martedì 23 febbraio ’21

     

     

    nell’immagine un dipinto di Alexei Isupov

     

     

    II.a Settimana Tempo di Quaresima

     

    Aforisma del giorno – Pascal Blaise

     Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l’ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    So di non essere degno del banchetto che hai preparato: e chi può dire di essersi meritato un posto alla tua tavola? So di esser stato raccolto ai crocicchi delle strade: mi hai mandato a cercare assieme alla folla dei poveri, peccatori ed emarginati. So bene di non essere presentabile al tuo cospetto: con il mio passato, con la mia sporcizia, con la mia infedeltà:  non sono certo un invitato attraente.
    Ma tu mi chiedi solamente di lasciarmi trasformare dal tuo amore,  dalla tua misericordia e di indossare la veste nuziale che mi è stata preparata. Rifiutarla significa non accogliere il Tuo invito, il Tuo dono, la Tua benevolenza, il regalo che con tanta gioia per me hai preparato

     

    POLICARPO VESCOVO e MARTIRE

    Nato a Smirne nell’anno 69 «fu dagli Apostoli stessi posto vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne». Policarpo viene messo a capo dei cristiani del luogo verso il 100. Nel 154 va a Roma per discutere con papa Aniceto sulla data della Pasqua. Tornato a Smirne scoppia la persecuzione: rifiuta di difendersi davanti al governatore, che vuole risparmiarlo, e alla folla, dichiarandosi cristiano. Verrà ucciso con la spada

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Matteo 6,7-15

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».».

     

     

    imparare a dire grazie e vedere le cose non solo dal ns punto di vista – durata 5 minuti circa  ma vale la pena –

     

     

     

    Riflessione del giorno – Roberto Mussapi –

    «L’amore dona a chi ama un occhio così acuto / che se un’aquila lo fissa ne è abbacinata. / L’orecchio che ama ode ogni impercettibile suono, / quello che elude anche l’orecchio del ladro. / Il tatto di chi ama diviene delicato e sensibile / come le antenne di una lumachina. / Il palato di chi ama è più fine di quello di Bacco, / e il suo valore eguaglia quello di Ercole». “Tutti li miei pensier parlan d’amore” dice un leggendario verso dello Stil Novo, veritiero. L’amore è al centro del mondo e quindi dell’opera che artisti e poeti creano a felice imitazione del mondo, nel suo splendore e nella sua realtà tragica. Shakespeare ci ha insegnato tutto sull’amore, ma non solo nelle tragedie supreme, come Romeo e Giulietta, bensì, fatto ancor più prodigioso, nelle commedie. E in una leggerissima, fatata commedia come “Pene d’amor perdute”, un giovane fino a ieri scanzonato e ora di colpo innamorato, recita parole smaglianti sull’amore come felice passione, che supera ogni dote, talento, virtù, ogni visione o sogno. Meravigliosamente Shakespeare ci svela, sorridendo, come l’amore renda infallibilmente acuta la vista, sensibilissimo l’udito, inarrivabile il tatto… L’amore non acceca, come recita un luogo comune. Esalta, come recita Shakespeare.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i giornalisti e gli scrittori: perché siano coscienti del loro influsso sulla società.

     

    Don’t forget!  – I “1.000 quadri più belli del mondo”

    JOHAN ZOFFANY - TRIBUNA DEGLI UFFIZI tra il 1772 e il 1777 – Olio su tela - 123,5 x 155 cm - Royal Collection Londra

    JOHAN ZOFFANY – TRIBUNA DEGLI UFFIZI tra il 1772 e il 1777 – Olio su tela – 123,5 x 155 cm – Royal Collection Londra

     

    Il pittore tedesco JOHANN ZOFFANY (1733 –1810) apparteneva a una famiglia ebraica di origini boeme. Dopo essersi formato come scultore, si accostò agli studi artistici a Regensburg. Nel 1750 si recò a Roma e nel 1760 si trasferì in Inghilterra, dove si conquistò la benevolenza della famiglia reale, della quale godette la protezione e rimase in Inghilterra per il resto della vita. Dopo la notorietà acquisita a Londra, J. Zoffany si reca a Firenze nell’estate del 1772 e vi resta fino al 1779 per dipingere la Galleria degli Uffizi su incarico della regina Carlotta moglie di Giorgio III, mai stata in Italia. Il prezzo pattuito per il dipinto è pari a 300 sterline, somma ingente per l’epoca. Il dipinto riproduce le opere d’arte esposte presso la Tribuna degli Uffizi a Firenze, identificabili per la maggior parte, anche se poi molte saranno collocate in altri ambienti della stessa galleria o addirittura presso altri musei.

    Tutti i conoscitori d’arte, i diplomatici e i visitatori ritratti del quadro sono identificabili e rendono il dipinto una combinazione tra la conversation piece, cioè il ritratto inglese di genere, e la tradizione fiamminga del XVII secolo con gli scorci delle gallerie e le Wunderkammer. Nel dipinto Pietro Bastianelli, curatore della Galleria degli Uffizi, mostra la Venere di Urbino a John Gordon. Di fronte al quadro della Venere di Tiziano si trovano Thomas Patch, in piedi, e Felton Hervey, seduto, in conversazione con Sir John Taylor e Sir Horace Mann. In particolare Felton Hervey, detentore di una prestigiosa collezione d’arte, è fra gli inglesi ammessi a corte e viene ritratto in primo piano. Zoffany è uno di quei pittori noti quasi esclusivamente per un’opera diventata di culto, come espressione di un’epoca, come questo quadro magnifico e continuamente riprodotto, considerato l’emblema del Grand Tour e del fascino esercitato dall’arte, dalla bellezza di cui l’Italia è depositaria sui viaggiatori stranieri. Si tratta di un dipinto stupefacente, un unicum nella storia dell’arte, per la capacità di rappresentare e racchiudere nello spazio di una tela di medie dimensioni tutto un mondo.

     

     

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