sabato 9 maggio ’20

     

     

    IV.a Settimana del tempo pasquale

     

     

    Proverbio del giorno

    «Anche le scimmie cadono dagli alberi (Giappone)»

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di John Kennedy)

    Gesù, dammi l’amore per eccellenza, l’amore della croce, ma non delle croci eroiche che nutrono l’amor proprio, ma delle croci che si portano con ripugnanza, che si incontrano ogni giorno nella contraddizione, nell’insuccesso, nei falsi giudizi, nella freddezza, nel rifiuto e nel disprezzo altrui, nel malessere e nei difetti del corpo, nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità del cuore. Allora solo tu saprai che ti amo, anche se non lo saprò io, ma questo mi basta. Amen

     

    Pacomio

    Nacque nell’Alto Egitto, nel 287, da genitori pagani: arruolato a forza nell’esercito imperiale a vent’anni, finì in prigione con le reclute. Protetti dall’oscurità, la sera i cristiani recarono loro un po’ di cibo e a Pacomio che domandò loro chi li spingesse a far questo, risposero: «Il Dio del cielo». Pacomio pregò il Dio cristiano di liberarlo dalle catene, promettendo in cambio di dedicare la vita al suo servizio. Tornato in libertà, adempì al voto e si unì a una comunità cristiana del sud Egitto, dove ricevette il battesimo. Condusse vita da asceta e nella solitudine del deserto fissò la sua dimora.

     

    Ascoltiamo La Parola di Dio (Gv 14,7-14)

    Disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Nuove lettere di berlicche)

    Quella a cui stiamo assistendo come cristiani non è propriamente una persecuzione: il fatto è che ci stanno ignorando, come se non contassimo niente, né come singoli, né come Chiesa. Oppure come se sapessero che non ci sarà dissenso, protesta, contestazione. In effetti chi si adegua al potere, chi crede in un dio che si può tranquillamente adorare nella propria stanzetta, in riti virtuali a cui è sufficiente assistere dal divano e basta, fastidio non ne dà. Una fede intima, che non si rifletta sul mondo, o che serva solo per essere un bravo cittadino, onesto, magari dedito al volontariato, ma allineato con ogni legge e ogni decreto, è ciò che qualunque governante, sia pure ateo o miscredente, si augura. Solo se si è cittadini di un altro mondo, di un altro regno, di un diverso Re, solo in quel caso si infastidisce e solo in quel caso si viene perseguitati. Perché ciò che è ragionevole per il re di questo mondo non è ragionevole per il cittadino di quell’altro; e quella cittadinanza è tale che si è disposti a morire pur di non rinnegarla. Vale più della vita, vale più della morte. I cristiani, quelli veri, lo sanno. La Messa non è uno spettacolo teatrale, come pensano gli ignoranti, coloro che non hanno fede, ma è la memoria reale, tangibile, non virtuale di un fatto. Cristo non ha detto “leggete questo”, o “riflettete su questo”, ma prendete e mangiate, bevetene tutti. Tre tipi di persone e cioè i nemici, gli indifferenti e gli sfruttatori, faranno di tutto per cancellare quel fatto. Per nascondere quella memoria, che è l’unica cosa in grado di mettere in discussione il loro potere, il loro dominio, il loro giogo su di noi. Perché noi rischiamo di essere i giocattoli dei potenti. Nessun bambino viziato vorrebbe che gli fossero sottratti i suoi giochi. Urlerà, minaccerà, ricatterà. Cercherà di fare sembrare ragionevoli le sue pretese, assurde le nostre idee di verità. Gli cederemo? No, perché forse abbiamo già ceduto.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per don Giuseppe Capelli e tutti i sacerdoti defunti del Patronato S. Vincenzo

     

    Don’t forget!

    09-05-2003: muore DON GIUSEPPE CAPELLI, successore di don Bepo come superiore del PSV. Nato a Villa d’Almé il 1-04-1916, è ordinato prete nel 1941. Stretto collaboratore di don Bepo, nel 1975 gli succede come Superiore, mantenendone lo spirito e l’opera. Nel 1988 a 72 anni decide di andare in Bolivia dove resta fino al 1998. Tornato in Italia nel PSV, si spegne il 9-5-2003.

    La foto della settimana: effetti coronavirus


    MILANO, ITALIA

    UNA PERSONA NELLA GALLERIA VITTORIO EMANUELE II° DESERTA

    FOTOGRAFO CLAUDIO FURLAN – LAPRESSE

     

     

     

     

     

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