mercoledì 6 giugno ’18

    9 Settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine un quadro di Pieter Neefs the Elder

     

    Proverbio del Giorno

    Le grandi anime hanno volontà; le deboli solo desideri. (Cina)

     

    Iniziamo la giornata pregando (S. Bonaventura)

    Tu, Signore sei tutto per me: a Te io pensi, di Te parli, tutto operi a Tuo onore, a Te pervenga con umiltà e pace, con trasporto e diletto, con perseveranza e fervore, affinché in Te, mia fiducia, mia gioia, mia pace, io sempre viva con la mente e con il cuore. Amen

     

    Norberto

    è fondatore nel 1121, di un ordine monastico: i Premostratensi. Il nome viene dalla valle francese di Prémontré, dove il santo si era fermato insieme ad alcuni compagni. Norberto era nato in Germania, verso il 1080. Fece vita mondana, ma poi un evento lo sconvolse: un fulmine gli cadde vicino tramortendolo. Divenne prete, fondò l’ordine – che presto si diffuse in Europa e anche in Palestina – dal 1126 fu vescovo di Magdeburgo. Morì nel 1134 ed è santo dal 1582.

     

    La Parola di Dio del giorno (Marco 12,18-27)

    Vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: 
    «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie». Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore». 

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO (S. Giustino inizi II sec)

     È ovvio che l’uomo, pur plasmato a immagine di Dio, era di carne. Quanto è assurdo allora considerare disprezzabile e senza alcun merito, la carne plasmata da Dio secondo la sua immagine! Che la carne sia preziosa agli occhi di Dio, questo è evidente, poiché essa è opera sua. E poiché proprio in questo si trova il principio del suo progetto per il resto della creazione, è ciò che c’è di più prezioso agli occhi del creatore.

     

    Riflessione Per Il Giorno (don Fabio Pesenti, direttore di Alere)

    «Don Luca, don Gabriele e don Manuel, i tre preti ordinati in questo 2018, hanno qualcosa in comune: sono giovani e freschi di vita e di studi, hanno desiderio di spingere la loro vita in alto, promettono una stagione futura lunga e verdeggiante, come le foglie sui rami che sono tornate a colorare il panorama spogliato dall’autunno. Insieme però condividono con quelle foglie dei rischi. Anche la loro vita è e sarà sempre “esposta”: alle molte relazioni, ai numerosi impegni, a diverse problematiche, provocazioni e cambiamenti. Diventano preti con la consapevolezza che non potranno vivere sotto una campana di vetro per non correre rischi e intuiscono che solo così potranno testimoniare Gesù Cristo e il suo Vangelo». Per questo dobbiamo sostenerli con la nostra preghiera.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i tre sacerdoti novelli della nostra diocesi di Bergamo.

    I tre nuovi preti sono: don Luca Conti, 25 anni, di Gazzaniga; don Gabriele Mazzoleni, 27 anni di S. Gregorio di Cisano Bg, don Manuel Valentini, 26 anni, di Nembro. Sono stati ordinati come si vede nella foto, davanti all’urna con le spoglie venerate di S. Giovanni XXIII

     

    Il quadro della settimana – 218° quadro de “i 1.000 quadri più belli del mondo”

    FRANCISCO DE ZURBARAN: NATURA MORTA 1650 – olio su tela – cm 46 X 84. – Madrid, Museo del Prado

     

    Nella “cattolicissima” Spagna di Filippo IV, Francisco de Zurbarán (1598-1664) vive tra Siviglia e Madrid, costretto a contendersi con altri pittori un mercato limitato, fatto di committenze religiose per chiese, cappelle e sagrestie. Pochi i ritratti richiesti dagli aristocratici, mentre l’unica commissione per un palazzo reale verrà offerta dall’amico Velazquez, più introdotto di lui negli ambienti di corte. Senza grandi protezioni, Zurbarán conduce l’attività tra continue difficoltà finanziarie e quando il “mercato” spagnolo si chiuderà per lui anche per l’irruzione sulla scena di pittori più popolari e alla moda come Murillo, Zurbarán inizia a produrre soprattutto dipinti destinati alle colonie spagnole in America, soprattutto Messico e Perù. Tutte le sue opere soprattutto quelle più eccelse, sono segnate dal fare modesto e dal grande riserbo, due grandi qualità del suo carattere, le stesse che si ritrovano nelle sue nature morte (bodegones in spagnolo), dove ha saputo elevare la rappresentazione di oggetti quotidiani alla dignità di un’opera d’arte. In questa Natura morta gli oggetti sono disposti in modo regolare e separati gli uni dagli altri: un bicchiere posato su di un piattino di metallo; due vasi in porcellana bianca e in terracotta decorati e di forme diverse. E infine una piccola brocca posata su un piattino metallico. Il piano degli oggetti corre parallelo al bordo inferiore; il fondo infine è scuro e privo di forme. Nel dipinto, Zurbarán crea una composizione stilisticamente coerente e misurata. Da apprezzare soprattutto la riproduzione delle superfici. Infatti i 4 oggetti sono di materiale diverso e il maestro riesce a rendere ogni materiale con grande abilità. La luce proviene da sinistra e crea ombre nette sul piano: gli oggetti sono messi in evidenza dall’illuminazione quasi radente che crea un forte chiaroscuro. Pare che Francisco de Zurbarán abbia voluto caratterizzare ogni oggetto con una propria identità. Infatti non vi è alcuna sovrapposizione, a differenza di tanti altri pittori. La sua sobrietà quasi metafisica e altamente spirituale ha affascinato artisti che vanno da Chardin, a Cézanne a Morandi e arriva a commuoverci ancora oggi.

     

     

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