Mercoledì 15 novembre 2023

     

    XXXII Settimana T. Ordinario

     

    Aforisma di S. Alberto Magno

    Vi sono due amicizie false e una vera. È falsa l’amicizia che si basa sui vantaggi che si possono trarre dall’amico. Più falsa è l’amicizia che non cerca che il diletto e la propria soddisfazione. La vera amicizia si fonda invece su ciò che è bene per entrambi gli amici.

     

    Preghiera a S. Alberto Magno

    Dio, nostro rifugio e nostra forza, tu hai dato al santo vescovo e dottore della Chiesa Alberto la forza di orientare il sapere umano alla sapienza eterna. Rafforza e proteggi per sua intercessione la nostra fede nella confusione spirituale dei nostri giorni.

    Donaci l’ampiezza della sua mente, affinché anche il progresso delle scienze ci aiuti a conoscerti più profondamente e a giungere più vicini a te. Fa’ che possiamo crescere nella conoscenza della Verità, che tu stesso sei, affinché un giorno possiamo contemplarti faccia a faccia insieme con tutti gli angeli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nacque in Germania verso il 1200; giovane venne in Italia per studiare le arti a Padova e forse anche a Bologna e Venezia. In Italia conobbe i domenicani, dai quali fu inviato a Colonia per la formazione religiosa e per lo studio della teologia e a Parigi dove tenne la cattedra di teologia per tre anni, nei quali ebbe come allievo Tommaso d’Aquino.

    Rimandato dai superiori a Colonia, portò con sé Tommaso con il quale avviò il commento dell’opera di Dionigi l’Areopagita e degli scritti filosofico-­naturali di Aristotele. Alberto dava così avvio all’orientamento mistico nel suo ordine che sarà sviluppato da maestro Eckhart, mentre la ricerca filosofico-teologica verrà proseguita da S. Tommaso.

    Grande studioso di scienze naturali, Alberto non rifuggì dagli incarichi pastorali. Fu provinciale dei domenicani per il nord Germania, vescovo di Ratisbona e partecipò al concilio di Lione. Il «dottore universale» morì nel 1280.

     

    Parola di Dio del giorno

    Lungo il cammino a Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».

    Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

    Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

     

    Riflessione detti e fatti dei monaci del nuovo deserto

    Davanti alle celle di alcune “amma” (monache del deserto) si fermò una signora che, con fare provocante, prima si mise a canticchiare qualcosa, poi a gridare, tanto da farsi udire fino all’incrocio delle strade: “Silenzio, silenzio, cos’è questo silenzio? Per vivere al mondo servono le parole… Uscite anche voi e parlate!”.

    Amma Rosa interruppe il suo lavoro ed uscì, guardando con tenerezza l’inquietudine di quella signora, che allora prese altro coraggio e sbottò: “Che pretendete col silenzio? Pensate di cambiare il mondo? Cos’è il vostro silenzio?”. Rosa, quasi sottovoce, ma con decisione, disse: “Sorella, il silenzio è il mantello di Dio”.

    E continuò sommessamente: “Da quando l’ho indossato la prima volta, non riesco più a togliermelo di dosso, tanta è la ricchezza che contiene e l’umiltà che mi dona”. Poi se lo accomodò nuovamente e rientrò nella sua cella silenziosamente e badando a non sbattere la porta.

     

    Intenzione di preghiera

    Perché impariamo a custodire il silenzio che aiuta a incontrare Dio e a mantenersi nella preghiera.

     

    Don’t Forget! Storia dei Martiri Cristiani

    MARTIRI CRISTIANI del REGNO SASANIDE 3.a parte

    Secondo lo storico Salminius Hermias Sozomen detto Sozomeno (400-450) nel 339-340 dopo aver scatenato la persecuzione facendo impiccare Simeone Bar Sabbã con 100 suoi chierici, il re Shapur II si accanì contro la stragrande moltitudine dei vescovi, sacerdoti, diaconi, monaci, vergini e altri ministri della Chiesa. In particolare, per i vescovi si ha notizia del martirio di ventidue di essi: tra i nomi che lo storico riporta si trovano anche quelli di Abdas e di Abdjesus (sir. Abdyesü, il «Servo di Gesù»).

    Le notizie sono scarne, ma degne del massimo rispetto, in quanto lo storico Sozomeno scrisse a meno di un secolo di distanza dagli eventi. Maggiori particolari racconta, invece, un documento posteriore, gli Acta SS. Quadraginta Martyrum, pubblicato in siriaco. Questi 40 martiri sono ABDAS, vescovo di Kaskar, ABDJESUS, vescovo di Bethkaskar, e 16 preti, 9 diaconi, 6 monaci e 7 vergini, tutti della regione di Kaskar. Nel 36° anno della persecuzione (375-376), Abdjesus fu tradito da un familiare e consegnato con altri cristiani al re Sapore.

    Poco dopo la stessa sorte toccò ad Abdas e a 28 suoi compagni di fede, preti, diaconi e vergini. Il re, dopo un primo sommario interrogatorio, incaricò del processo il fratello Ardasir (Artaserse), viceré dell’Adiabene, che tentò ogni mezzo per indurli ad adorare il sole, ma né lui, né il capo dei magi riuscirono a convincerli. Tutti i martiri furono allora legati e stretti tra due legni fino a essere quasi stritolati e il supplizio fu ripetuto sette volte durante la giornata: poi furono gettati in carcere senza cibo.

    Una pia donna, però, attraverso una finestra del carcere passò loro pane ed acqua, ed essi ne ringraziarono Dio. Infine furono giustiziati. Fu prima la volta di Abdas e dei suoi 28 compagni, brutalmente percossi, feriti con sassi alla bocca o al viso e, quindi, decapitati. Otto giorni dopo la stessa sorte toccò ad Abdjesus.

     

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