sabato 16 gennaio ’21

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Darek Grabus

     

     

    Ia Settimana tempo ordinario

     

    Proverbio del Giorno

    QUISQUE FABER FORTUNAE SUAE. = Ognuno è artefice del proprio destino.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Fa, o Signore, che io abbia le mani pure, pura la lingua e puro il pensiero. Aiutami a lottare per il bene difficile contro il male facile. Impedisci che io prenda abitudini che rovinano la vita. Insegnami a lavorare duramente e a comportarmi lealmente quando tu solo mi vedi. Perdonami quando sono cattivo e aiutami a perdonare coloro che non mi trattano bene. Rendimi capace di aiutare gli altri, anche quando ciò mi è faticoso. Mandami le occasioni di fare un pò di bene ogni giorno per avvicinarmi al tuo Figlio Gesù. Amen

     

    OTTONE, PIETRO, ACCURSIO E ADIUTO

    furono inviati da S. Francesco nelle terre dei Saraceni. Giunti in Spagna, predicarono la fede di Cristo nelle Moschee: trasferiti nel Marocco con l’ordine di non predicare più, continuarono ad annunciare il Vangelo. Per questo furono torturati e decapitati nel 1220. Al martirio, Francesco esclamò: “Ora posso davvero dire di avere 5 Frati Minori”.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 2,13-17)

    Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

     

    Meditazione del giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

    “Io mi chiamo Nino e ho dieci anni. Vivo in più di mille periferie, ho parenti neri, bianchi e gialli e ogni giorno subisco soverchierie. La mia storia è un grido su bocche mute, una di quelle storie taciute. Io mi chiamo Nino e tu devi ascoltarmi: è da quando esisto che su di me alzano la voce e anche le mani. Il male che fa dentro tu non sai quant’è. La mia storia è un grido di sofferenza, in mezzo a troppa indifferenza”. Sono alcuni versi di Ali e radici di Eros Ramazzotti: il suo Nino, uno dei tanti ragazzi dispersi nelle strade delle nostre città, ha un volto e dice parole che nessuno può ignorare. C’è, infatti, un coro di grida mute che escono dalle labbra di tante creature umiliate: sono le «storie taciute» fatte di violenza, sfruttamento, degrado, storie che si consumano «in mezzo a troppa indifferenza». Nel testo del cantautore romano c’è un’altra frase che ci impedisce di guardare dall’altra parte e che ci vieta di ricorrere al solito alibi dell’intervento della società, della politica, dell’assistenza, del volontariato. Dice Eros: «Non possiamo chiudere gli occhi, guarda quanto dolore, non possiamo chiudere gli occhi, dillo forte a chi non vuole vedere, il risveglio delle coscienze più non tarderà». Nino dev’essere ascoltato e la speranza è che la sua voce faccia fremere e colpisca noi adulti inclini a considerare come un fastidio queste presenze di ragazzi sbandati, da affidare soltanto alla polizia o ai servizi sociali. Cristo ripete: «Tutto ciò che avete fatto a uno solo di questi piccoli, l’avete fatto a me».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché il dialogo fra le nazioni segni il superamento delle barriere che dividono i popoli.

     

    DON’T FORGET!… – La foto della settimana

    MANILA FILIPPINE: Fedeli celebrano la commemorazione del Gesù Nazareno nero all’esterno della chiesa di Quiapo a Manila – EZRA ACAYAN / GETTY IMAGES

     

     

     

     

     

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