giovedì 9 settembre ’21

     

    23.a Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno (Latino)

    AMICUS OMNIBUS, AMICUS NEMINI.

    Amico di tutti, amico di nessuno.

     

    Preghiera del giorno

    Signore ti preghiamo oggi per chi è affamato o assetato, per chi ha perso tutto e per chi non ha mai avuto niente;

    per chi è ammalato e per chi è disabile da sempre; per chi è morto, morto ucciso, morto povero e solo, morto prima ancora di vedere la luce: per te fratello, per te sorella, noi preghiamo, ma ci mancano le parole, non sappiamo cosa dire o chiedere.

    Quando il dolore è troppo forte, restiamo solo in silenzio. Solo tu, Signore, sai cosa fare, sai ciò che è bene, ciò che è possibile. Ti preghiamo, sia così, solo così, come tu vuoi. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. PIETRO CLAVER. Nato a Verdù (Barcellona) il 25-6-1580, Pietro Claver entra nella Compagnia di Gesù nel 1604: studia filosofia a Palma di Maiorca e viene ordinato prete a Cartagena nel 1616 e presta le cure pastorali agli schiavi neri, deportati dall’Africa.

    Qui infatti, sbarcavano migliaia di schiavi, quasi tutti giovani: ma invecchiavano e morivano per la fatica e i maltrattamenti; e per l’abbandono se invalidi.

    Lui fa il voto di essere «per sempre schiavo degli Etiopi» (all’epoca si chiamavano così tutti i neri) e per capire i loro problemi impara anche la loro lingua.

    Ammalatosi di peste, sopporta i maltrattamenti del suo infermiere, che è un nero. Morto a 74 anni e canonizzato nel 1888 con Alfonso Rodriguez, suo confratello e amico, è patrono delle missioni per i neri.

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 6,27-38

    Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

    A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

    E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano.

    E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

    Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.

    Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

     

    Riflessione per il giorno (Tahar Ben Jelloun)

    Perché i popoli musulmani non reagiscono all’orribile deviazione della loro religione da parte di delinquenti e barbari? Perché un’istituzione come Al Azhar, al Cairo, non si esprime con fermezza e senza ambiguità contro queste bande di distruttori dell’Islam?

    Perché assistiamo quotidianamente al trionfo dell’orrore in Afghanistan come in alcuni Paesi africani, senza muoverci, senza gridare, senza manifestare nelle strade il rifiuto assoluto di questa barbarie arrogante e trionfante?

    Da molto tempo l’Islam è usato da dei criminali come ideologia e bandiera di un nuovo ordine, quello della sotto-missione e della schiavitù dei bambini e delle donne.

    Inutile ricordare che niente di tutto questo esiste nell’Islam, ma si lascia aperta la porta alla possibilità che la gente creda che l’Islam sia questo.

    I testi, letti con intelligenza, scagionano l’Islam da questi atti di violenza. Ma è necessario mobilitarsi ovunque nel mondo musulmano per rifiutare questi abusi che negano ogni civiltà, cultura, umanità…

     

    Intenzione di Preghiera per il giorno

    Per i musulmani, perché combattano ogni forma di violenza e sopraffazione in nome di Dio.

     

    Don’t Forget! Uomini e donne di carità

    ELISABETTA (Betty) AMBIVERI 1888 – 1962

    Elisabetta (Betty) Ambiveri nacque a Bergamo nel 1888 (lo stesso anno di don Bepo). Il padre era imprenditore nell’allevamento dei bachi da seta.

    Lei, prima di sette figli, terminati gli studi, si dedicò all’attività di famiglia. Fu in questo periodo che maturò interesse per chi viveva in condizioni di povertà e miseria e offrì aiuto economico e morale, non solo nei riguardi della comunità locale, ma anche verso le popolazioni lontane.

    Nel 1920 fondò il Laboratorio Missionario e più tardi diventò presidente dell’Opera Apostolica di Bergamo. Durante il grande conflitto Elisabetta prestò servizio come volontaria della Croce Rossa prestazione per la quale le venne conferita una medaglia d’argento.

    La sua iscrizione alla C.R.I. fu l’inizio di un servizio volontario che durò fino al 1957. I rapporti con il fascismo non furono facili, ma Betty riuscì sempre a svolgere le sue opere di assistenza.

    La crisi economica aveva provocato una forte flusso migratorio e con don Agostino Vismara iniziò a dedicarsi all’assistenza degli emigranti, ma fu costretta a interromperla per l’intervento fascista.

    Nell’aprile 1940 il padre morì ed Elisabetta fu sfiorata dall’idea di partire come missionaria, ma a giugno l’Italia entrò in guerra e decise di rimanere.

    Nel mese di marzo 1941 rivestì di nuovo i panni dell’infermiera volontaria e quando si rese conto che vi erano forti carenze di medicinali per i ricoverati con malattie ai polmoni, decise di protestare inviando una missiva al Duce.

    Fu immediatamente sospensione dal servizio per tre mesi. La sera del 10-9-1943 si riunirono in Villa Ambiveri un gruppo di amici per organizzare la banda Decò-Canetta per sostenere la resistenza all’occupazione tedesca.

    Elisabetta si prestò a nascondere armi nella sua villa, ma in seguito ad una delazione la notte del 24-11-1943 venne arrestata e con lei tutti i componenti della banda.

    La rinchiusero nel carcere di S. Agata e il processo fu celebrato il 7-3-1944 e la sentenza decretò la pena capitale, ma dopo una mobilitazione generale fu tramutata in dieci anni di carcere da scontare in Germania nel carcere femminile di Aichach.

    Il 24 aprile 1945 gli americani liberarono i detenuti e eli rientrata in patria si impegnò in campo politico, amministrativo, sociale e nel volontariato.

    Alle elezioni del 24-3-1946 fu la prima donna ad essere eletta nel Consiglio Comunale di Bergamo e così anche nelle elezioni del 1951.

    Nel 1956 fu eletta nel Consiglio Provinciale di Bergamo su mandato D. C. Fu anche presidente dell’attuale Ospedale Bolognini di Seriate.

    Nel 1945 fondò la sezione bergamasca del CIF (Centro Italiano Femminile) e costituì nella provincia ben 115 sezioni. Contribuì a fondare la Casa del Sole per ragazzi con problemi di disadattamento, l’Istituto Pietro Moroni per ragazzi con Sindrome di Down.

    Nel 1950 fu nominata dalla Croce Rossa Ispettrice delle Infermiere Volontarie di Bergamo e Provincia e organizzò momenti di solidarietà con l’accoglienza degli alluvionati del Polesine e della Calabria e i profughi provenienti dall’Ungheria.

    Betty conobbe a Milano Padre Romano Scalfi, che aveva fondato l’associazione Russia cristiana con l’intento di dare voce alla “Chiesa del silenzio” oppressa dal regime sovietico: fu subito interessata all’iniziativa e dopo aver chiesto consiglio a Papa Giovanni ospitò l’associazione nella propria villa, dove ancora oggi ha sede.

    Elisabetta aveva 71 anni quando le fu diagnosticato un tumore al seno, ma continuò sempre a lavorare e il 23 dicembre 1961 ricevette dal sindaco di Bergamo la medaglia d’oro al merito civico. Morì alle 7,45 del 4 giugno 1962.

     

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