martedì 4 maggio ’21

     

    Quinta Settimana di Pasqua

     

    Proverbio del giorno (Arabo)

    Puoi portare un cammello alla fonte ma non puoi costringerlo a bere.

     

    Preghiera del Giorno

    Giuseppe, custode del Redentore e sposo della Vergine Maria.

    A te Dio affidò il Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo.

    Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita.

    Ottienici grazia, misericordia e coraggio e difendici dal male.

    Amen.

     

    Santo del giorno

    TOMMASO DA OLERA: Tommaso Acerbis nasce a Olera (Alzano L.) nel 1563 da famiglia contadina e svolge fin da bambino il mestiere di pastore, senza ricevere alcuna istruzione.

    A 17 anni entra a Verona come fratello laico dai cappuccini, dove gli insegnano a leggere e a scrivere e dove gli affidano l’incarico della questua.

    Da Verona nel 1605 passa a Vicenza, poi a Rovereto. Nel 1618 i superiori lo destinano a Padova, a svolgere l’ufficio di portinaio.

    Si spende nel corso della sua vita per la fondazione di conventi e monasteri, grazie alla sua fama di predicatore raggiunge la corte dei duchi di Baviera e dell’imperatore Ferdinando II d’Asburgo.

     

    La sua fama di santità si sparge anche al di fuori del Veneto, tanto che nella primavera del 1619 l’arciduca Leopoldo d’Asburgo ne richiede la presenza a Innsbruck.

    Fra Tommaso svolge il suo apostolato fra gli umili e tra i nobili e si conquista la stima di eminenti personalità austriache e bavaresi.

    Quando morì, nel 1631, nella città sull’Inn, la sua fama di predicatore e di santo era ampiamente diffusa.

     

    La parola di dio del giorno – Giovanni 14,27-31

    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.

    Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”.

    Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

     

    La riflessione del giorno – Il Pastore d’Erma: Le Similitudini

    Andando per il campo e osservando un olmo e una vite, meditavo su di essi e i loro frutti.

    Mi apparve il pastore e mi disse: “Mediti sull’olmo e sulla vite?”.“Penso, signore, che sono adatti l’uno all’altra”.

    “Questi due alberi sono un simbolo per i servi di Dio”.“Vorrei conoscere, dico, il simbolo di questi alberi cui accenni”.

    “Vedi l’olmo e la vite?”. “Li vedo, signore”.

    “La vite porta il frutto, l’olmo è un albero senza frutto. Ma la vite, se non sale sull’olmo, non può dare frutti in abbondanza, giacendo per terra.

    Il frutto che poi porta, se non è sospeso all’olmo, marcisce. La vite che si attorciglia all’olmo produce frutto da parte sua e da parte dell’olmo.

    Vedi, dunque, che l’olmo produce molto frutto, non meno della vite, e forse di più”.

    “Come, signore, di più?”. “Perché, dice, la vite sospesa all’olmo porta un bel frutto in abbondanza, giacendo per terra, invece, poco e marcio.”

     

    Intenzione di preghiera del giorno

    Preghiamo per i 45 morti e i 150 feriti del monte Meron – Israele nella festa ebraica di Lag Ba’omer.

     

    Don’t forget! “I 1.000 quadri più belli del mondo”

    SEBASTIANO RICCI: LA CADUTA DI FETONTE

    1704 – olio su tela – 377 x 277 cm – Museo civico di Belluno

    Sebastiano Ricci nato a Belluno nel 1659 che inizia la sua formazione artistica a Venezia è considerato una delle figure principali della rinascita della Pittura Veneta del 1700 e ha imparato a dipingere studiando i lavori di Paolo Veronese e di altri pittori italiani del 1500, influenzando a sua volta i pittori di nuova generazione, come G.B. Tiepolo.

    La grande tela che oggi presentiamo fu commissionata dalla famiglia Fulcis e posto nel soffitto della sala, forse come «monito al giovane Fulcis, a osare sì grandi imprese (come quella di Fetonte) facendo tuttavia attenzione a non sopravvalutare le proprie forze e a tenere a freno l’audacia e l’irruenza dell’età».

    Il quadro infatti racconta il mito di Fetonte che, ottenuto il permesso di guidare il carro del sole, condusse, inesperto com’era della guida, il carro fuori rotta e corse il rischio di incendiare la superficie terrestre.

    Perciò Zeus lo punì fulminandolo e Fetonte cadde nei pressi della foce del fiume Po.

    In quest’opera sono presenti le caratteristiche fondamentali della maturità di Sebastiano Ricci.

    Colpisce soprattutto l’effetto scenografico utilizzato: la figura di Fetonte, i cavalli, il carro sono tutti elementi rappresentati con grande senso di forza e potenza, anche per il punto di vista adottato: il pittore infatti rappresenta la scena da sotto in su, di chi si vede cadere addosso cavalli, cocchio e auriga.

    Le immagini, pur nella massima ricerca formale, vibrano di luce con continui contrasti chiaroscurali.

    La contorsione delle figure e i richiami luminosi danno una completa sensazione dell’avvenimento: la consapevolezza che tutto sta precipitando rapidamente.

    “Sebastiano Ricci in quest’opera ha acquisito una sciolta libertà sintattica, per cui si può dire che questo soffitto costituisca la prima prova veramente barocca del Seicento veneziano”.

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