martedì 16 luglio ’19

    XV Settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine una fotografia di Città Alta – Bergamo

     

     

     

    Frase del giorno (Papa Francesco)

    “Un cristiano senza la Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne madri, due donne vergini: la Chiesa e la Madonna. ”

     

    Preghiera del giorno (Orazione colletta)

    Assisti i tuoi fedeli, Signore, nel cammino della vita, e per l’intercessione della beata Vergine Maria, nostra madre e regina, fa’ che giungiamo felicemente alla santa montagna, Cristo Gesù, nostro Signore, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

     

    B. VERGINE DEL CARMELO

    Il profeta Elia (IX sec. a.C.) sul Carmelo, ebbe la visione di una nube che portava pioggia e salvava Israele dalla siccità. In quell’ immagine i mistici cristiani hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo, ha dato vita e fecondità al mondo. Gli eremiti, «Fratelli della B. V. Maria del Monte Carmelo», costruirono una cappella alla Vergine sul Carmelo e fondarono altri monasteri in Occidente. Il 16-07-1251 la Vergine col Bimbo in braccio, apparve a Simone Stock, al quale diede lo «scapolare» col «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte.

     

    La Parola di Dio del giorno Matteo 11,20-24.

    Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutte le anime del purgatorio, soprattutto per i nostri parenti, amici e familiari

     

    Don’t forget! – 273° quadro de “1.000 quadri più belli del mondo”

    GIOVANNI BILIVERT: L’ARCANGELO RAFFAELE RIFIUTA I REGALI DEL FIGLIO DI TOBIA

    GIOVANNI BILIVERT: L’ARCANGELO RAFFAELE RIFIUTA I REGALI DEL FIGLIO DI TOBIA 1612 – Olio su tela – 175 x 146 cm – palazzo Pitti – Firenze

     

    Giovanni Bilivert (1585–1644) era figlio del pittore-orafo olandese Jacob Janszoon Bijlevelt (1550-1603) nato a Delft e attivo a Firenze per conto dei Medici. Giovanni iniziò come apprendista a Siena e dopo la morte del padre nel 1603, lavorò a Roma nella bottega di Ludovico Cigoli. Nel 1609 aderì all’Accademia del Disegno di Firenze, finanziata dalla famiglia Medici.

    Ed è in questo periodo che dipinge il quadro di oggi. Esso rappresenta l’episodio biblico del libro di Tobia quando al ritorno dal lungo e avventuroso viaggio terminato con le nozze di Tobia e Sara, il padre Tobi chiama il figlio e gli dice: “Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato”. Tobia dice al compagno di viaggio: “Prendi la metà di tutti i miei beni e va’ in pace”. Ma questi rifiuta il dono e si rivela ai presenti: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre alla presenza della maestà del Signore. Non temere, la pace sia con voi…Io torno da colui che mi ha mandato”. Nel quadro i protagonisti sono Gabriele (in piedi) e Tobia (in ginocchio); fra i due c’è il padre Tobi e sullo sfondo la moglie Sara, la madre Anna, e una serva. Il tono è intimo e familiare, ma la solennità delle posture e dei gesti, la sontuosità delle vesti e la presenza dei gioielli stanno a significare come la vicenda iniziata malissimo (con la persecuzione e la conseguente povertà della famiglia e la cecità del padre) sia finita nel migliore dei modi perché Dio protegge chi crede in lui, lo assiste nel pericoloso cammino della vita (Raffaele) e alla fine lo ricolma dei suoi beni: “il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”. Le teste dei tre protagonisti formano tra loro una triangolazione dove le espressioni del volto e l’efficacia dei gesti fanno capire il dialogo che intercorre fra loro più di mille parole.  Lo stile morbido e fiorito di Bilivert fa pensare al suo maestro Cigoli, mentre la cura per l’elemento luminoso deriva dal pittore caravaggesco Orazio Gentileschi.  

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