nell’immagine un dipinto di Alexei Isupov
prima Settimana Tempo di Quaresima
Proverbio del giorno FËDOR M. DOSTOEVSKIJ
Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. |
ARNALDO DI CARCASSONNE (XIII sec)
Cugino del Fondatore Pietro Nolasco, prese l’abito di mercedario nel giorno di fondazione dell’Ordine. Resse il monastero di Valenza (Sp) e promosse la disciplina monastica con l’insegnamento delle regole e con l’esercizio delle virtù.
Intenzione del giorno
Preghiamo per tutti i benefattori vivi e defunti del Patronato S. Vincenzo.
Don’t Forget! Santi della Carità BEATO GIUSEPPE OLALLO VALDES Cuba 1820 – 1889 RELIGIOSO FATEBENEFRATELLI |
Nato da relazione illegittima viene alla luce a Cuba il 12-2-1820. Un mese dopo è deposto nella ruota degli esposti che il vescovo ha fatto installare all’ingresso dell’orfanotrofio di Avana. Nel fagottino, oltre alla data di nascita, un bigliettino spiega che il bambino ancora non è stato battezzato e a ciò si provvede il 15 marzo, dandogli il nome di Giuseppe Olallo Valdès: il primo nome è in onore del santo cui è intitolato l’istituto; il secondo nome, assegnato a tutti i trovatelli perché non risulti la loro nascita da “genitori ignoti”, corrisponde al vezzeggiativo di S. Eulalia, festeggiata nel giorno in cui il bimbo è nato; il cognome Valdès è quello del vescovo, che così fa chiamare tutti i trovatelli della diocesi. Giuseppe passa dall’orfanotrofio alla “casa di beneficenza” e qui gli danno una buona istruzione che non avrebbe ricevuto in casa, visto che era un lusso riservato ai ricchi. Nel 1833 all’Avana scoppia un’epidemia di colera e il tredicenne si offre per l’assistenza: scopre così la vocazione della sua vita. Due anni dopo lo troviamo infatti nel noviziato dei Fatebenefratelli, che ai tre voti di povertà castità e obbedienza aggiungono il voto dell’ospitalità verso i malati più emarginati e trascurati, sull’esempio del fondatore S. Giovanni di Dio, autentico gigante della carità. Qui il ragazzo si trova a suo agio: gli insegnano a prendersi cura del prossimo sofferente e impara anche a modellare sé stesso, dato che durante il noviziato gli avevano contestato un carattere di troppa apparenza e di poca sostanza. Da questo suo lavorìo interno viene fuori un religioso con la spina dorsale ben diritta e con le idee chiare. Dell’una e delle altre ha davvero bisogno, perché si stanno preparando momenti difficili per i religiosi cubani: abolizione dei conventi con meno di dodici frati, confisca dei beni ecclesiastici, riduzione allo stato laicale, come è avvenuto in Spagna a partire dal 1835. In quell’anno Fra Olallo viene destinato all’ospedale di Camaguey e una novantina di malati vengono affidati alle sue cure.
Chiamato a scegliere tra questi ultimi ed una sua collocazione in un contesto migliore, sposa incondizionatamente la causa dei poveri. Il prezzo di questa scelta è ridursi ad essere un frate senza convento, senza confratelli e senza abito religioso. In questo ospedale vive per 54 anni, dormendo una sola notte fuori da quel tetto e per causa di forza maggiore. Dedica gli scampoli di tempo libero ad aggiornare le sue conoscenze infermieristiche, buttando l’occhio anche su alcune nozioni mediche, visto che in città i medici scarseggiano e deve anche fare piccoli interventi di chirurgia; ma non disdegna di andare al fiume a lavare la biancheria dei malati, quando l’ospedale non è più in grado di pagare una lavandaia. Sempre sorridente e disponibile, è capace di gesti coraggiosi e controcorrente, come quando raccoglie dalla strada e dà sepoltura al cadavere del generale Agramonte, ucciso dagli spagnoli o quando si oppone alle disposizioni governative sul tipo di malati da accogliere in ospedale, perché per lui i poveri non hanno etichetta. Povero come loro, vive di elemosina perché non ha nulla di suo; per loro si spende fino a consumare tutte le forze. Muore da semplice fratello laico (perché per il sacerdozio non si sentiva degno) il 7 marzo 1889 e gli fanno anche un monumento, avendo però cura di precisare che “questo toccherebbe il cielo, se si aggiungessero i cuori riconoscenti dei poveri che ha assistito”. Fra Giuseppe Olallo Valdés è stato proclamato beato, primo tra i cubani morti nell’isola, con una cerimonia per la prima volta celebrata a Cuba e a cui ha partecipato anche il presidente Raul Castro.
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