Lavoro in carcere, «Il Mosaico» fa il bis «Laboratorio per altri otto detenuti»

     

    Via Gleno. La cooperativa: «Ci piacerebbe sistemare un’altra ala per creare nuove opportunità» Avviata una raccolta fondi: servono 26.600 euro per reperire impianti e varie attrezzature

     

    Don Fausto Resmini lo aveva sognato per tanto tempo ed ora il suo progetto è diventato realtà: dare lavoro ai detenuti durante la loro permanenza in carcere, perché il tempo della pena diventi occasione per imparare e preparare il riscatto.

    Da ormai un anno e mezzo la Casa circondariale di Bergamo, intitolata proprio a don Fausto Resmini (cappellano dal 1992 sino alla sua morte, avvenuta nel marzo 2020), ospita un laboratorio gestito dalla cooperativa «Il Mosaico», braccio operativo del Patronato San Vincenzo di Sorisole.

    «Don Fausto aveva sempre avuto in mente di far lavorare i detenuti all’interno del carcere, ma per diversi motivi non era riuscito a iniziare – spiega Salvatore Oliveto, collaboratore della prima ora di don Resmini, ora responsabile del laboratorio aperto in carcere -. A giugno 2021 abbiamo iniziato, smantellando un magazzino e aprendo un laboratorio: lì abbiamo iniziato a portare del lavoro della nostra cooperativa».

    Il laboratorio allestito dentro il carcere può accogliere otto persone contemporaneamente: qui nel tempo si sono alternati diversi detenuti. «Lavorano per tre ore al mattino, dalle 8,30 alle 11,30 – continua Oliveto -. Svolgono per lo più lavori di assemblaggio. Grazie ad un finanziamento siamo riusciti a organizzare anche due corsi di saldatura». La formazione svolta in carcere si è rivelata un’occasione preziosa di riscatto. Ci sono due persone che, una volta uscite dal carcere, sono riuscite subito a trovare lavoro in questo ambito.

    La cooperativa, attraverso il laboratorio, mira a insegnare le regole base di un luogo di lavoro, a fornire o consolidare competenze professionali e a garantire opportunità di guadagno economico, grazie a delle borse lavoro. «Al personale del carcere chiediamo di far venire a lavorare soprattutto le persone più sole, che hanno meno contatti con l’esterno – spiega ancora Oliveto -. Anche in carcere chi è povero soffre di più perché non può permettersi nessuna spesa: il lavoro può dar loro l’opportunità di guadagnare qualcosa».

    Il laboratorio aperto in carcere si inserisce nella rete di sedi in cui la cooperativa «Il Mosaico» dà lavoro a persone in condizioni di difficoltà, con borse lavoro e, dopo un anno, con regolari assunzioni. «Abbiamo i laboratori della comunità di Sorisole, quelli di Lurano, la cascina all’Agro di Sopra e anche un nuovo laboratorio al Patronato di Bergamo. Per il carcere, ci piacerebbe che qualche ditta esterna ci assegni delle commesse lavorative che possiamo far svolgere ai detenuti nel laboratorio».

    Dopo il primo anno e mezzo, infatti, il progetto del lavoro in carcere vuole crescere ancor di più. «Sta funzionando molto bene. Non abbiamo mai avuto situazioni problematiche e anzi abbiamo costruito un rapporto positivo anche con la direttrice e l’area educativa del carcere». Ora «Il Mosaico» vorrebbe ampliare questa realtà. «Ci piacerebbe sistemare un’altra ala del carcere per avere a disposizione un nuovo spazio da allestire come laboratorio e creare opportunità lavorative per altri otto detenuti».

    Proprio per questo la cooperativa ha avviato una raccolta fondi, con cui spera di raccogliere le risorse necessarie per l’impianto di aria compressa, l’impianto elettrico, quattro tavoli ergonomici, due avvitatori elettrici, un braccio di reazione per avvitatore, quattro prese manuali da banco e una bilancia contapezzi. La spesa complessiva ammonta a 26.600 euro: per sostenere il progetto è possibile anche mettere a disposizione attrezzature oppure collaborare attraverso commesse lavorative. Perché il sogno di don Fausto cresca ancor di più.

     

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    Articolo di Francesco Ferrari, da L’Eco di Bergamo 09/01/2023

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