frammenti di vita del Patronato

    Che non fosse un adone lo si sapeva, ma quando si era presentato in lacrime con l’occhio gonfio, il labbro rotto e le cicatrici che segnano il suo volto di nuovo riaperte e sanguinanti, l’irritazione ha ceduto il passo alla pietà “Soccorriamolo, poi si vedrà” fa l’educatore. E’ riapparso ore dopo col viso incerottato, a raccontare l’accaduto. C’è da dire che da qualche tempo il nostro girava con una scassata chitarra a tracolla riuscendo a tirar fuori dello strumento solo suoni strazianti; non contento, accompagnava lo strimpellio con un canto composto da due sole parole: “Signore…per favore”. Si sapeva che passava la giornata tormentando l’udito della gente nei pressi della stazione o nel tunnel: le due sole parole del suo canto monotono nel senso esatto della parola, erano un invito ai passanti affinché lasciassero cadere qualche centesimo nel cappello. Ma una sera un branco di giovinastri irritato dallo stridore e da quel canto urlato, aveva deciso di farlo tacere riempiendolo di botte. Da allora non grida più e usa la chitarra con parsimonia. E i passanti, grati, gli fanno scivolare in mano qualche monetina in più. Con tutta la nostra solidarietà, avrà capito che a volte ”un bel tacer…”.

     

    – don Davide –

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