martedì 22 gennaio ’19

    2a Settimana del Tempo Ordinario

     

     

    nell’immagine un quadro di Giuseppe Costantini

     

     

    Proverbio del Giorno

    EST MODUS IN REBUS, sunt certi denique fines quos ultra citraque nequit consistere rectum.

    (C’è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini, al di qua e al di là dei quali non può esserci la cosa giusta)

     

     

    Iniziamo la giornata pregando (Preghiera per l’unità)

    Signore Gesù, che alla vigilia della tua passione hai pregato perché i tuoi discepoli fossero uniti come tu nel Padre e il Padre in te, fa’ che noi sentiamo il male delle nostre divisioni e possiamo scoprire e sradicare da noi i sentimenti d’indifferenza, diffidenza e mutua astiosità. Concedici la grazia di poter incontrare in te, affinché dal nostro cuore si elevi la preghiera per l’unità dei cristiani. In te che sei carità perfetta, fa’ che troviamo la via che conduce all’unità nel tuo amore e nella tua verità. Amen.

     

    VINCENZO, diacono della Chiesa di Saragozza (Spagna)

    offrì a Cristo il sacrificio della vita con il suo vescovo Valerio (Valenza, c. 304). E’ patrono secondario della Chiesa di Bergamo.

     

    La Parola di Dio del giorno Marco 2,23-28.

    In giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?».

    Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

     

    Riflessione Per Il Giorno (commento al Vangelo)

    Per più di 500 anni, fin dal tempo della prigionia in Babilonia fino a Gesù, i giudei avevano osservato la legge del sabato e quest’osservanza secolare diventò per loro un forte segnale d’identità. All’epoca dei Maccabei, verso la metà del 2° secolo a.C., questa osservanza giunge ad un punto critico. Attaccati dai greci un giorno di sabato, i ribelli Maccabei preferirono lasciarsi uccidere piuttosto che trasgredire il sabato usando le armi per difendersi. Per questo morirono in mille (1Mac 2,32-38). Riflettendo sul massacro i capi Maccabei conclusero che dovevano resistere e difendere la loro vita, anche in un giorno di sabato (1Mac 2,39-41). Gesù ebbe lo stesso atteggiamento: relativizzare la legge del sabato a favore della vita, poiché la legge esiste per il bene della vita, non viceversa!  Vivendo con la gente di Galilea per trent’anni e sentendo l’oppressione e l’esclusione a cui erano condannati tanti fratelli e sorelle in nome della Legge di Dio, Gesù percepisce che non poteva essere questo il significato di quelle leggi. Se Dio è Padre, accoglie tutti come figli e figlie. Se Dio è Padre, noi dobbiamo essere fratelli e sorelle degli altri. E’ ciò che Gesù ha vissuto e predicato dal principio alla fine. La Legge del Sabato deve stare al servizio della vita e della fraternità. Fu proprio per la sua fedeltà a questo messaggio che Gesù fu condannato a morte. Lui scomodò il sistema, e il sistema si difese, usando la forza contro Gesù, perché lui voleva che la Legge stesse al servizio della vita, e non viceversa.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti gli aderenti alla Chiesa Metodista mondiale.

     

    EVENTO DELL’ANNO 19 DI OGNI SECOLO: SEC. XV – ANNO 1219

    Francesco d’Assisi in Egitto incontra il sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino, con la speranza di metter fine alle guerre fra cristiani e musulmani. Nel 1219 papa era Onorio III (Albano 1150 – Roma 1227) 177º nella successione apostolica. I romani furono contenti poiché Onorio era romano e dei romani seppe conquistare il cuore. Come il predecessore Innocenzo III, si era prefisso 2 grandi obiettivi: la riconquista della Terra Santa con la 5a crociata e la riforma spirituale della Chiesa, ma si sforzò di conseguire i risultati con bontà e indulgenza non con forza e severità.

    Don’t forget

    22-01-2007: muore ABBÉ PIERRE nato a Lione nel 1912, fu fondatore nel 1949 dei cosiddetti Compagnons de Emmaus  a favore di poveri e rifugiati.

     

    250° quadro de “i 1.000 quadri più belli del mondo” – MAESTRO DI CALAMARCA: ANGELI ARCHIBUGIERI

    Chiesa di Calamarca (Bolivia) e Museo de Bellas Artes di La Paz (Bolivia)

    Le serie di angeli costituiscono uno dei temi più originali della pittura andina nelle regioni di Cuzco, lago Titicaca, La Paz e Potosí. Esse si ispirano agli scritti europei del V secolo che elencano le gerarchie angeliche (Serafini, Cherubini, Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Potestà ecc.).

    Soggetto pittorico diffuso in Europa e in America, le serie di angeli acquistano aspetti del tutto originali nella regione delle Ande, dovuti alla pratica di dipingere gli angeli con abiti adattati ai costumi locali, con profusione di merletti e accessori dai colori brillanti, rossi, verdi, blu e arancio. Gli angeli archibugieri sarebbero apparsi nella pittura andina per volontà di alcuni religiosi eruditi intenzionati a sostituire con simboli cristiani le divinità adorate dagli indigeni e preposte al governo degli elementi: il fulmine (il dio locale Illapa), il sole (Inti, la divinità massima degli Incas), la luna (Quella), la neve e gli altri fenomeni naturali di altipiani e montagne. Nasce così una nuova iconografia basata sui testi apocrifi del Vecchio Testamento nei quali si attribuisce agli angeli il potere di dominare le stelle e la natura. Questi angeli formano un vero esercito e ognuno ha un nome. Le diverse operazioni che eseguono con l’archibugio (lo portano in spalla, lo caricano, lo puntano contro un ipotetico nemico) indicano i compiti loro affidati da Dio nell’Alto dei Cieli. La varietà delle pose (15 secondo un trattato fiammingo dell’epoca) rappresenta altrettanti arcangeli guerrieri.

    ASIELE (Asiel Timor Dei), punta l’archibugio verso l’alto, è considerato il “Messaggero Celeste”;

    ASPIELE (Aspiel Apetus Dei), con l’archibugio rivolto verso il basso;

    GABRIELE (Gabriel Dei, Gabriel Forti Dei), con bandiera in spalla, giglio ai suoi piedi;

    ADRIELE (Hadriel Dei, Hadriella Lasio Dei, Adriel), con un archibugio in spalla;

    LEIELE (Laeiel Dei, Laeiel Timor Dei, Eliel, Esriel), pulendo l’archibugio, o caricandolo con l’asta;

    LETIELE (Letiel Dei), mostra l’archibugio con la miccia;

    LIELE (Liel Dei), presentando l’archibugio;

    MICHELE (Miguel), con il bastone del comando, o con la lancia;

    OSIELE (Osiel Dei), con elmo e scudo, anche con una spada;

    RAFFAELE (Rafael Dei), con alabarda, un pesce ai suoi piedi;

    URIELE (Uriel Dei), preme il grilletto, o mette la polvere da sparo nell’archibugio;

    ZABRIELE (Zabriel Dei), sbandieratore;

    ZADCHIELE (Zadkiel, Adriel), ripone o sguaina la spada, considerato l’Angelo della Morte.

    Gli angeli archibugieri sono vestiti alla moda del XVII secolo: maniche con spacchi, colli alla Van Dyck, pantaloni al ginocchio, cappello piumato a tesa larga. Asiel Timor Dei (il quadro di sinistra), conservato al Museo Nacional de Arte, è una delle più belle opere del Maestro di Calamarca, che si può forse identificare con il pittore José López de los Ríos.

     

     

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