martedì 1 settembre ’20

     

    nell’immagine un dipinto di George Hughes

     

    XXIIA Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio

    «Chi ha l’occhio itterico vede tutto giallo (India)»

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera)

    O Dio, che chiami i poveri e i peccatori alla festosa assemblea della nuova alleanza, fa’ che la tua Chiesa onori la presenza del Signore negli umili e nei sofferenti, e tutti ci riconosciamo fratelli intorno alla tua mensa. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Egidio

    L’epoca in cui visse l’abate Egidio (francese Gilles) non si conosce con precisione (forse fra il V° e l’VIII° sec.) ma numerose sono le testimonianze del suo culto in Francia, Belgio e Olanda

     

    La Parola di Dio del giorno Lc 4,31-37

    Gesù scese a Cafarnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». La sua fama si diffondeva in ogni luogo di quella regione.

     

    Riflessione del Giorno

    Lui è M.

    Purtroppo è rimasto vedovo.

    Ogni giorno si sveglia, fa la barba, mette la colonia, indossa la camicia…

    Quindi arriva e si siede davanti alla moglie e discute con lei della giornata.

    Poi la saluta e se ne va dicendole:

    “Ci vediamo domani”.

    AMORE ETERNO!

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché l’umanità tuteli maggiormente la sua casa comune, il creato che è dono di Dio.

     

    Don’t forget!

    X GIORNATA NAZIONALE SALVAGUARDIA CREATO

     

    “1.000 quadri più belli del mondo”

     

    ALESSANDRO MAGNASCO: IL REFETTORIO DEI FRATI FRANCESCANI OSSERVANTI

    1730/’40 – Olio su tela- 176 x 143 cm- Museo di Bassano del Grappa

    Oggi presentiamo un capolavoro del pittore genovese Alessandro Magnasco (1667-1749), attivo a Milano e Genova prevalentemente. E’ noto per lo stile fantastico e la sua arte è anticonformista e antiaccademica: i protagonisti infatti non sono re, principi o santi, ma detenuti, zingari, quaccheri, galeotti e individui ai margini della società. Quando dipinge uomini di chiesa (frati, suore ecc.) rivela a volte una vena polemica, soprattutto nel fustigare vizi e abusi del mondo ecclesiastico. La scena è colta da un punto di vista rialzato, a volo d’uccello. Nella navata centrale di un enorme refettorio, i frati, minuscoli rispetto alla architettura grandiosa, sono disposti su tre grandi file e siedono su panche coperte da panni rossi, attorno a tavolate imbandite con ogni ben di Dio (ce n’è per tutti, anche per i gatti). Su lunghe scale appoggiate alle pareti, i servitori provvedono ad accendere le candele mentre si allungano le ombre della sera. Tutto si sviluppa in profondità e converge verso il finestrone che fa intravedere un paesaggio con cipressi. Di norma Magnasco ambienta i soggetti in piccole stanze, coi frati affaccendati in varie mansioni quotidiane…

    Ma il nostro dipinto è un caso a sé, poiché sembra riferirsi a un vero e proprio evento (si osservi in primo piano l’inusuale presenza di 2 guardie), come potrebbe essere il Capitolo Generale dell’Ordine. La scena si presenta sfarzosa, “sopra le righe” se si pensa che i protagonisti sono frati francescani osservanti che hanno fatto la scelta della povertà, lasciando intravedere una sorta di rimprovero rivolto ai religiosi, affinché non si lascino conquistare dalla mondanità. La tecnica pittorica del Magnasco rinvia in questo caso alla tradizione veneta nell’uso vibrante del colore dove pennellate “di tocco” lumeggiano con bianchi filamenti la scena, mentre i colori, tutti giocati sui toni bruni e grigi, sono contrappuntati a tocchi di bianco, rosso ed azzurro, percettibili solo a brevissima distanza. I dettagli poi sono infiniti e dipinti con cura e costituiscono piccoli e gustosi racconti nell’ampio racconto della grande cena.

     

     

     

     

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