mercoledì 18 settembre ’19

     

     

    Preghiera del giorno (S. Macario il Grande)

    Mio Dio, purifica me, peccatore, che non ho mai fatto il bene davanti a Te; liberami dal male e fa che si compia in me la tua volontà: affinché senza timore di condanna, apra le mie labbra indegne e celebri il tuo Santo Nome: Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

     

    Giuseppe Copertino

    Giuseppe Maria Desa nacque nel 1603 a Copertino (Lc) in una stalla. Rifiutato da alcuni Ordini Religiosi per «la poca letteratura», fu accettato dai Cappuccini, ma dimesso per «inettitudine». Accolto in un altro convento, fu ordinato prete. Aveva manifestazioni mistiche, preghiere e penitenze che ne diffusero la fama di santità. Ebbe il dono della scienza infusa, per cui gli chiedevano pareri anche i teologi e accettò la sofferenza con semplicità. Morì nel 1663. E’ patrono di astronauti (volava) e studenti (passava gli esami a colpi di preghiere). Dati i prodigi che compiva, l’Inquisizione lo convocò: lui si mise a volare davanti a loro che lo rimandarono libero dai sospetti.

     

    La Parola di Dio del giorno (Luca 7,31-35)

    In quel tempo il Signore disse: «A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E’ venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».

     

    La Riflessione del giorno (Mons. Ravasi)

    Senza dare battaglia, cercate di essere vincitori. Prima ancora di combattere indebolite la fiducia del nemico umiliandolo, mortificandolo, sottoponendo le sue forze a dura prova. Corrompete tutto ciò che ha di buono con promesse di vantaggi, alterate la sua fiducia spingendo i suoi migliori politici ad azioni vergognose e a tradimenti. La suprema eccellenza consiste nell’infrangere la resistenza del nemico senza combattere. Sun Tzu era un generale cinese di 2500 anni fa, autore di un importante trattato sull’Arte della guerra del quale ho citato alcuni passi riguardanti la tecnica di manipolazione distruttiva dell’avversario. Ne sanno qualcosa i servizi segreti con le nascoste manovre di corruzione, false notizie, trame oscure, intercettazioni, e così via. Propongo queste righe non tanto per un’ulteriore e necessaria deprecazione della guerra, ma per far riflettere sulla nostra quotidianità. Ci sono, infatti, nelle nostre relazioni di ogni giorno tanti atteggiamenti che sembrano ricalcati su quel manuale. Cercare di umiliare chi ti è di ostacolo nella carriera, mortificare una persona debole, corrompere per avere vantaggi personali, costringere ad azioni ignominiose altri per far brillare se stessi, spargere abbondantemente calunnie: sono questi – e tanti altri – i condimenti dei rapporti in un mondo che ama i veleni. Basti solo assistere alle liti televisive, alla prassi dello spettacolo di “reality” in cui si fa a gara nel mostrare il peggio di sé per demolire l’altro. La “guerra” comincia proprio qui, nella mancanza di dignità personale e di rispetto per l’altro, nell’abitudine al disprezzo e al motteggio, nell’impudenza e nella sfrontatezza.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché impariamo il rispetto per ogni figlio di Dio di qualunque razza, cultura e fede.

     

    Don’t forget! 18-09-2000: + don MARIO ZONCA prete del PSV

     

    Personaggio della settimana: I Santi della Carità – LUISA DE MARILLAC (1591-1660)

    Luisa, nata a Parigi nel 1591, era donna di cultura superiore per la sua epoca e fu per 35 anni preziosa collaboratrice di Vincenzo de’ Paoli. I suoi genitori non sono noti: si sa con certezza solo che era figlia naturale d’un membro della famiglia dei Marillac una delle più celebri alla corte del Re di Francia. Fu affidata al monastero reale delle Domenicane di Poissy per la sua educazione religiosa e profana. Nel 1613 il suo tutore Michel de Marillac, decise di darla in sposa al segretario della Regina Maria de’ Medici, Antonio Legras. Ebbero un figlio, di salute delicata, che per molti anni fu la preoccupazione della madre fino a quando si sposò. Nel 1625 Luisa rimase vedova e cominciò a dedicarsi al servizio dei poveri nella Compagnia delle Dame della Carità sotto la guida di S. Vincenzo. Morì a Parigi qualche mese prima di lui il 15 marzo 1660 amorevolmente assistita dalle sue suore.

    Luisa è stata la principale collaboratrice di S. Vincenzo de’ Paoli nelle sue iniziative a servizio del prossimo, sia quelle determinate da miserie generali (povertà, vecchiaia, malattia, ignoranza, infanzia abbandonata…) sia quelle derivate da sventure contingenti (guerra, carestia, epidemie, profughi). Ella ha dato il largo contributo del suo genio creativo e organizzatore in opere che possiamo considerare come i servizi socio-sanitari del tempo, ed è riconosciuta come pioniera in tutte le attività riconosciute oggi come tipiche del Servizio Sociale Professionale. Ha formato il personale necessario a tali opere socio-sanitarie prima ispezionando e consigliando i vari gruppi di “Carità” sorti per iniziativa di Vincenzo de’ Paoli nelle campagne e nelle città di Francia. Nel 1633, organizzò la “Compagnia delle Figlie della Carità”, dedita a tempo pieno al servizio di Cristo nei poveri cioè al sollievo delle persone sprovviste di tutto. Le attività iniziali furono la cura dei malati a domicilio e l’istruzione delle bambine povere. Si aggiunsero poi l’assistenza dei malati negli ospedali e la cura di categorie di emarginati come i malati di mente, i mendicanti, i senza fissa dimora, i bimbi abbandonati, i condannati a remare nelle galere (galeotti), i carcerati, i soldati feriti sui campi di battaglia. Il motto scelto per esprimere lo stile della nuova famiglia fu “Charitas Christi urget nos” ed è ad esso che si ispirano le attuali Figlie della Carità. La loro Magna Charta è la sintesi contenuta in uno dei primi regolamenti, in cui si afferma che le suore hanno per monastero le case dei malati, per cella una camera d’affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le vie della città o le corsie degli ospedali, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la santa modestia e non facendo altra professione per assicurare la loro vocazione all’infuori di quella continua fiducia che hanno nella Divina Provvidenza e dell’offerta di tutto ciò che sono e di tutto ciò che fanno per il servizio dei poveri, per tutte queste considerazioni, devono avere tanta e più virtù che se fossero monache professe in un ordine religioso. I primi gruppi di due o tre suore furono disseminati a ventaglio nella Francia, misero radici ed ebbero uno sviluppo straordinario. Oggi la Compagnia delle figlie della Carità, riconosciuta come “Società di vita apostolica”, secondo la statistica dell’anno 2005 comprende 21.536 membri, distribuiti in 2.491 comunità sparse in 93 paesi delle diverse parti del mondo (28 Paesi di Europa, 21 dell’Africa, 21 dell’America Latina, 18 dell’Asia, 3 dell’Oceania e 2 del Nord America).

     

     

    nell’immagine un quadro di Edouard Leon Kortes

     

     

     

     

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