mercoledì 19 agosto ’20

     

     

    XXa Settimana del tempo Ordinario

    Proverbio

    «La porta meglio chiusa è quella che si può lasciare aperta (Cina)»

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera)

    O Dio della vita, che in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali, guarda la tua Chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, e donaci la certezza di partecipare al festoso banchetto del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

    Ludovico di Angiò Vescovo Figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, da ragazzo fu condotto prigioniero presso il re di Aragona dove conobbe i Francescani. Riacquistata la libertà, rinunciò al trono e venne ordinato sacerdote nel 1296, a 22 anni e vescovo della diocesi di Tolosa, dove improntò la vita alla povertà francescana. Predilesse poveri, malati, i giudei vittime di persecuzione e i carcerati.  Ludovico venne elevato agli onori degli altari nel 1318, presenti la madre e il fratello Roberto. 

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Matteo 20,1-16

    Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

     

    Riflessione Per Il Giorno (frammenti di vita)

    Un’improvvisa e concitata discussione tra africani spezza l’afoso silenzio del cortile e disturba la quiete della mia preghiera: sono tentato di intervenire, ma preferisco aspettare che, come spesso accade, quello che sembra un uragano si declassi ad acquazzone estivo. I due vanno avanti per più di mezz’ora, seduti sulla panchina: sembrano sempre sul punto di azzuffarsi, ma le loro non sono che parole…Non capisco quale sia l’oggetto del dibattere (parlano in dialetto), ma si intuisce che quello che grida di più ha torto; l’altro infatti poco a poco abbassa i toni e parla sempre meno finché, dopo aver buttato lì l’ultima risposta, tace del tutto. Il primo va avanti ancora per un po’, ma poi, senza più contraddittorio, è costretto a tacere a sua volta e se ne va. “Cosa gli hai detto per farlo smettere?” chiedo. “Siccome era impossibile ragionare con lui, gli ho detto: va bene, tu sai come stanno le cose”.    Mi è venuto in mente un padre del deserto che diceva a un discepolo: “Se uno parla con te di qualsiasi argomento, non litigare con lui. Se parla bene, dagli il tuo assenso. Se invece parla male, digli: Tu sai quel che dici. E se eviti di litigare, avrai vinto perché la tua anima sarà in pace”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché sorgano nel nostro mondo così confuso coraggiosi testimoni della verità.

     

    Don’t forget: 

    SANTI E BEATI DELLA CARITÀ: 

    BARTOLO LONGO

    1841-1926

     

    Bartolo Longo nacque a Latiano (Brindisi) il 10 febbraio 1841. Di temperamento esuberante, da giovane si dedicò al ballo, alla scherma ed alla musica e intraprese gli studi superiori a Lecce; dopo l’Unità d’Italia, nel 1863, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza nell’Università di Napoli. Conquistato dallo spirito anticlericale che allora vi dominava, partecipò a manifestazioni contro il clero e il Papa e si lasciò attrarre dallo spiritismo, allora molto praticato a Napoli. Per buona sorte era legato da solida amicizia con il prof. Vincenzo Pepe, suo compaesano e uomo religiosissimo, che lo mise in contatto con il domenicano padre Alberto Maria Radente il quale lo ricondusse alla fede cattolica e alle pratiche religiose. Nel 1864 si era laureato in Diritto. Ritornò al paese natio e prese a dedicarsi a una vita piena di carità e opere assistenziali. Rinunciò al matrimonio, ricordando le parole di P. Emanuele Ribera «Il Signore vuol da te grandi cose, sei destinato a compiere un’alta missione» abbandonò la professione di avvocato, fece voto di celibato e ritornò a Napoli per dedicarsi alla beneficenza. Qui incontrò il francescano P. Ludovico da Casoria e Caterina Volpicelli, due figure eminenti del cattolicesimo napoletano, fondatori di opere assistenziali e congregazioni religiose. Fu per mezzo loro che conobbe la contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco. Da qui Bartolo ebbe la svolta decisiva per la sua vita: divenne compagno inseparabile nelle opere caritative della contessa, nonché istitutore dei figli e amministratore dei suoi beni. Fu per questo motivo che prese a recarsi a Pompei, dove lei aveva dei possedimenti. Resosi conto dell’ignoranza religiosa in cui vivevano i contadini delle campagne, prese a insegnare loro il catechismo e a recitare il rosario. Una suora, Maria Concetta de Litala, gli donò una tela, molto rovinata, raffigurante la Madonna in trono, con Gesù Bambino, in atto di consegnare la corona del Rosario a S. Caterina da Siena e a S. Domenico. Restauratala, il Longo decise di portarla a Valle di Pompei e nel 1875 il quadro venne esposto nella piccola chiesetta parrocchiale: da quel giorno la Madonna elargì con abbondanza grazie e miracoli. La folla di pellegrini e devoti aumentò a tal punto che si rese necessario costruire una chiesa più grande. Così iniziò nel 1876 la costruzione, che terminò nel 1887. Il quadro della Madonna restaurato, fu sistemato su uno splendido trono; l’immagine venne incoronata con un diadema d’oro e pietre preziose e benedetto da papa Leone XIII. La costruzione divenne centro di grande spiritualità, elevato al grado di Santuario e di Basilica Pontificia. Longo istituì anche un orfanotrofio femminile, affidato alle suore Domenicane Figlie del Rosario di Pompei, da lui fondate. Ancora, fondò l’Istituto dei Figli dei Carcerati e chiamò a dirigerlo i Fratelli delle Scuole Cristiane. Nel 1884 divenne promotore del periodico «Il Rosario e la Nuova Pompei», che ancora oggi si stampa in centinaia di migliaia di copie per tutto il mondo. Altre opere annesse sono asili, scuole, ospizi per anziani, ospedale, laboratori, casa del pellegrino. Ma arrivano calunnie e pettegolezzi circa la sua convivenza con la contessa Marianna. Dopo un’udienza da papa Leone XIII, i due accettarono di sposarsi, con il proposito di vivere in amore fraterno come avevano fatto fino allora: la cerimonia si svolse il 1° aprile 1885. Nel 1893 Bartolo Longo offrì a papa Leone XIII la proprietà del Santuario con tutte le opere e, qualche anno più tardi, rinunciò anche all’amministrazione che il Papa gli aveva lasciato. In un pubblico discorso, lasciò le onorificenze ricevute ai suoi orfani e raccomandò di essere sepolto nel Santuario, vicino alla Madonna. Quando morì, il 5 ottobre 1926, fu sepolto nella cripta, in cui tre anni dopo fu traslata anche la contessa sua moglie, morta nel 1924. Don Bartolo, come lo chiamavano per rispetto, al suo arrivo aveva trovato una zona paludosa e malsana; alla sua morte lasciò una città ripopolata, salubre, ruotante attorno al Santuario e alle sue numerose Opere, a cui poi si affiancò il turismo per gli scavi della città sepolta dal Vesuvio. Bartolo Longo è stato beatificato il 26 ottobre 1980 da papa Giovanni Paolo II.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di George Dunlop Leslie

     

     

     

     

     

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