cosa conta davvero per te nella vita? – riflessione di don Davide Rota

    3° Insegnamento del Coronavirus

     

    L’epidemia in atto che ha purtroppo spezzato molte vite, ha spazzato via anche, per fortuna, tanti dei problemi che hanno occupato la scena mediatica, agitato la pubblica opinione e alimentato il dibattito politico negli ultimi tempi.

    Qualche esempio? Il muro invalicabile del patto di stabilità UE sembra essersi sbriciolato. Di migranti non si parla quasi più se non per chiedersi come mai loro non si siano ammalati. Le distanze e differenze politiche nettissime fino all’altro ieri, si sono attenuate a tal punto che tutti sembrano volere le stesse cose, differenziandosi solo nel volerle un po’ di più.
    E dove son finiti quelli che dicono di no a tutto, sempre e a prescindere: vaccini, tasse, grandi opere, consumi…?
    L’emergenza ha limitato diritti e libertà individuali e comunitarie, ma per la paura ci si è adeguati e anche gli anticonformisti ripetono come un mantra di usare la mascherina, lavarsi le mani, non uscire di casa, mantenere le distanze e assicurano che così facendo andrà tutto bene.

    Per chi infine in questa tragedia non si raccapezza vale il principio: “Non capisco, ma mi adeguo”.
    Se tutto ciò è vero, allora un merito dobbiamo pur riconoscerlo a questo maledetto virus: ci ha obbligati a fare piazza pulita dei troppi pensieri, discorsi, comportamenti, assiomi che consideravamo indiscutibili e invece, sottoposti al dolore di questi mesi, si sono dimostrati inconsistenti e sciolti come neve al sole.

    Potremmo paragonare la pandemia a un trasloco che obbliga a far la cernita fra ciò che si deve salvare e ciò di cui si può fare a meno. E siccome è assurdo sperare che debba capitare qualcosa di grave o tragico per capire cosa conta nella vita, non aspettiamo le tragedie per farlo, ma chiediamocelo sempre, anche quando tutto va bene, quando tutto è (o sembra) normale. Ci voleva la strage di anziani nelle RSA (orrendo gergo burocratico) e la scomparsa di tanti parenti, amici, conoscenti…per capire che nulla conta né vale più della vita umana? Per ammettere che si può anche morire di virus, ma i congedi frettolosi al cimitero senza un ricordo o una preghiera, i camion che portano i corpi alla cremazione, il nonno consegnato in ospedale e restituito nell’urna cineraria…sono realtà disumane, anche se nessuno ne ha la colpa.

    E certe proteste postume di chi i suoi cari non li ha mai guardati bene da vivi e ha curato di più l’animaletto di casa che non loro al ricovero, non sono poi tanto credibili. Il virus ha insegnato che nulla vale più della persona e abbiamo capito che dobbiamo prenderci maggiormente cura gli uni degli altri finché c’è la possibilità, per non vivere di rimorso quando non ci sarà più. In secondo luogo pare che pochi programmi televisivi abbiano avuto tanta audience come la preghiera del Papa nella piazza S. Pietro deserta e battuta dalla pioggia o i riti della Settimana Santa nella basilica vaticana.
    Paradossalmente il virus sembra aver risvegliato nelle nostre coscienze assopite il richiamo a Dio che decenni di benessere hanno corroso e la proibizione dei riti pubblici ha risvegliato la voglia di pregare in molti che l’avevano perduta. Lo scrittore N. Gòmez Dàvila paragona l’uomo d’oggi a uno che non tocca le pareti del carcere in cui è rinchiuso per illudersi di essere libero. Ma quando la realtà ci obbliga a farlo, scopriamo che Qualcuno le pareti le ha abbattute per noi ed è in grado di dilatare senza limiti gli orizzonti della nostra vita. Infine la dolorosa esperienza di questi giorni ci obbliga a chiederci cosa valga davvero per noi e l’isolamento e il silenzio a cui siamo costretti ci forniscono l’occasione per dare risposte meno superficiali di quelle abituali. La vita non è solo il conto corrente, il lavoro ben retribuito, la casa moderna; e neppure il footing, il jogging, l’aerobica, la palestra, l’happy hour, i viaggi, le diete, i massaggi, i cibi bio…Non bastano il benessere psico-fisico, lo smartphone, la cura della linea, i tatuaggi e le tendenze…c’è anche altro grazie a Dio.
    C’è la solidarietà, la condivisione, l’amicizia, la fiducia, il rispetto, la serenità e tutti gli atteggiamenti interiori che si condensano in una parola: c’è la vita buona per sé stessi, per Dio e per gli altri, che è poi l’unica modalità di esistenza degna di essere vissuta.

    – don Davide –

     

     

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