Venerdì 23 settembre 2022

     

    XXV Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di Oscar Wilde

    «Alcuni causano la felicità ovunque vanno; altri, ogni volta che se ne vanno.”»

     

    Preghiera del giorno di S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)

    O Signore, tre grazie ti chiedo: dammi tutto ciò che mi conduce a te. Toglimi tutto ciò che mi allontana da te. E strappa anche me da me stessa per darmi totalmente a te. Amen.

     

    Santo del giorno

    Francesco Forgione nasce a Pietrelcina (Bn) il 25-5-1887, da famiglia contadini. Nel 1903 entra tra i Frati Minori Cappuccini a Morcone e, prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote 7 anni dopo nel 1910, trascorre in famiglia 6 anni per via della salute precaria.

    Poi si è trasferito a S. Giovanni Rotondo, convento di S. Maria delle Grazie, dove per 50 anni, riceve innumerevoli persone nella Confessione. Le autorità ecclesiastiche dispongono ispezioni che P. Pio accoglie in obbedienza e sopporta i dolori causati dalle stigmate comparse nel 1918. Muore il 23-9-1968, a 81 anni.

    La sua eredità vive nella Casa Sollievo della Sofferenza e nei Gruppi di Preghiera diffusi poi in tutto il mondo. Beatificato nel 1999 da Giovanni Paolo II, è canonizzato nel 2002. I suoi resti mortali sono venerati a San Giovanni Rotondo.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 9,7-9

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto».

    Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

     

    Riflessione del giorno

    Quand’ero bambino, lessi questa vecchia leggenda ebraica: «Dinanzi alle porte di Roma sta seduto un mendicante lebbroso e aspetta. È il Messia!». Mi recai da un vecchio e gli chiesi: «Che cosa aspetta?». Egli mi dette una risposta che capii solo molto più tardi. Egli mi disse: «Aspetta te!».

    Così, nei 7 discorsi sull’ebraismo, il filosofo ebreo austriaco Martin Buber (1878-1965) descriveva il Messia. Due tratti impressionano e sono in sintonia con lo stesso messaggio cristiano. Il Messia non veste i panni regali del discendente davidico e non è più a Gerusalemme; egli è, invece, uno dei tanti poveri e sofferenti che affollano Roma la capitale dell’impero.

    Ricordiamo la dichiarazione di Cristo: «Tutto quello che avrete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Matteo 25, 40). Ma c’è un’altra indicazione significativa nel testo: non siamo noi ad attendere il Messia ma è il Messia che aspetta noi. Egli è in paziente attesa ai crocicchi della storia mentre gli uomini corrono come in un formicaio ed è in attesa di un incontro personale.

    Già S. Paolo, citando Isaia, si stupiva di queste parole di Dio: «Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano; ho risposto anche a quelli che non mi invocavano» (Romani 10, 20). Il Messia cristiano è crocifisso, non può muoversi ed è lì nei secoli ad aspettare ogni persona per un incontro che trasformi la vita e il cuore.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per i giovani che si sentono disorientati, perché s’incontrino con Cristo amico e salvatore..

     

    Don’t Forget! Santi della carità

    Beato Francesco de Posadas 1644-171

    Francesco De Posadas nacque a Cordova, il 25 novembre 1644, da una famiglia di nobili decaduti, tanto che i genitori, per vivere, facevano i fruttivendoli. Francesco fin da piccolo sapeva persuadere anche i grandi a praticare la virtù ed erano i primi segni di quello zelo che ne avrebbe caratterizzato tutta la sua vita.

    Rimasto orfano di padre a cinque anni, fu deluso quando, dopo le seconde nozze della madre, il patrigno decise che i suoi studi erano uno spreco di tempo e lo fece assumere da un certo Giovanni de Góngora che iniziò a trattarlo senza riguardi, ma alla fine fu conquistato dalla pazienza, dal buon carattere, e dall’impegno del ragazzo e gli permise di proseguire gli studi tanto che a 18 anni nel 1662, entrò fra i Domenicani, l’ordine che meglio rispondeva ai suoi desideri.

    Iniziato il ministero, nell’obbedienza ai superiori e con la loro benedizione, andò incontro non solo ai bisogni delle anime, predicando, insegnando, amministrando i Sacramenti, ma si sforzò anche di portare soccorso a ogni umana miseria. Gli infermi, i poveri, i carcerati furono oggetto delle sue sollecitudini e per loro si privava del necessario. Come il fondatore S. Domenico, non accettò di essere Vescovo di Algésiras e di Radice e rifiutò ogni altro incarico onorifico nell’Ordine, per potersi spendere senza tregua a pro delle anime e dei poveri.

    Sul popolo, che vedeva come Francesco conducesse una vita coerente con ciò che predicava, la sua influenza fu enorme e a Cordova contribuì a tal punto a innalzare il livello della moralità pubblica e privata, che i postriboli dovettero chiudere per mancanza di clienti. Per 40 anni dedicò tutto sé stesso e tutte le forze alla predicazione e alla carità verso gli ultimi. Si spense nel convento di Cordova, il 20-9-1713 e presso la sua tomba si moltiplicarono i miracoli. Papa Pio VII nel 1818 lo ha proclamato Beato.

     

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