Giovedì 18 luglio 2024

     

    XV settimana T. Ordinario (A. pari)

     

    Avvenne il 18 luglio…

    387 a.C. – Sacco di Roma: i Galli Senoni comandati da Brenno saccheggiano l’Urbe

    1620 – Nella notte in Valtellina i cattolici, aizzati da fanatici predicatori, attaccano e uccidono oltre 600 protestanti locali: l’evento verrà ricordato come il Sacro macello di Valtellina

    1870 – Proclamazione del Dogma dell’infallibilità pontificia da parte di papa Pio IX

    1898 – Marie e Pierre Curie annunciano la scoperta di un nuovo elemento lo chiamano “polonio”

    1925 – Adolf Hitler pubblica il suo personale manifesto ideologico: il Mein Kampf

     

    Aforisma di Victor Hugo

    Dobbiamo proporzionare il castigo non al delitto che è grande, ma al criminale che è piccolo.

     

    Preghiera Gregorio di Nazianzo, Poesie su sé stesso, LXVII

    Sono stato deluso, o mio Cristo, per la mia eccessiva presunzione: dalle altezze sono caduto molto in basso. Ma rialzami di nuovo ora, poiché vedo che da me stesso mi sono ingannato; se troppo ancora confiderò in me stesso subito cadrò e la caduta sarà fatale. Amen

     

    Santo del giorno

    Il giorno 18 luglio il Martirologio Romano riporta quanto segue: “A Tivoli S. SINFOROSA, moglie di S. Getulio Martire, coi suoi sette figli CRESCENTE, GIULIANO, NEMESIO, PRIMITIVO, GIUSTINO, STATTEO ed EUGENIO.

    La loro madre, sotto l’imperatore Adriano, per la sua invincibile costanza, prima fu lungamente percossa, quindi sospesa per i capelli, e da ultimo legata a un sasso, fu precipitata nel fiume dove morì annegata; i figli poi, legati a pali e stirati con gli argani, con diverso genere di morte compirono il loro martirio.

    Dopo 2 anni, calmatosi il furore delle persecuzioni contro i cristiani, il fratello della martire Sinforosa, Eugenio, ne raccolse i corpi che furono ritrovati nella Diaconia di S. Angelo in Pescheria e trasportati a Roma sotto il Papa Pio IV e furono sepolti in una chiesa sulla via Tiburtina a 9 miglia dalla città di Roma”.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 11,28-30

    In quel tempo, Gesù disse:  «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.

    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

     

    Riflessione

    C’è ancora un futuro per le parrocchie? Di don Andrea Lonardo

    Si ripete spesso che il ruolo sociale delle parrocchie e della chiesa cattolica è al termine e che, anzi, bisognerebbe cessare dal preoccuparsene, per dedicare le energie all’annunzio della fede. Invece tutto sembra indicare il contrario. Sul territorio, le istituzioni civili sono sempre più lontane e assenti. Anche il piccolo commercio e i mercati rionali – così necessari a una dinamica di integrazione – cedono il passo a catene di supermercati gestiti da multinazionali o a negozi gestiti anch’essi in serie da misteriosi imprenditori di cui nessuno conosce la vita, che non si radicano nel territorio.

    Le scuole arrancano, nell’incapacità dei genitori di educare i figli non con “educazione civica”, ma ben più nel rispetto e più ancora nella responsabilità. Non si assiste, purtroppo, alla nascita di una vera inter-cultura, ma al giustapporsi di mentalità culturalmente e religiosamente diverse, incapaci di confronto, nelle quali ognuno tende a vivere secondo cliché predeterminati. Tensioni sociali sono all’orizzonte, fra gruppi religiosi che non riconoscono il valore della donna e sono evidenti nazionalismi che si fomentano a vicenda.

    I partiti risultano estranei alle dinamiche lavorative e vengono snobbati e ritenuti inaffidabili, a destra come a sinistra. I sindacati non hanno alcuna influenza sulla maturazione di una coscienza lavorativa. Insomma, l’ascolto attento della situazione sociale italiana, fa pensare esattamente all’opposto di quanto si sente affermare. Possiamo ipotizzare un futuro in cui solo le parrocchie resteranno a “presidiare” il territorio con uno sguardo super partes: solo esse infatti, nel vuoto del piccolo commercio e di commercianti, resteranno lì, con una presenza su tutto il territorio italiano, a essere un punto di coagulo e interscambio fra etnie e religioni diverse.

    Di questa responsabilità sociale – che dovrà mediare fra chi pretenderà un liberismo ancor maggiore e chi invece un restringimento delle libertà– dovranno farsi carico le comunità cristiane e sarebbe bene cominciare a rendersene conto. La situazione è esplosiva, come ci mostra il nord Europa. L’Italia dovrebbe misurarsi con quanto sta avvenendo in Svezia, in Danimarca, in Francia, e iniziare a interrogarsi su quali vie sociali proporre, prima che la situazione si aggravi come nel nord d’Europa.

     

    Intenzione di preghiera settimanale

    Perché i capi delle nazioni siano più responsabili nel parlare, nell’agire, nel mettere in pratica quello che esigono dagli altri e siano di esempio per coloro che li hanno scelti ed eletti…

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani in Argentina 1976 (2.a parte)

    Fra i primi martiri della repressione del governo golpista del gen. Jorge Rafael Videla, ci furono don GABRIEL LONGUEVILLE, prete “fidei donum” della diocesi di Viviers (Lione, Francia), arrivato in Argentina nel 1970 e accolto a La Rioja l’anno successivo, il quale visitò più volte il territorio della parrocchia del Salvatore a El Chamical a lui affidata.

    Dal 1975 fu affiancato da p. CARLOS DE DIOS MURIAS dei Frati Minori Conventuali. Nelle sue omelie, quel religioso denunciava i misfatti degli uomini del regime, ma allo stesso tempo affermava: «Potranno mettere a tacere padre Carlos o il Vescovo (Angelelli), ma non la voce del Vangelo».

     

    IL MARTIRIO DI DON GABRIEL E DI PADRE CARLOS

    Domenica 18-7-1976: don Gabriel e padre Carlos stavano cenando in casa delle Suore di S. Giuseppe, nella parrocchia del Salvatore a El Chamical, quando alcuni membri della Polizia Federale bussarono alla porta e si presentarono chiedendo di padre Carlos, che invitarono ad accompagnarli a La Rioja per testimoniare su alcuni detenuti.

    Padre Gabriel si unì a loro dicendo: «Vengo anche io con voi». La destinazione, però, fu un’altra. Condotti alla base aerea di El Chamical, subirono pesanti torture. Infine a 5 Km dalla città, vennero uccisi a colpi di arma da fuoco. I loro corpi furono trovati tre giorni dopo da operai ferroviari in località “Bajo de Lucas”.

     

    IL MARTIRIO DI PADRE WENCESLAO

    Anche molte organizzazioni laicali traducevano nel concreto le indicazioni del vescovo, come il Movimento Rurale dell’Azione Cattolica Argentina. Ne faceva parte WENCESLAO PEDERNERA, sposato e padre di tre figlie. A lungo lontano dalla fede, divenne più convinto dopo aver partecipato a una missione. Anche Wenceslao subì parecchie minacce a causa della sua azione tra i contadini.

    Alle prime ore del 25-7-1976, mentre ancora riposava, Wenceslao sentì bussare alla porta di casa e andò ad aprire. Quattro incappucciati gli spararono a bruciapelo, mentre accorrevano la moglie e le figlie. Caricato su un carro e trasportato all’ospedale di Chilechito, gli furono amministrati i sacramenti dei moribondi. Spirò raccomandando alla moglie di non portare rancore e alle figlie di non nutrire odio verso gli uccisori.

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com