6.a settimana di pasqua
Avvenne il 6 maggio…
1527 – Lanzichenecchi di Carlo V d’Asburgo: saccheggio di Roma: è ritenuto la fine del Rinascimento
1542 – Francesco Saverio arriva a Goa, allora possedimento portoghese, per evangelizzare gli indiani
1682 – Luigi XIV di Francia sposta la sua corte a Versailles
1889 – La Torre Eiffel viene aperta al pubblico, durante l’Esposizione universale di Parigi
1976 – Friuli il terremoto causa ingenti danni e 1000 morti nel centro-nord della regione
1994 – Elisabetta II e François Mitterrand inaugurano l’Eurotunnel sotto La Manica
aforisma di Nicolas Gòmez Dàvila
“L’amore per il popolo è vocazione aristocratica. Il democratico lo esercita solo in periodo elettorale.”
Preghiera
Donaci, Dio misericordioso, di sperimentare in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua del tuo Figlio che celebriamo nei santi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Figlio di gente modesta, ma cristiana, Domenico Savio nacque a Riva di Chieri in Piemonte, il 2-4-1842. Il fanciullo, dotato di indole mite e di vivace ingegno, fu ammesso alla S. Comunione a soli 7 anni. Era amato da tutti per la sia dolcezza e fu accolto da don Bosco nell’ottobre 1854 nell’Oratorio.
Disciplinato e dedito allo studio, s’interessava del bene del prossimo, aiutando i compagni in tutto: consolava gli afflitti, correggeva gli errori, induceva i negligenti ad accostarsi ai S. Sacramenti, sopportava con pazienza chi lo molestava, rappacificava chi aveva bisticciato. La sua devozione era rivolta alla SS. Eucaristia e alla B. Vergine Maria. Il suo motto era: «La morte, ma non peccati».
Interrogato su cosa intendesse don Bosco per santità rispose: “Don Bosco fa consistere la santità nello stare molto allegri”. Contro ogni aspettativa, dopo pochi giorni di una malattia, con morte serena, rese l’anima a Dio il 9-3-1857. «Oh che bella cosa che vedo mai!» disse in punto di morte.
Parola di Dio del giorno Giovanni 15,26-16,4
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Riflessione frammenti di vita
Dopo un’aspra discussione con un tizio dai modi indisponenti, il giovane sfogò la sua ira e amarezza al prete della sua parrocchia, raccontandogli per filo e per segno l’accaduto e cercando di essere il più oggettivo possibile.
L’anziano sacerdote alla sollecitazione del giovane “Io so di avere ragione, ma lei che ne pensa?” dopo un silenzio che al ragazzo sembrò interminabile, rispose: “Perché mi fai questa domanda? È a te stesso che devi rivolgerla”. “In che senso?” fece il giovane.
“Nel senso che con le tue argomentazioni vuoi dimostrare che hai ragione e io ti crederei anche, se non fosse per due cose: la prima è che se sei convinto di avere ragione, perché insisti a chiedermi cosa ne penso? Non sarà che invece temi di aver sbagliato? Sii onesto con te stesso e a fatti la domanda giusta: “Ho ragione o torto?”. “E la seconda cosa?” chiese il ragazzo tentando di uscire dall’impasse in cui si era cacciato.
“La seconda è che sei troppo agitato e hai perso la serenità e questo è il comportamento di chi ha sbagliato, ma non è disposto ad ammetterlo e va alla ricerca non di verità, ma di complicità”. Quel giovane ero io tanti anni fa e il vecchio prete era il mio parroco. Non ho più dimenticato quella lezione, anche quando ogni tanto mi capita di rifare l’adolescente che non cerca verità, ma complicità.
Intenzione di preghiera
Per i chierichetti di cui S. Domenico Savio è patrono e modello: perché da lui imparino a praticare con gioia le virtù cristiane che rendono gioiosa la vita.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
VITTORIO MATTEO CORCOS: SOGNI
1896, Olio su tela, 160 x 135 cm
Galleria Nazionale di arte moderne e contemporanea, Roma
Vittorio Matteo Corcos nacque a Livorno il 4-10-1859, da Isacco e Giuditta Baquis, entrambi ebrei. Fin da giovane dimostrò predisposizione per l’arte che approfondì alla scuola di Giuseppe Baldini, primo maestro di Giovanni Fattori, e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Sogni, non è solo una delle opere più celebri di Vittorio Corcos, ma è anche il dipinto-simbolo della “belle époque” ed insieme è il ritratto di una ragazza reale, Elena Vecchi, figlia dello scrittore Augusto Vecchi, amico dell’artista.
Corcos non solo ritrae la giovane con grande naturalezza e aderenza al vero, ma le fa anche assumere una posa inusuale, che denota confidenza con il pittore e che punta a colpire l’osservatore. La ragazza è seduta con estrema disinvoltura su una panchina, sulla quale ha appoggiato il suo cappello in paglia a tesa larga, tre libri e l’ombrellino da passeggio.
Poggia la testa sulla mano e fissa dritto negli occhi, con sicurezza, l’osservatore. Le gambe sono accavallate, in una posizione che, all’epoca, non era ritenuta decorosa. Il dipinto fu mostrato per la prima volta a Firenze, alla celebre Festa dell’Arte e dei Fiori, nello stesso anno in cui realizzato, ovvero nel 1896 e fece molto scalpore, per il fatto che una posa così disinibita aveva dato adito a voci circa legami troppo “stretti” tra la modella e il pittore, che all’epoca avevano rispettivamente 23 e 37 anni.
Niente di ciò: si tratta solo di un dipinto di grande modernità che, fatto pressoché nuovo per la società italiana del tempo, restituiva l’immagine di una donna emancipata e indipendente. L’opera è oggi conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che la acquistò nel 1897 proprio alla Festa dell’Arte e dei Fiori.
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