mercoledì 7 agosto ’19

    XVIII Settimana del tempo ordinario

     

     

    nell’immagine un dipinto di Katsushika Hokusai

     

     

     

    Aforisma del giorno (Chesterton)

    “La famiglia è la prova della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé e per sé”.

     

    Preghiera del giorno (Preghiere padri del deserto)

    Signore, abbi pietà di noi: in te infatti, abbiamo riposto la nostra fiducia; non ti adirare oltremodo con noi, né ricordare i nostri peccati; ma misericordioso come sei, volgi su di noi il tuo sguardo benigno e liberaci dai nostri nemici. Tu infatti sei il nostro Dio e noi siamo il tuo popolo; tutti siamo opera delle tue mani ed abbiamo invocato il tuo nome.

     

    Gaetano Thiene, sacerdote.

    Nato a Vicenza nel 1480, fu protonotario di Giulio II, ma lasciò la corte pontificia maturando l’esperienza congiunta di preghiera e servizio a poveri ed esclusi. Restaurò la vita sacerdotale e religiosa. Devoto del Natale e della passione fondò a Chieti (Teate), i Chierici Regolari detti Teatini. Per la fiducia in Dio è venerato come santo della provvidenza.

     

    Ascoltiamo la parola di dio Mt 15,21-28

    Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

     

    La Riflessione per il giorno (Vicende Bergamasche)

    “Anche Matteo Ferrari, amico di Luca Carissimi travolto e ucciso dopo la serata in discoteca, è morto. L’auto guidata dal trentatreenne Matteo Scapin lo aveva speronato sulla Vespa dell’amico Luca morto sul colpo. Matteo, di 18 anni è spirato in ospedale…”. Pochi mesi fa una mamma di Gorlago ha ucciso e dato fuoco a un’altra mamma…In questi giorni si è scoperto che la tragedia di Corinaldo è stata provocata da una banda di giovani che dopo la strage ha continuato a colpire con assoluta indifferenza come se i sei morti da loro provocati fossero solo un banale incidente di percorso…E mentre negli USA le mattanze stanno diventando seriali, ecco che i genitori di un giovane americano che va in giro per Roma con un coltello da guerra con cui uccide un poliziotto, affermano che la versione dei fatti riguardanti il loro bravo figliolo non li convince…Ma cosa sta succedendo? Cosa succede a noi, ai nostri? Delinquenti e assassini sono sempre esistiti, ma erano soprattutto gli “altri”, gli estranei, gli stranieri. Ora invece sono i nostri, i “normali”, le brave persone a compiere delitti efferati…fenomeno molto più preoccupante e doloroso: se dai delinquenti certe cose te le aspetti, dai bravi ragazzi no e neppure dalle mamme e dai nostri…Non giriamoci attorno: prima o dopo i fatti ci costringeranno a fare i conti con quello che abbiamo sempre negato a noi stessi: il pericolo più grave cova dentro casa nostra ed è nei confronti di noi stessi e dei nostri che dovremmo esercitare i controlli più attenti. “Bada a te stesso” rispondevano i padri del deserto a quei monaci che segnalavano il malandare di quelli fuori, nel mondo e avevano ragione da vendere.  

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i cristiani perseguitati in ogni parte del mondo.

     

    Don’t Forget…!

    Santi della Carità: Federico Ozanam (Milano 1813 – Marsiglia 1853)

    Sono presenti in 130 Paesi del mondo con centinaia di migliaia di volontari, in lotta da un secolo e mezzo contro la povertà, quella palese e quella nascosta. Sono le “conferenze” di parrocchia, di paese, di quartiere, di azienda. Insieme, formano la “Società di S. Vincenzo de’ Paoli”, istituzione “cattolica, ma laica; povera, ma carica di poveri da sollevare; umile, ma numerosa”.

    Così ne parla Federico Ozanam, uno dei fondatori dell’Opera a Parigi, il 23 aprile 1833. Nato in Italia quando il padre era ufficiale medico nell’esercito napoleonico, dopo Waterloo torna con la famiglia a Lione. E’ il secondo di tre fratelli, uno dei quali diventerà sacerdote e l’altro medico. Dopo il liceo, va a Parigi per studiare legge ed è ospite in casa di André-Marie Ampère, il grande esploratore dell’elettrodinamica.  Pilotato dallo scienziato, che è grande uomo di fede, Ozanam si unisce ai giovani intellettuali cattolici raccolti intorno a Emmanuel Bailly, un capofila della riscossa culturale cattolica. Si laurea in legge nel 1836 e in lettere nel 1839, con una tesi sulla filosofia in Dante Alighieri: “Il poeta”, così lo chiama, “del nostro presente come lo fu del suo tempo; il poeta della libertà, dell’Italia e del cristianesimo”. La sua tesi viene subito pubblicata anche in inglese, tedesco e italiano e Ozanam ottiene una cattedra alla Sorbona. Ma resta sempre l’uomo della “S. Vincenzo”. E continua a metterci l’anima, per stimolare e orientare; spiega che l’Opera agisce sotto piena responsabilità dei laici, e non si dedica a pura beneficenza; essa vive la carità innanzitutto con la vicinanza fisica e regolare con i poveri, nelle loro case. L’aiuto materiale soccorre sì una necessità immediata, ma ha il fine di strappare il povero alla sua condizione: “La terra si è raffreddata, tocca a noi cattolici rianimare il calore vitale che si estingue!”. 

    Si sposa nel 1841 con la concittadina Amalia Soulacroix, da cui ha una figlia. Amico dell’intellettualità parigina più illustre, viaggiatore in tutta Europa, sempre però ritorna al suo mondo povero, alla Società di S. Vincenzo, che segue e stimola nel suo irradiarsi. E torna al singolo povero, alla singola famiglia, con la visita personale che è il contrassegno dell’Opera e anche della vita sua privata: quando sta con i poveri, Ozanam parla con Dio. Per lui non c’è responsabilità o carica che dispensi il confratello dalla visita e dall’immaginare novità per meglio aiutare i poveri, per meglio camminare sulla via della promozione umana.  Federico Ozanam muore a Marsiglia tornando dalla Toscana, dove è stato accolto nell’Accademia della Crusca con Cesare Balbo. Il 27 agosto 1997, Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato a Parigi.

     

     

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