XXV Settimana tempo Ordinario

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (S. Giovanni della Croce)

    A che punto è la notte ho chiesto alle ombre che osavano violare il cupo silenzio? A che punto è la notte ho gridato alle stelle e a una falce di luna? Sperando nel vento ho implorato: a che punto è la notte? Ma nulla ha tradito il velluto di quiete Invece che vagare per sentieri scoscesi una preghiera è salita dal cuore: Ave Maria, il Signore è con te. Con te è venuto il Figlio di Dio e ha acceso il mio giorno.

    Gerardo Sagredo

    Nacque a Venezia intorno al 980 da nobile famiglia, i Sagredo oriundi della Dalmazia. Giorgio, raggiunta l’età adatta, entrò in monastero e in ricordo del padre morto da poco, prese il nome di Gerardo. Divenne priore del monastero e poi abate, ma rinunciò alla carica e partì per un pellegrinaggio in Palestina. In nave giunse a Zara, da dove ripartì per l’Ungheria dove si stabilì e fu ordinato vescovo di Csanád. Partecipò attivamente all’opera di evangelizzazione del popolo magiaro, voluta fortemente dal re Stefano ‘il santo’, tanto da meritarsi il titolo di apostolo dell’Ungheria. Morì nel 1046, per mano di un gruppo di pagani, che lo spinsero giù dal monte Kelen che prese poi il nome di Monte Gerardo.                                                                                                                                                                                        

    La Parola di Dio del giorno

    ”Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti (riguardo a Gesù) e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: “Giovanni è risuscitato dai morti” altri: “È apparso Elia” e altri ancora: “È risorto uno degli antichi profeti”. Ma Erode diceva: “Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?”. E cercava di vederlo”. Lc 9,7-9

    Riflessione del giorno (Dino Buzzati)

    “Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui –ti prometto –ad ascoltare gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.”

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i sacerdoti giovani perché non si scoraggino di fronte alla difficoltà e fatiche del loro ministero.

    Il quadro della settimana – 94° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo”

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    Si hanno poche informazioni certe su quest’opera; forse si tratta di una delle prime committenze che Leonardo riuscì a guadagnarsi mentre era “a bottega” dal Verrocchio. L’opera si trovava in S. Bartolomeo a Monteoliveto, a sud di Firenze, ma nel 1867 fu trasferita agli Uffizi. In quest’opera Leonardo si allontana dall’iconografia tradizionale (nell’arte medievale si collocava l’annunciazione al chiuso) ambientando la scena all’esterno, ma per mantenere la riservatezza dell’incontro Leonardo dipinge la Madonna in un angolo del palazzo, facendo intravedere il letto dal portale. Un muretto delimita il giardino che però non è l’hortus conclusus simbolo della verginità di Maria, ma presenta un passaggio sullo spazio aperto dove si vedono un fiume con anse e barche, montagne punteggiate da torri e alberi. La luce è chiara, mattutina e ingentilisce i contorni delle figure, preannunciando lo “sfumato”. Del tutto tradizionale è invece la collocazione dei due personaggi (Madonna a destra e Angelo a sinistra) come ad es. nelle Annunciazioni di Beato Angelico.

    L’ampia parte della scena dedicata alla natura sembra voler sottolineare come il miracolo dell’Incarnazione divina coinvolga, oltre a Maria, l’intero creato. Grande attenzione è riservata infatti alla descrizione botanica di fiori e altre specie vegetali nel prato e nello sfondo: si tratta di un omaggio alla varietà e ricchezza della creazione divina. I fiori del prato, in particolar modo, appaiono studiati dal vero, con precisione lenticolare. L’impostazione spaziale non è data dalla prospettiva geometrica quattrocentesca (pure presente nell’ordinare i dettagli architettonici e le proporzioni dell’edificio, del pavimento e del leggio, con un punto di fuga al centro della tavola) ma è resa piuttosto dal digradare progressivo dei colori, soprattutto nello sfondo: Leonardo si servì della prospettiva aerea, tecnica che prevedeva una colorazione più tenue e sfumata per i particolari più lontani, come se fossero avvolti in una foschia. Gli oggetti vicini vennero invece raffigurati minuziosamente proprio perché più gli oggetti sono vicini, più li si vede meglio. L’Angelo è raffigurato in posizione classica, come se fosse appena planato con le ali nel momento di richiudersi. Maria è seduta dietro un altare marmoreo scolpito su cui è appoggiato il leggìo: ha la mano destra poggiata sul libro come a evitare che si chiuda, mentre la sinistra è alzata in segno di accettazione del suo destino. Amplissimo è il mantello azzurro che, ricade anche sul seggio e dà un forte senso di plasticità.

     

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