Il funerale della nonna

    “Devo andare in Marocco perché mia nonna sta morendo”. Sebbene non lo dica, è evidente che il viaggio potrà farlo solo se lo aiuto a pagare il biglietto. Metto le mani avanti: “Fammi capire: la nonna che sta male è quella che ti ha ceduto a uno perché ti portasse in Italia?”. “E’ lei – risponde- quando a sette anni è morta anche mia mamma, mi ha detto che non poteva più tenermi e mi ha affidato a un tale che mi ha portato prima in Spagna poi in Italia”. Era cominciata allora l’incredibile odissea di un bimbo che obbligato a portare a casa ogni giorno la somma stabilita dallo “zio”, aveva imparato così bene la brutalità delle regole di strada da decidere a 12/13 anni di abbandonare gli “zii” che pensavano solo a sfruttarlo, andando a vivere in strada. Per sei anni la giovane età gli aveva risparmiato il carcere, ma a diciotto anni insieme al primo figlio era arrivata anche la detenzione, la prima di tante. Poi, imprevista e provvidenziale, la svolta: approdato al Patronato aveva cambiato vita, si era sposato, aveva trovato un lavoro ed erano nati altri due bimbi. “Mi puoi anticipare qualcosa per il suo funerale? Te la restituirò al ritorno”. “Perché lo fai?” chiedo. “Perché la nonna è l’unico legame che mi rimane con mia mamma e perché in fondo devo a lei quel che ora sono”.

    – don Davide –

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