lunedì 31 agosto ’20

    XXIIa Settimana del tempo Ordinario

     

    Proverbio:

    I pregi della nave li puoi vedere in alto mare, non dentro il cantiere. 

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Signore, fa’ che oggi io senta la voce della tua bontà: che non trascuri mai le tue ispirazioni e abbia, invece, sempre fiducia in Te. Insegnami a fare la tua volontà e a ricevere da te il frutto della tua vigna, che è il dono del tuo corpo e del tuo sangue, perché tu sei il mio Signore e il mio Dio. Amen

    Abbondio, Vescovo di Como Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, mentre non si sanno con certezza data di nascita e morte, così come ignoto è il luogo di origine. Conosceva bene il greco e perciò fu mandato dal Papa Leone a Costantinopoli per dirimere, con successo, la questione sulle due nature di Cristo suscitata da Nestorio ed Eutiche.  

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Lc 4,16-30

    Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

    «Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei stare seduto per ore a guardarlo…Eravamo in tre e lavoravamo come un sol uomo. Cioè due di noi poltrivano sempre». Questa battuta del comico Groucho Marx, fa il paio con quella che abbiamo sopra proposto e che è presente nel romanzo Tre uomini in barca (1889) dello scrittore inglese Jerome Klapka Jerome. Parliamo di lavoro proprio oggi, quando si cala idealmente la serranda sul mese riservato alle ferie e si riaprono le fabbriche. Ci limiteremo però a fermarci, molto lievemente, sull’antipodo dell’operosità cioè su uno dei vizi capitali, la pigrizia o inerzia. L’italiano nobile usa il termine “accidia” che deriva dal greco akedía e significa una noncuranza, una trascuratezza un po’ scoraggiata e triste. Si ha, così, quella che l’antica tradizione ascetica considerava come un grave rischio spirituale. È, infatti, la mollezza anche fisica che rivela un allentamento dell’anima che abbandona l’ascesa faticosa della virtù e si abbandona all’indifferenza, della mediocrità, della piattezza. È, questa, una sorta di diagnosi anche dell’apatia della società moderna che, dopo essere passata attraverso frenesie ed eccessi, piomba nell’abulia, nella svogliatezza e fin nella nausea o nella noia. Siamo ben lontani dal “dolce far niente”; è, invece, un gorgo grigio che attira e spegne gli aneliti dell’anima. Vale, allora, il monito paolino: «Svegliatevi dal sonno… La notte è avanzata e il giorno è vicino!» (Romani 13, 11–12).

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché rinfrancati dal riposo estivo, riprendiamo con buona volontà il lavoro quotidiano 

     

    Don’t forget!

    Le 100 immagini che hanno cambiato il mondo

    LA DIMENTICATA GUERRA DEL BIAFRA 1967-1970

    Sono passati 53 anni dall’inizio della Guerra del Biafra, regione sud orientale della Nigeria. Era infatti il 6 luglio 1967 quando l’esercito governativo nigeriano decise di invadere la regione del Biafra che il 30 maggio precedente si era autoproclamata indipendente. Fu una delle guerre più violente e cruente della storia “moderna”: 3 milioni i cadaveri rimasti a terra e almeno altrettanti furono i morti decimati dalla fame, dalle epidemie e dall’impotenza o indifferenza dei grandi del mondo. Sei milioni di morti dimenticati troppo velocemente e freddamente. Le questioni che erano alla base della guerra del Biafra – gli interessi derivanti dai ricchi giacimenti di petrolio della regione – appare ancora oggi irrisolta. Il Biafra sta cercando gradualmente di lasciarsi alle spalle il brutto passato, anche se le cicatrici non sembrano rimarginate: persistono ancora problemi per quanto riguarda malnutrizione e sanità, molti vivono sotto la soglia di povertà e il popolo Igbo perde sempre più terreno coltivabile a causa delle compagnie petrolifere che espandono il loro monopolio sulla zona. Nonostante il passare degli anni, l’insoddisfazione rimane e il risentimento popolare nei confronti del governo centrale aumenta.

     

     

    nell’immagine un dipinto di George Hughes

     

     

     

     

     

     

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