lunedì 25 novembre ’19

     

    Proverbio del giorno

    La morte è il sonno dei buoni, il terrore dei ricchi, Il ricovero dei poveri e la consolazione dei tribolati.

     

     

    CATERINA D’ALESSANDRIA MARTIRE

    una delle sante più raffigurate nella storia della pittura sacra è patrona dei teologi. E’ rappresentata con la corona e vestita di abiti regali per sottolineare l’origine principesca. La palma indica il martirio. Il libro ricorda la funzione di protettrice degli studi e delle categorie sociali dedite all’insegnamento (insegnanti e Ordini religiosi come i Domenicani e gli Agostiniani). Infine la spada, l’arma che le tolse la vita, e la ruota dentata, strumento del martirio che lega la santa alle categorie di arti e mestieri che hanno a che fare con la ruota.

     

    La Parola di Dio Luca 21,1-4.

    In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere».

     

    Riflessione per il giorno (Massimo Cacciari)

    C’è un modo sbagliato con cui si sono affrontati in questi anni temi di questo genere come famiglia e procreazione, con una posizione da parte della chiesa non di attacco, ma di difesa. Errore devastante. Penso al tema della dignità della donna: io nel libro dico che quando la donna genera, genera Dio. E invece si è scelta la linea della difesa su vecchie frontiere riguardanti i diritti della donna, il diritto di famiglia…Il risultato è che oggi in regioni cattoliche come il Veneto nessuno più segue quello che gli dice S. Romana Chiesa. Una forza politica può dare un’immagine di sé conservatrice, ma se la dà la Chiesa è spacciata. Alla riforma devi rispondere con la tua riforma, alla crisi rispondi con i santi, con S. Francesco, S. Ignazio, non puoi rispondere difendendo etiche e basta. L’idea di Maria SS è fondamentale, è l’idea di una donna che consapevolmente, liberamente, accoglie, malgrado il dubbio, malgrado il dolore, malgrado la sofferenza, accoglie e segue fino alla Croce.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i professori e gli studenti di teologia di cui S. Caterina d’Alessandria è patrona

     

    Don’t forget!

    25-11-1991: + don Gino Valsecchi del PSV-  Giornata eliminazione violenza sulle donne.

     

    Le 100 immagini che hanno cambiato il mondo

    DISTRUZIONE DEL GHETTO DI VARSAVIA

    Tra il 19 aprile e il 16 maggio 1943 la popolazione ebraica del Ghetto di Varsavia, stremata e ridotta in fin di vita, si oppose all’esercito nazista, tenendolo in scacco per quasi un mese. Dall’inizio 1940, i nazisti concentrarono oltre 3 milioni di ebrei in ghetti dislocati in varie città polacche; nel più grande quello di Varsavia, furono stipate in 3,4 km2 400mila persone, che arrivarono, nel 1942, a 500mila. Nei tre anni e mezzo seguenti le già difficili condizioni di vita andarono peggiorando, al punto che, all’inizio 1941, la mortalità per fame o per malattie raggiunse la cifra di circa 2mila persone al mese: quell’anno morirono 44.360 ebrei. Gennaio 1942: venne pianificata la soluzione finale della questione ebraica: attivati i campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka, iniziarono i “trasferimenti” anche dal ghetto di Varsavia. L’insurrezione ebbe inizio alle 06.00 del 19 aprile, nel periodo della Pasqua ebraica, quando nel ghetto, una colonna di soldati tedeschi venne fatta bersaglio di colpi di arma da fuoco, bottiglie incendiarie e granate dalle finestre. Il giorno seguente truppe tedesche entrarono nel ghetto con carri armati e artiglieria leggera: fu un inferno, ma gli insorti avevano un sistema di gallerie con cui attaccavano alle spalle i soldati tedeschi e li derubavano delle armi. Vennero fatte saltare fogne e condotti, usati gas asfissianti e lanciafiamme, ma gli scontri andarono avanti fino al 1° maggio, quando gruppi di comunisti si unirono alla popolazione del ghetto per combattere: gli insorti cadevano a migliaia ma tra le unità di resistenza del ghetto, fu dato l’ordine di resistere o morire

    Il 16 maggio non rimaneva in piedi quasi più nulla e Himmler fu informato che il quartiere ebraico aveva cessato di esistere. L’immagine che presentiamo parla da sé: gli edifici in fiamme, i soldati dai lucidi elmetti, il gruppo compatto dei civili che marcia verso i campi di sterminio e al centro una bimba che stringe quello che potrebbe essere un orsacchiotto di pezza. Una delle immagini più terribili delle atrocità del nazismo che potrebbe essere un quadro di Goya. 

     

     

     

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