lunedì 3 maggio ’21

     

    Quinta Settimana di Pasqua

     

    Proverbio del giorno

    L’acqua che non devi bere, lasciala scorrere.

     

    Preghiera del giorno S. Tommaso d’Aquino

    Signore fa’ che la mia orazione sia liberazione dei vizi, sterminio della concupiscenza e passione, aumento di carità, pazienza, umiltà, obbedienza e tutte le virtù; sicura difesa contro le insidie dei nemici visibili e invisibili, tranquillità delle passioni carnali e spirituali, abbandono in Te, unico e vero Dio.

    E degnati di condurre me peccatore all’ineffabile convito dove tu col Figlio e lo Spirito sei luce vera ai Santi tuoi, sazietà piena, gaudio eterno, gioia completa, felicità perfetta. Amen.

     

    Santo del giorno

    APOSTOLI FILIPPO E GIACOMO IL MINORE sono ricordati insieme poiché le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma.

    Filippo (1° secolo) era originario della città di Betsaida, la stessa degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti.

    Giacomo (1° secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo il Maggiore.

    Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa – 103) fu lapidato tra il 62 e il 66. Ma l’attendibilità del racconto è dubbia.

     

    La Parola di Dio del giorno – Giovanni 14,6-14

    Disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

    Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre.

    Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

    Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

    E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

     

    Riflessione per il giorno (Mons. Ravasi: Mattutino)

    Credente non è chi ha creduto una volta per tutte, ma chi, in obbedienza al participio presente del verbo, rinnova il suo credo continuamente.

    Quando raccontava la sua conversione François-René de Chateaubriand usava solo due verbi: j’ai pleuré et j’ai cru, «ho pianto e ho creduto».

    Ha ragione Erri De Luca, quando definisce l’autentico credente con le parole sopra citate. Emblematico è appunto il participio presente che incarna una continuità e non un atto singolo.

    Quando Elisabetta saluta Maria, la madre di Gesù venuta in visita nella sua casa, la interpella così: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Luca 1,45).

    Ebbene, se noi esaminiamo l’originale greco, scopriamo un participio che indica lo stato permanente «Beata la credente!».

    Perché credere in Dio non è tanto un atto eccezionale, compiuto una volta per sempre, ma piuttosto una scelta rinnovata quotidianamente e segnata dalla paziente fedeltà.

    Ne sa appunto qualcosa Maria che deve seguire suo figlio prima nel grigiore dei giorni nascosti e sempre uguali di Nazareth e poi in mezzo alla folla che lo segue, fino a raggiungerlo sulla vetta della prova e del distacco, nell’addio struggente del Calvario.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché il Signore susciti numerosi apostoli che portino a tutti gli uomini la salvezza del Cristo.

     

    Don’t forget! Foto storiche: 1944: eruzione del Vesuvio

    Dopo i segnali precursori, il 18-31944 inizia una potente attività stromboliana che dà il via all’ultima eruzione storica del Vesuvio.

    Le colate laviche dopo aver parzialmente distrutto l’abitato di Massa di Somma e S. Sebastiano, si diressero fino alle porte di Napoli e cessarono solo il 29 marzo.

    I paesi più danneggiati dai depositi piroclastici furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera Inferiore e Superiore, Pagani, Poggiomarino e Cava.

    Napoli ebbe il vento (maestrale) a favore e non risentì della pioggia di ceneri. Vi furono 47 vittime e 12mila sfollati. 

     

     

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