Mercoledì 6 dicembre 2023

     

    1a Settimana di Avvento anno b

     

    Avvenne il 6-12-…

    1877 – Thomas Alva Edison inventa il fonografo

    1917 – La Finlandia dichiara l’indipendenza dalla Russia.

    1922 – Un anno dopo la firma del trattato anglo-irlandese nasce lo Stato Libero d’Irlanda.

    1990 – Un Aermacchi dell’Aeronautica militare precipita contro l’Istituto Tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna): morti 12 studenti e ferite 88 persone.

    1994 – Il giudice simbolo di Mani pulite, Antonio Di Pietro, si dimette da magistrato

    1998 – Hugo Chávez vince le elezioni presidenziali in Venezuela

     

    Aforismi d’africa

    “L’oasi è fatta per il corpo, il deserto per l’anima.”

     

    Preghiera del giorno

    Imploriamo umilmente la tua misericordia, o Signore: per intercessione del santo vescovo Nicola
    salvaci da tutti i pericoli, affinché procediamo sicuri sulla via della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. Nicola di Bari

    Nato a Pàtara (Turchia) 250 – Morto a Mira (Turchia) 326. La carità è il “miracolo” più grande che nasce dalla fede: prendersi cura degli ultimi, del prossimo in genere, oggi è il messaggio più profetico e rivoluzionario che ci lascia S. Nicola. Nato tra il 250 e il 260 a Patara, nella Licia, divenne vescovo di Mira in un tempo di persecuzione e dovette affrontare anche la prigionia: si salvò grazie alla libertà di culto concessa dall’Editto di Costantino nel 313.

    Difensore dell’ortodossia, forse partecipò al Concilio di Nicea nel 325. La tradizione gli attribuisce un’attenzione particolare nei confronti dei bisognosi, come le due giovani ragazze che poterono sposarsi solo grazie al dono da parte del vescovo di una dote. Morto attorno all’anno 335, nel 1087 le sue reliquie arrivarono a Bari, dove è venerato come patrono e considerato un protettore anche del ponte di dialogo che unisce Occidente e Oriente.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 15,29-37

    In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.

    Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini».

    Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

     

    Riflessione del giorno

    Allora la vita è una festa – Madeleine Delbrêl

    Ogni atto docile ci fa ricevere pienamente e donare pienamente Dio in una grande libertà di spirito.

    Allora la vita è una festa. La più piccola azione è un avvenimento immenso nel quale ci è donato il paradiso, nel quale noi possiamo donare il paradiso. Che importa quel che dobbiamo fare: tenere una scopa o una stilografica, parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina.

    Tutto ciò non è che la scorza di una realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, ad ogni minuto accresciuta in grazia, sempre più bella per il suo Dio.

    Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Un’informazione?… eccola…. è Dio che viene ad amarci. È l’ora di mettersi a tavola? Andiamo: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare.

     

    Intenzione di preghiera

    Nessuna sofferenza umana è nascosta agli occhi di Dio. Preghiamo affinché Dio ci renda voce di ogni gemito e di ogni ferita dei nostri fratelli.

     

    Don’t forget! Santi e beati della carità

    BEATO PIETRO PETTINAIO 

    TERZIARIO FRANCESCANO

    Nato a Campi (Siena) – Morto a Siena 1289

    Pietro era un laico che fabbricava e vendeva pettini; di qui il soprannome. Nato a Campi in data incerta, si trasferì con la famiglia nella vicina Siena. Sposato, ma senza figli, diventò proprietario di una casa e di una vigna, e si fece ben presto notare per la sua generosità verso tutti, compresi i suoi concorrenti: nei giorni di mercato infatti, arrivava tardi a vendere per non danneggiarli troppo.

    Ma non era mai in ritardo all’ospedale di S. Maria della Scala, dove medicava ferite e piaghe; né alle funzioni in chiesa; né alle case povere, dove portava aiuti insieme a otto amici (mercanti e uomini di legge). Non lasciò scritti: anzi, divennero famosi i suoi silenzi, tant’è che spesso lo si vede raffigurato con il dito sulle labbra. Ma le poche cose che disse (e le molte che fece) dovettero avere un’efficacia eccezionale. Al punto che certi trafficoni, dopo aver frodato la città, riconsegnarono il denaro a lui, che lo restituì al Comune che lo interpellava spesso per affidargli incarichi di fiducia; nel 1282 gli fece perfino scegliere cinque detenuti da amnistiare.

    I francescani di Siena, quando avevano dubbi sull’autenticità della vocazione dei loro novizi, li facevano esaminare da lui. Alla sua vita si ispirarono i più rigorosi seguaci di S. Francesco d’Assisi, gli “spirituali”. L’oratore domenicano Ambrogio Sansedoni, futuro beato, rinunciò a diventare vescovo perché così l’aveva consigliato lui. Rimasto vedovo, vendette casa e vigna per soccorrere i poveri, e visse gli ultimi anni ospite dei francescani, che seppellirono poi il suo corpo nella loro chiesa.

    I senesi da subito invocavano il suo aiuto e gli attribuivano grazie e prodigi. Anche il Comune lo onorò subito come beato, anche se la conferma canonica del culto, invece, arriverà secoli dopo, solo nel 1802. Eppure già nel 1300 l’efficacia della sua preghiera è stata esaltata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purgatorio, canto XIII), dove fa dire alla nobildonna senese Sapìa Tolomei: “Io non mi sarei convertita se lui non si fosse ricordato di me”. La sua tomba fu distrutta da un incendio e di lui restò solo un braccio, conservato dalle clarisse di Siena.

     

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