domenica 13 giugno ’21

     

    11.a Settimana Tempo Ordinario

     

    Detti di S. Antonio da Padova

    La natura ha posto davanti alla lingua due porte, cioè i denti e le labbra, per indicare che la parola non deve uscire se non con grande cautela.

     

    Preghiera del Giorno

    Padre, che a piene mani semini nel nostro cuore il germe della verità e della grazia, fa’ che lo accogliamo con umile fiducia e lo coltiviamo con pazienza evangelica, ben sapendo che c’è più amore e giustizia ogni volta che la tua parola fruttifica nella nostra vita.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen.

     

    La Parola di Dio del giorno

    Ezechiele 17,22-24; Salmo 91; 2 Corinti 5,6-10; Marco 4, 26-34

    Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme ger­moglia e cresce.

    Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

    Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con che parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene semi­nato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, una volta seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo fanno il nido alla sua ombra».

    Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma ai discepoli spiegava ogni cosa. 

     

    Riflessione del giorno (Comunità di Bose)

    La parabola narra la pazienza, la capacità del Signore di attendere i tempi umani, ma essa suggerisce anche a noi una modalità di lavoro che è la non-azione, l’acconsentire alla maturazione dell’altro senza forzare i tempi, l’acconsentire all’azione di Dio nell’altro senza fretta, senza presunzione e senza angoscia.

    Si tratta di imparare la faticosa arte di non agire, di aiutare ciò che procede da solo, di porre un freno alla nostra impazienza, di astenerci dall’intervenire direttamente impedendo la giusta possibilità del terreno di dare frutto nella propria misura (trenta, sessanta, cento) e a suo tempo.

    Occorre lasciar fare facendo fiducia alla potenza del seme-parola di Dio e alla capacità di accoglienza della terra-cuore umano.

    Lasciar fare senza trascurare, ma avendo cura e aiutando la crescita con l’atto generante della fiducia. La fiducia è la non-azione che consente all’altro di trovare la forza e la possibilità di agire, anzi, di essere, di divenire, di crescere. Ovviamente, va evitata la passività: occorrerà accompagnare il processo.

    Come testimoniano altre parabole evangeliche, occorre sarchiare il terreno, zapparlo, irrigarlo, insomma mettersi a disposizione del terreno e del seme perché possa germinare e crescere come pianta con i suoi tempi.

    L’efficacia, in questo caso, è tutta nel non ingerirsi e nell’assecondare, con umiltà, un processo che avverrà non in virtù dei nostri sforzi, ma sponte sua. Si tratta di mettersi a servizio di ciò che procede da solo.

     

    Intenzione di Preghiera per il giorno

    Perché impariamo la pazienza della fede, la tenacia della speranza, l’ottimismo della carità.

     

    Don’t forget! Santo del giorno

    S. ANTONIO DA PADOVA. Fernando di Buglione nasce nel 1195 a Lisbona e a 15 anni è novizio tra i Canonici Regolari di S. Agostino.

    Nel 1219, a 24 anni, è ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi dei 5 francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati per ordine di Francesco d’Assisi.

    Con il permesso del priore agostiniano, Fernando entra fra i Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, a S. Maria degli Angeli ascolta Francesco, ma non lo incontra personalmente.

    Per qualche tempo vive nell’eremo di Montepaolo, poi su mandato di Francesco, inizia a predicare in Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 è provinciale del nord-Italia proseguendo nell’opera di predicazione.

    Il 13-6-1231 sentendosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell’Arcella.

    Era il 13 giugno 1231 e aveva 36 anni! La fama dei prodigi compiuti, convinse Papa Gregorio IX a bruciare le tappe del processo e a proclamarlo Santo il 30-5-1232, a Spoleto.

     

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