Non ci siamo accorti che siamo bolliti

    Non si può definire un ottimista, ma neanche un disfattista; l’età avanzata gli ha insegnato a guardare con distacco persone e avvenimenti, ma ogni tanto si lascia andare al rimpianto del passato e alla lamentela nei confronti di un presente “che -confessa- faccio sempre più fatica a comprendere e ad accettare”. Ma siccome è un uomo saggio e arguto, lo si ascolta sempre volentieri. Qualche giorno fa esordì dicendo: “Ho paura che di questo passo faremo la fine della rana…”. “Di che cosa parla?” gli chiesi. E lui: “Un tale in vena di esperimenti prese una rana e la gettò in una pentola d’acqua bollente: non appena le zampette dell’animale sfiorarono la superficie dell’acqua, la rana diede un balzo e si mise al sicuro. Giorni dopo quel tizio pose la stessa rana in una pentola d’acqua fredda che mise sul fornello: poi accese il gas a fuoco lento e notò che la raganella mostrava di gradire quell’acqua sempre più tiepida. Ma poco a poco l’acqua si riscaldò a tal punto che la rana morì bollita”. Fingo di non capire: “A parte la crudeltà del tizio, cosa significa la storia?”. E lui: “Questo nostro tempo è riuscito là dove le rivoluzioni hanno fallito: cuocere le nostre coscienze a fuoco così lento, che non ci siamo nemmeno accorti che ormai eravamo bolliti”.

    – don Davide –

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