Giovedì 22 settembre 2022

     

    XXV Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di Oscar Wilde

    «A questo mondo vi sono solo due tragedie: una è non ottenere ciò che si vuole, l’altra è ottenerlo. Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia».

     

    Preghiera del giorno di S. Agostino

    O Signore, unica mia speranza, ascolta la mia preghiera: non permettere che per stanchezza lasci di cercare il tuo volto. Concedimi la forza di cercare te, che mi hai fatto il dono di trovarti e mi hai dato la speranzadi avvicinarmi a te sempre di più.

    Il mio impegno e la mia fragilità sono davanti a te, Signore: rafforza il mio impegno, guarisci la mia fragilità. O Dio, vieni in mio aiuto, perché non mi dimentichi mai di te e viva sempre alla tua presenza. Fa’, o Signore, Dio mio, che io ti conosca sempre di più e ti ami con tutto il cuore. Amen.

     

    Santi del giorno

    S. MAURIZIO, CANDIDO, ESSUPERIO, VITTORE E COMPAGNI MARTIRI DELLA LEGIONE TEBEA

    Abbiamo loro notizie da Euleterio, vescovo di Lione, che racconta di centinaia di soldati martiri capitanati da Maurizio. Questi soldati, appartenenti alla legione “tebea” di Massimiano Erculeo, furono sterminati perché si rifiutarono di andare in Gallia a perseguitare i cristiani.

    Dalle ricerche storiche fatte fino a oggi, risulta che, prima della persecuzione di Diocleziano, probabilmente attorno al 286, Massimiano Erculeo intraprese una spedizione in Gallia contro Bagaudi. Alcuni soldati della legione, probabilmente una coorte capitata da Maurizio, si rifiutarono di celebrare in onore degli dei e furono martirizzati presso Agaunum, nel Vallese. In questa regione, dove loro culto è antico, nel 1893 è stata trovata una basilica risalente all’epoca.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 9,7-9

    In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.».

     

    Riflessione del giorno – La Comunità di Bose commenta i padri del deserto

    Dicono di abba Macario che un giorno, mentre saliva da Scete ed era carico di cestini, spossato dalla fatica, si mise seduto e pregò dicendo: “Signore, tu sai che non ce la faccio più”.  E subito si trovò al fiume. “Signore, tu sai che non ce la faccio più”: questa è la preghiera che abba Macario rivolge al Signore un giorno in cui è vinto dalla fatica. Cosa può dire a noi, oggi, questo brevissimo racconto?

    Innanzitutto che la preghiera fatta di cuore, con semplicità e sincerità, viene esaudita: “E subito si trovò al fiume”. In secondo luogo, questo brano mette in luce un atteggiamento positivo di chi crede: finché può, Macario cammina coi cesti sulle spalle, docilmente piegato alla fatica del lavoro; a un certo punto, però, confessa al Signore la propria stanchezza, e insieme la consapevolezza di non essere solo; infatti dice: “Signore, tu sai…”.

    Non pronuncia parole di recriminazione o accusa, né verso altri né verso sé stesso, e neanche verso Dio, solo si mette seduto e prega. In risposta alla sua fede grande, il Signore esaudisce quello che nella preghiera è solo implicito: la richiesta di aiuto per portare il carico e raggiungere la meta. 

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché, dopo aver fatto e dato tutto quel che è nelle nostre possibilità, confidiamo nell’intervento di Dio a nostro favore.

     

    Don’t Forget!

    ALLUVIONE NELLE MARCHE

    IL PONTE ROMANO HA RESISTITO. I MANUFATTI MODERNI, NO.

    Siamo a Pontedazzo, vicino a Cantiano una delle aree più colpite dall’alluvione che ha devastato le Marche e ucciso 12 persone. Una zona in cui la piena è stata fortissima, devastando centri abitati e parte del paesaggio.

    L’acqua, impossibile da fermare, si è diretta a valle. Lungo la strada, un ponte romano di circa duemila anni fa (foto sopra), ha ricevuto “in faccia”, l’ondata distruttiva, ma non è riuscito ad abbattere la struttura, rimasta danneggiata dall’impatto, ma ancora in piedi.

    Il ricordo non può che andare alla tragedia del ponte Morandi di Genova, che dopo soli 51 anni crollò nell’agosto 2018, lasciando sgomenta l’opinione pubblica per le 43 persone morte. Il confronto non è sui due ponti, molto diversi tra loro e quanto a dimensioni, decisamente imparagonabili.

    Il confronto è sulla storia e sulla sensazione di vuoto che lascia la cura di alcuni dei prodotti moderni, l’arroganza di una certa cultura tecnica che non accetta di fare i conti con la realtà e la sciatteria di una burocrazia che rende impossibile ogni intervento migliorativo…

    (da un articolo di Roberto Celletti)

     

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