A tutti voi della mia e della vostra famiglia raccomando di vivere in fraterna amicizia, aiutandovi l’un l’altro. Addio Francesca, io ti ho molto amato, ma non mai quanto avresti meritato. Supera il dolore del distacco e vivi più intensamente per le nostre deliziose bambine, sulle quali, per la bontà e misericordia del Signore, io veglierò dal Cielo. Ti stringo per sempre nell’abbraccio delle nostre speranze mortali”.

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